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Belinelli anima spezzata: il ritorno a Bologna è dalla parte 'sbagliata'. Quando disse: mai più alla Virtus
Lo sport è scelta, destino, legami di sangue, interessi personali, ambizioni da rimettere in circolo, amore e tradimenti. All'annuncio del suo passaggio alla Virtus, la Fossa dei Leoni - anima della tifoseria Fortitudo - non l'ha presa bene. Nella sua cittadina, a San Giovanni in Persiceto, a pochi chilometri da Bologna; l’altra notte sono stati appesi un paio di striscioni offensivi. Pagliaccio. Mercenario. Così si è manifestato il risentimento di chi l'ha amato. Da Dino Meneghin, per restare nel basket, che fece il percorso Varese-Milano, fino a Figo (dal Barcellona al Real con tanto di testa di maiale come accoglienza al primo ritorno al Nou Camp), da Capello («Mai alla Juve dei gesuiti», disse quand’era a Roma) fino a Mihajlovic, giocatore e vice-allenatore dell'Inter poi di passaggio sulla panchina del Milan; i trasferimenti che mettono in gioco il cuore sono una tradizione dello sport. Stavolta tocca a Belinelli. I tempi sono cambiati, ma una parte della città non ha dimenticato.
La NBA del Beli è stata questa: 13 stagioni, 9 club diversi, oltre 900 partite tra regular season e playoff, l’inizio in salita tra Golden State (scelto nel 2007, 1° europeo e 18° assoluto al Draft) e Toronto, l'identità ritrovata a New Orleans, l'affermazione a Chicago, la vittoria nella gara da tre punti, il trionfo nell’anno dell’anello vinto con i Spurs di San Antonio nel 2014 (con il 4-1 sugli Heat di LeBron James), infine Sacramento, Hornets, Atlanta, Philadelphia, tappe frenetiche di un percorso lunghissimo. Bilancio da star, anche per il conto in banca. Sono oltre 50 i milioni di dollari incassati in questi anni. Con Beli la Virtus fa il salto di qualità. La caccia a Milano è già partita. Il 6 dicembre il debutto ufficiale, contro Sassari. Avrà la maglia n.3. Obiettivo già dichiarato: l’Eurolega, mai vinta dal bolognese. Tutti i dettagli del contratto di Belinelli sono stati studiati a fondo dai due fratelli procuratori, Enrico e Umberto: guadagnerà circa 4,5 milioni all’anno, contratto triennale, garantitogli da Massimo Zanetti, patron della Segafredo, sponsor della Virtus, caffè e ammazzacaffè per il ritorno del figliol prodigo. «I’m back» scrive sui social Beli, per poi aggiungere: «Sono molto contento di iniziare questo progetto con la Virtus». Giusto, legittimo. Ma non ditelo a quelli della Fortitudo.