Bebe Vio, Capotondi e Asia Argento: tre differenti modi di essere donna
Le favole, categoria alla quale appartiene anche lo sport, sono buone soltanto per i visionari un po’ gonzi. L’umorismo sottile e raffinato viene confuso con la stupidità. In quanto alla gioia, se non è frutto di tornaconto e di soddisfatta avidità, è meglio lasciar perdere. Eppure favole, umorismo e gioia per fortuna fanno ancora parte del nostro quotidiano e talvolta fanno capolino dal mucchio della volgarità che sembra essere la cifra più rappresentativa della nostra epoca.
Il “mondo salvato dai ragazzini” era naturalmente una metafora mirata a denunciare le barbarie di una società adulta e profondamente maschilista laddove alla parte più debole e più fragile non venivano consentiti sufficienti spazi di manovra e forse neppure di pensiero. Dietro la figura del “ragazzino” in realtà veniva illustrata la condizione dell’atra metà del cielo ovvero del mondo letto al femminile. Una lacuna molto grave che soltanto apparentemente è stata colmata e che costringe il “genere donna” entro confini sociali ed economici ancora troppo ristretti per poter arrivare a parlare di autentica parità dei sessi. Ameno che le donne decidano di mostrarsi o di essere più maschi degli stessi uomini. In quel caso più nulla a loro è vietato.
Esistono molti modi di essere donna, dunque. L’aspetto che oggi più mi piace mettere in evidenza è quello che fa capo al nome della giovane fiorettista Bebe Vio la quale ha conquistato il suo quarto titolo mondiale nella categoria paralimpica per portatrici di handicap. L’atleta azzurra, sulla quale il nostro sport punta per ottenere un oro alle prossime Paralimpiadi di Tokyo, racchiude in sé tutti i tre elementi citati da Pasolini riguardo al testo della Morante. La favola, con il suo potere di rendere reale un sogno. L’umorismo che consente alla stessa Bebe di “scherzare” sul suo stato di “diversa”. La gioia allo stato puro che la ragazza esprime attraverso uno sguardo ricco di luce interiore. Una risposta netta e salutare alla cinica volgarità di un certo mondo maschilista dove il portavoce di Palazzo Chigi di estrazione grillina, Rocco Casalino, confessa che a lui “Gli handicappati sono come i ragni e fanno schifo”.
C’è poi il piccolo e grande evento di Cristiana Capotondi. Attrice romana bella e famosa che, partendo da “Notte prima degli esami”, è arrivata alla poltrona di vicepresidente della Federazione di Lega Pro. Un ruolo che non sarà di rappresentanza, ma che fa capo alla competenza reale di una diva-atleta fornita oltrechè di una bellezza fisica indiscutibile anche di esperienza diretta con il calcio che lei ha sempre frequentato attivamente come terzino sinistro di una squadra femminile amatoriale della capitale. La Capotondi appartiene a quel tipo di donna che non ha bisogno di “farsi maschio” per svolgere un ruolo solitamente destinato al pianeta uomo. Anche il questo caso favola e gioia si sposano, passando per l’umorismo della Capotondi che dice “Farò le cose seriamente senza prendermi troppo sul serio”.
Per finire, si arriva ad Asia Argento e al suo “caso” che sembra avere tutte le connotazioni giuste per un’indagine. Qui la confusione di genere e di sesso regna sovrana a causa della presenza di una donna divoratrice di maschi senza limiti di età e il suo nuovo compagno il discusso e discutibile Fabrizio Corona il quale ha dichiarato che “con Asia mi sento tremendamente femmina” mentre lei ha twittato definendo la madre, Daria Nicolodi, una “troia”. È la spazzatura che torna a sommergere la favola, l’umorismo e la gioia al pari della frase vergognosa pronunciata dal Casalino. Lo sport, per fortuna, qui c’entra niente. Anzi, sì. La coppia ha stabilito quello che sembrerebbe essere un record. “Ci siamo conosciuti, abbiamo bevuto una bottiglia di vino e dopo venti minuti eravamo a letto per fare all’amore”. Parola del paparazzo mandrillo. Complimenti vivissimi. Requiem per favole, umorismo e gioia.