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Berlusconi: Maradona, gli arbitri di sinistra e le belle donne, le frasi più celebri
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L'arrivo al Milan. In una piovosa mattina d'estate del 1986, davanti a 10mila tifosi all'Arena Civica, tre elicotteri si avvicinano al vecchio stadio rossonero, parte in diffusione la Cavalcata delle Valchirie di Wagner. Berlusconi atterra con il boato del pubblico e inizia a presentare la squadra. In uno dei suoi primi discorsi, la sua missione: "Il Milan è un affare di cuore, costoso. Ma anche le belle donne costano". (foto Gazzetta.it)
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Berlusconi sempre protagonista anche nelle scelte di campo e mercato. Nel 1988 il Milan conquista lo scudetto nonostante le magie di Diego Armando Maradona a Napoli, un nome che il patron rossonero non ha mai voluto prendere in considerazione: "Diego è un grande giocatore ma nel Milan non potrebbe essere inserito. Ha un carattere difficile".
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Nel 1994, Berlusconi paragonò il proprio percorso a quello di Franco Baresi: "Io il successo me lo sono meritato, come Franco Baresi che si è fatto i suoi miliardi giocando da grande difensore".
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Il Milan di Berlusconi aveva anche doveri internazionali: "Speriamo di aver confezionato una squadra capace di produrre spettacolo perché abbiamo precisi doveri verso i nostri tifosi e verso il resto del mondo, dove siamo la realtà italiana più conosciuta dopo la mafia e la pizza", disse nel '95.
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Berlusconi ha incontrato più volte Giovanni Paolo II, nel '98 la frase più celebre al Papa: "Santità, lei assomiglia molto al mio Milan. Lei, come noi, è spesso all’estero, cioè in trasferta, a portare in giro per il mondo un’idea vincente. Che è l’idea di Dio".
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Nel 2001, dopo 15 anni di presidenza condite da tre Champions League e sei scudetti, Berlusconi ammise tutta la propria fierezza: "Ho insegnato al Milan come si gioca a calcio".
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Le due punte erano un marchio di fabbrica per Berlusconi, che nel 2004 si impose: "Manderò una lettera: da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con almeno due punte. Non è una richiesta, è un obbligo. (consigliando ad Ancelotti di lasciare l'Albero di Natale che lo ha reso famoso)".
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Sempre nel 2004, all'inaugurazione del nuovo padiglione dell'ospedale S. Matteo a Pavia, Berlusconi esaltò il proprio lavoro al di sopra degli allenatori: "Si parla del Milan di Sacchi, di Zaccheroni e di Ancelotti e non si parla mai del Milan di Berlusconi. Eppure sono io che da 18 anni faccio le formazioni, detto le regole e compero i giocatori [...]. Sembra che io non esista".
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Prima del Mondiale del 2006, Andriy Shevchenko salutò il Milan per trasferirsi al Chelsea, un addio doloroso per i tifosi rossoneri e per l'ucraino, che ammise di aver voluto accontentare la moglie. E a Berlusconi non andò giù: "Il suo addio non è stato voluto da noi, né è stato causato dalla volontà del giocatore. Ha dovuto subire i desideri della moglie. E si sa che spesso le mogli sono dei kapò a cui non si può dire di no".
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Il Milan fu l'ultima squadra di Ronaldo nel 2008, ma fu una stagione in cui Il Fenomeno collezionò appena sei presenze per gli infortuni. Nonostante questo, il brasiliano riusciva a girare spot pubblicitari di prodotti per capelli e Berlusconi disse: "Sono preoccupato per lui, bisogna mandarlo a Lourdes. Gli avevo imposto di farsi crescere i capelli perché diventasse più bello. In realtà ha esagerato: adesso è veramente brutto. Vorrà dire che lo manderò dal mio parrucchiere".
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'Comunisti!'. Quante volte si è sentito dire da Berlusconi. E di sinistra erano anche gli arbitri per il presidente del Milan, in un celebre sfogo dopo la sconfitta dei rossoneri a Cesena nella seconda giornata del 2010-11, nonostante Robinho-Ibrahimovic-Ronaldinho: "Non c'erano tre fuorigioco. Il problema è che spesso il Milan si imbatte in arbitri di sinistra".
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Il Milan ha vinto uno scudetto e una Supercoppa Italiana con Massimiliano Allegri, ma il rapporto con Berlusconi si fece particolare. Il 9 febbraio 2013, in piena campagna elettorale a Padova, il Cavaliere si lasciò andare a un commento sul tecnico in vista dla sfida di Champions League con il Barcellona: "Allegri? No el capisse un casso".
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Nel 2015, con Inzaghi sulla panchina del Milan, Berlusconi difese il club rossonero che viveva un momento complicato: "Nei miei 30 anni alla guida della società abbiamo raggiunto tanti successi, il Milan è diventato qualcosa che marca l’immagine dell’Italia. Mi hanno detto purtroppo che una volta in un Paese dell’Oriente, chiedendo tre immagini che rappresentino l’Italia, la risposta è stata: mafia, pizza e Loren. Ultimamente, invece, le cose sono cambiate e ora le tre immagini sono mafia, pizza e Milan".
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Nel 2018, Berlusconi tracciò le ambizioni del suo Monza: "Col Monza abbiamo in mente un programma particolare. Sarà una squadra giovane e tutta composta da giocatori italiani, tutti ragazzi. Dovranno avere i capelli in ordine, c'è già un parrucchiere di Monza che ha detto farà i capelli gratis. Niente barba e niente tatuaggi, così come non dovranno portare orgogliosamente orecchini vari. Saranno un esempio di correttezza in campo. Si scuseranno con gli avversari in caso di fallo e tratteranno l'arbitro come un signore. Se richiesto l'autografo non faranno schizzi, ma scriveranno bene nome e cognome e andranno sempre in giro vestiti con sobrietà e a modo. Voglio qualcosa di diverso dal calcio attuale".
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L'ultima frase eclatante di Berlusconi quella pronunciata alla festa di Natale del Monza, con la promessa ai giocatori: "Se battete una big, vi faccio arrivare un pullman di tr...". Il video è diventato virale e ha scatenato le polemiche, sui social il patron del Monza si è difeso: "Una battuta da spogliatoio, compiango i critici".