Basta ipocrisie su Buffon! Come Mou e lo scudetto in segreteria dell'Inter
Giancarlo Padovan ha già affrontato in maniera sufficientemente esaustiva l'argomento Buffon e tutto quello che è scaturito dalle parole o comunque dal concetto espresso nel chiuso dello spogliatoio della Juventus al termine della partita vinta contro il Napoli sabato scorso e in vista della gara di Champions contro il Lione. E' il caso di tornarci nuovamente, dal momento che la polemica sul verbo "scansarsi" non accenna minimamente a placarsi, mettendo sul banco degli imputati da una parte quelle formazioni di Serie A che, a detta di qualcuno, non si impegnano al massimo della propria forza per contrastare i bianconeri, dall'altro proprio quel Buffon troppo sincero, troppo vero in un Paese di puritani che fingono di scandalizzarsi per certe parole (anche forti) utilizzate in determinate occasioni salvo non porre altrettanta attenzione su comportamenti, quelli sì, da condannare.
SAMP, COSI' NO - Sempre Padovan ne ha fatto brevemente cenno nel suo articolo di commento, ossia l'ammissione urbi et orbi dell'allenatore della Sampdoria, Giampaolo, di aver volutamente schierato una formazione infarcita di seconde linee contro la Juve (partita persa per 4-1) per poter preparare meglio la gara successiva con l'Inter. Non è di questo che vorremmo parlare, ma che la Federazione e che i suoi organi disciplinari non abbiano quanto meno chiesto conto di frasi eticamente molto pesanti rimane nel campo dei misteri. Ingenui noi, che crediamo ancora in un calcio in cui il concetto di lealtà sportiva (che significa anche giocare al massimo contro qualsiasi avversario), ma non così ipocriti da indignarci per il messaggio che Buffon ha cercato di trasmettere ai suoi compagni, anche se davvero avesse parlato di avversari pronti a scansarsi al cospetto della sua squadra.
LO SCUDETTO IN SEGRETERIA - Chi condanna il portiere bianconero e chi cerca di scatenare l'opinione pubblica evidentemente non ha mai giocato a calcio o a qualsiasi sport di squadra e non ha mai frequentato in vita sua uno spogliatoio. Ambiente nel quale, soprattutto quando si vuole motivare un gruppo, si utilizzano parole, atteggiamenti volutamente forti e volutamente forzati e non necessariamente specchio di quello che realmente si pensa. Non è necessario ricorrere ad un manuale di psicologia per comprendere le occasioni nelle quali si desidera agire sull'orgoglio di uno o più soggetti e scatenarne la reazione, con qualsiasi mezzo. Come se non esistessero precedenti, anche noti a tutti, in tal senso. Josè Mourinho, nella sua prima stagione all'Inter, fu protagonista di un durissimo sfogo all'indirizzo dei propri calciatori dopo la dura sconfitta contro l'Atalanta di Delneri, rinfacciando a Zanetti e compagni di non aver mai vinto nulla di realmente importante in carriera, facendo un esplicito riferimento allo scudetto assegnato a tavolino nel 2006 dopo la retrocessione in B della Juventus per i fatti di Calciopoli. L'espressione "scudetto vinto in segreteria" sollevò un polverone incredibile, in primis nello spogliatoio nerazzurro (lo raccontò tempo dopo l'ex difensore Ivan Cordoba), ma Mourinho avrebbe poi ottenuto l'effetto desiderato, visto che l'Inter vinse il titolo nel 2009 e costruendo i presupposti per il Triplete dell'anno dopo.
IL SANGUE DI CONTE - E che dire di Antonio Conte, altro personaggio controverso del nostro calcio, che fece delle capacità motivazionali una delle chiavi di volta nella clamorosa rimonta che portò la sua Juve a battere il Milan di Allegri nella corsa allo scudetto 2012? Fu immortalato da alcune telecamere mentre arringava il gruppo sul campo d'allenamento, utilizzando frasi anche dure e crude ("Dovranno sputare sangue se vorranno vincere", più o meno era questo il senso) per spingere i suoi a dare tutto quello che avevano in corpo e anche di più pur di prevalere sugli avversari. Che piaccia o no, anche questo fa parte dello sport, rientra nella normalità e chi si scandalizza o non capisce o fa finta di non capire. A dover attirare l'attenzione e scatenare il dibattito dovrebbero essere le parole di Buffon o il messaggio che ha voluto far pervenire, ossia la scarsa competitività del campionato italiano e l'incapacità della Juve di essere così dominante anche in campo internazionale?
