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    Bernardeschi: 'Grazie alla Juve sono un uomo, voglio restare qui. Ronaldo? Tra un po' non smetterà più di segnare'

    Bernardeschi: 'Grazie alla Juve sono un uomo, voglio restare qui. Ronaldo? Tra un po' non smetterà più di segnare'

    L'attaccante della Juventus e della Nazionale Federico Bernardeschi ha parlato dal ritiro di Coverciano, toccando vari argomenti. Sul difficile impatto di Cristano Ronaldo in Italia: "Credo che i gol non segnati da Ronaldo non siano un problema. Ha cambiato paese e società, è normale per tutti: è un uomo, credo che un po' di ambientamento sia normale. Tra un po' di mesi ci chiederemo quando smetterà".

    Chi può essere il CR7 in questa Italia?
    "Difficile da dire. Però ci sono tanti giocatori forti, questi giovani italiani sono importanti. Serve pazienza: da un gruppo giovane non ci si possono aspettare subito grandi risultati. Dobbiamo ripartire tutti con l'unico obiettivo di riportare l'Italia dove merita di essere. Ci vuole pazienza, sacrificio, umiltà e il lavoro di tutti".

    Mancini pensa di lavorare su di te come interno offensivo. Cosa ne pensi?
    "Innanzitutto credo sia un privilegio per me, accetto ben volentieri e non sarà un problema mettersi lì a imparare automatismi nuovi. È un ruolo nuovo, in cui anche in settimana mister Allegri mi prova. Servirà pazienza, ma l'importante è avere la volontà e il coraggio di applicarsi".

    Mancini ha lanciato l'allarme sul fatto che in campionato giochino molti meno italiani. Come avete vissuto queste frasi?
    "La delusione per la mancata qualificazione al Mondiale è stata tanta e credo che ognuno di noi l'abbia fatto vedere a suo modo. Purtroppo è stata un'esperienza brutta, però ormai credo sia passata. Dobbiamo guardare avanti, è il modo migliore per reagire. Dobbiamo, noi giocatori con il mister, riportare la Nazionale dove merita di stare. Non andare al Mondiale è stata veramente una delusione per tutta l'Italia, è giusto assumersene le proprie responsabilità. Credo che da lì si debba ripartire, insieme. Una volta toccato il fondo dobbiamo risalire tutti insieme e tirarci su le maniche.

    Per quanto riguarda gli italiani.
    "Credo che il mister abbia ragione: dobbiamo crederci di più. Penso sia una questione di abitudine. Prima giocavano di più gli italiani, ma non penso fosse una questione di maggiore talento: il calcio italiano era visto in modo diverso e dobbiamo ripartire da lì".

    Cosa c'è di diverso?
    "Molti anni fa si vedevano molti più giocatori italiani e si lanciavano molto più i giovani rispetto a oggi. Se non fosse stato così, non sarebbero mai arrivati i Totti, i Del Piero, i Nesta, i Maldini".

    I tifosi forse si affezionerebbero di più a un giocatore simbolo se italiano.
    "Sì. Credo che faccia bene a tutti quando un giocatore italiano esprima il meglio di sé. Credo sia una questione importante da affrontare, dobbiamo impegnarci sempre di più per far sì che questo avvenga".

    Quando giocate contro la Francia, giocate contro una nazionale piena di gente di colore. Non pensi che sarebbe importante aprire la base da questo punto di vista? Tenere il passo dei tempi e far giocare i nati in Italia?
    "Credo che ogni calciatore debba avere la voglia di sacrificarsi come base di partenza. Secondo me se un giocatore è forte e merita la Nazionale non vedo perché non possa andarci. Se non si può magari dobbiamo aprirci a livello mentale: il mondo cambia e assieme al mondo cambia il calcio. Se noi italiani allarghiamo le nostre vedute credo che sia un bene per tutti".

    L'anno scorso avevi detto che anche quei 2-3 minuti che giocavi il tecnico li avrebbe potuti far fare a qualcun altro. Credi che sia servito?
    "Io credo fermamente in quella frase che ho detto. Un minuto conta. E un giocatore deve dimostrare il proprio valore quando viene chiamato in causa. Poi ci sono tanti fattori, ma credo fermamente che un giocatore debba prepararsi a pochi minuti come a una partita da titolare. Per il bene della squadra e per un fatto di coerenza, credo che sia fondamentale. Ci deve essere da tutti questa mentalità".

    Un aneddoto su Cristiano Ronaldo?
    "Quello che fa sul campo è sotto gli occhi di tutti. Io posso dire che è un ragazzo eccezionale, che ha portato molto alla Juventus e molto porterà. È un professionista esemplare, oltre che essere un fuoriclasse assoluto, ma questo lo sapevate già".

    Francesi, argentini, brasiliani, portoghesi sono in tutte le squadre del mondo. Gli italiani no, e non sono cercati.
    "Però se i ragazzi giovani non hanno la possibilità di farsi vedere come fanno le squadre straniere a valutarli e comprarli?".

    Forse molti non hanno il coraggio di andare fuori.
    "Io credo che rimanere in Italia sia facile perché si sta bene, ma tutti amano il proprio Paese. Se un giocatore ha la possibilità di andare all'estero per crescere, non vedo perché dire di no. Per come la penso io, non credo ci sia un problema".

    Contro il Chievo hai giocato da mezzala. Allegri ha detto che puoi fare più cose perché hai tenuta fisica e mentale. Ora sei un giocatore da Juve?
    "Esserlo è un obiettivo e lavoro ogni giorno per questo. Nell'ultimo anno credo di essere maturato molto a livello mentale. La Juventus mi ha fatto benissimo, e sono diventato ormai un uomo. Credo che la differenza in questo sport sia la testa e credo fermamente nella mia testa e nelle mie possibilità mentali, al di là delle qualità e dei moduli. Conta la testa: quando hai raggiunto una certa consapevolezza, devi costantemente allenare i tuoi punti di forza. Essere alla Juve è un privilegio, è uno dei primi cinque club in Europa: ogni giorno devi dare il massimo. E prepararsi a vincere è più importante che vincere".

    Tornando al discorso estero: si potrebbe ipotizzare un tuo futuro all'estero?
    "Non credo. Al momento non è nelle mie idee: sto bene alla Juventus e voglio continuare alla Juventus. Poi quello che succederà non lo so, ma sto bene"

    C'è il rischio che la Juve sia rimasta schiacciata nell'operazione Cristiano Ronaldo?
    "Penso che porti solo cose positive. Aver portato un campione di quel calibro in Italia fa bene a tutto il Paese, a tutti i tifosi italiani. Non vedo cose negative".

    Ora c'è la sfida alla Polonia di Szczesny.
    "Mi viene un po' da ridere perché lui fa ridere sempre. Ne abbiamo parlato, ci siamo presi in giro, non vediamo l'ora di incontrarci in campo. Loro sono forti, sono un'ottima squadra".

    Per un giovane credi che sia meglio rimanere in una realtà che conosce o magari accelerare e fare un salto?
    "Ognuno ha la sua carriera. Ognuno valuta con la propria testa. Credo che fare il salto di qualità, andare in una grande squadra, quando magari un ragazzo non si sente pronto pienamente, credo che non sia un bene, che sia meglio restare dove si trova. Quando poi si prende consapevolezza e si riesce ad andare in una grande squadra, allora bisogna lavorare il doppio per far sì che il mister ti prenda in considerazione. È un salto importante, il paradosso è che quando arrivi in una grande squadra è che devi lavorare ancora di più per far sì che gli altri si accorgano di te".

    Dovendo raccontare Cristiano Ronaldo, cosa ci diresti?
    "Io ho il piacere di vederlo tutti i giorni e credo che per un giovane questo sia un tesoro. Cerco di rubargli il più possibile, senza che mi faccia paura: bisogna cercare di prendere tutto quello che ha da dare, rimanendo poi fermo nella tua mentalità. È un valore aggiunto per tutti noi. È un perfezionista, fuori dal campo è un ragazzo normale e in gruppo è veramente un positivo".

    Tutti cercano l'anti-Juve. Sembra non esistere.
    "Io credo che ci siano tante squadre forti quest'anno, dall'Inter al Napoli, dalla Roma al Milan che è cresciuto. Sarà davvero difficile: ora sono passate appena tre giornate, è un po' difficile capire come sarà in futuro. Credo che il livello della Serie A si sia alzato tantissimo, sia come qualità che come fisicità. Speriamo di affrontare nel migliore dei modi il campionato e di vincerlo".

     

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