SAMP, COSI' NO - Sempre Padovan ne ha fatto brevemente cenno nel suo articolo di commento, ossia l'ammissione urbi et orbi dell'allenatore della Sampdoria, Giampaolo, di aver volutamente schierato una formazione infarcita di seconde linee contro la Juve (partita persa per 4-1) per poter preparare meglio la gara successiva con l'Inter. Non è di questo che vorremmo parlare, ma che la Federazione e che i suoi organi disciplinari non abbiano quanto meno chiesto conto di frasi eticamente molto pesanti rimane nel campo dei misteri. Ingenui noi, che crediamo ancora in un calcio in cui il concetto di lealtà sportiva (che significa anche giocare al massimo contro qualsiasi avversario), ma non così ipocriti da indignarci per il messaggio che Buffon ha cercato di trasmettere ai suoi compagni, anche se davvero avesse parlato di avversari pronti a scansarsi al cospetto della sua squadra.
LO SCUDETTO IN SEGRETERIA - Chi condanna il portiere bianconero e chi cerca di scatenare l'opinione pubblica evidentemente non ha mai giocato a calcio o a qualsiasi sport di squadra e non ha mai frequentato in vita sua uno spogliatoio. Ambiente nel quale, soprattutto quando si vuole motivare un gruppo, si utilizzano parole, atteggiamenti volutamente forti e volutamente forzati e non necessariamente specchio di quello che realmente si pensa. Non è necessario ricorrere ad un manuale di psicologia per comprendere le occasioni nelle quali si desidera agire sull'orgoglio di uno o più soggetti e scatenarne la reazione, con qualsiasi mezzo. Come se non esistessero precedenti, anche noti a tutti, in tal senso. Josè Mourinho, nella sua prima stagione all'Inter, fu protagonista di un durissimo sfogo all'indirizzo dei propri calciatori dopo la dura sconfitta contro l'Atalanta di Delneri, rinfacciando a Zanetti e compagni di non aver mai vinto nulla di realmente importante in carriera, facendo un esplicito riferimento allo scudetto assegnato a tavolino nel 2006 dopo la retrocessione in B della Juventus per i fatti di Calciopoli. L'espressione "scudetto vinto in segreteria" sollevò un polverone incredibile, in primis nello spogliatoio nerazzurro (lo raccontò tempo dopo l'ex difensore Ivan Cordoba), ma Mourinho avrebbe poi ottenuto l'effetto desiderato, visto che l'Inter vinse il titolo nel 2009 e costruendo i presupposti per il Triplete dell'anno dopo.
IL SANGUE DI CONTE - E che dire di Antonio Conte, altro personaggio controverso del nostro calcio, che fece delle capacità motivazionali una delle chiavi di volta nella clamorosa rimonta che portò la sua Juve a battere il Milan di Allegri nella corsa allo scudetto 2012? Fu immortalato da alcune telecamere mentre arringava il gruppo sul campo d'allenamento, utilizzando frasi anche dure e crude ("Dovranno sputare sangue se vorranno vincere", più o meno era questo il senso) per spingere i suoi a dare tutto quello che avevano in corpo e anche di più pur di prevalere sugli avversari. Che piaccia o no, anche questo fa parte dello sport, rientra nella normalità e chi si scandalizza o non capisce o fa finta di non capire. A dover attirare l'attenzione e scatenare il dibattito dovrebbero essere le parole di Buffon o il messaggio che ha voluto far pervenire, ossia la scarsa competitività del campionato italiano e l'incapacità della Juve di essere così dominante anche in campo internazionale?