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    Baschirotto ha detto basta: dove sta scritto che il tifoso abbia sempre ragione?

    Baschirotto ha detto basta: dove sta scritto che il tifoso abbia sempre ragione?

    • Furio Zara
      Furio Zara
    E a quel punto Federico Baschirotto ha detto una cosa semplice e definitiva, senza star lì a menarla tanto e senza cedere a quella penosa ipocrisia dei giocatori che - quando vanno sotto la curva dopo una brutta prestazione - offrono il viso allo schiaffo, chinano la testa come penitenti e si scusano - mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa - battendosi tre volte la mano sul petto. Mica perché ci credono, ma solo perché da qualche tempo a questa parte si usa così, in quel teatrino farlocco che è il calcio.

    E dunque Baschirotto - di fronte ai fischi che colpivano lui e la sua squadra - il Lecce - rivolto ai tifosi che lo insultavano ha detto: “No, non si fa così”. E no che non si fa così. L’ha detto senza fare scenate, come lo si dice ad un amico, mettendogli una mano sulla spalla e guardandolo negli occhi. No, non si fa così. Un gesto piccolo, ma raro. Quanti ne vedete - in giro - di giocatori che replicano ai fischi degli ultrà? Di solito incassano, più raramente se li fanno scivolare addosso, senza colpo ferire, per poi andare in zona mista e ripetere come un disco rotto che “noi vogliamo vincere per far felici i nostri tifosi”. Crediamoci, sì.

    Baschirotto in due parole ha riportato tutti alla realtà. No, non si fa così. Certo, il tifoso paga e il tifoso ha diritto di esprimere il suo giudizio. Ma non è detto che il giudizio sia condivisibile. Una delle scemenze più abusate è: il tifoso ha sempre ragione. Ma quando? Ma dove? No che non ce l’ha. Giusto per ricordarlo: il pareggio (1-1) del Lecce contro la Sampdoria arrivava dopo una striscia di sei sconfitte consecutive. Con quel punticino il Lecce - che pure avrebbe meritato la vittoria - oggi sarebbe (è) salvo. Lo è dall’inizio del campionato, per la verità. A 8 giornate dalla fine il Lecce è 16° e vanta un +5 sulla terzultima. Dettaglio non da poco: il Lecce non ha mai occupato - mai - uno degli ultimi tre posti della classifica.

    Fischi per fiaschi, forse. Fischi gratuiti, secondo Baschirotto. Fischi che non servono a nulla, aggiungiamo noi. Ecché: forse a Lecce pensavano di andare in Europa? Chissà, forse sì. In ogni caso: a fischiare saranno stati in centocinquanta-duecento. Una minoranza, però rumorosa. Erano quelli della Curva Nord. Il resto dello stadio non ha partecipato alla contestazione. Ecco: sarebbe stato bello se gli altri - tutti gli altri che non hanno fischiato - avessero seguito l’esempio di Baschirotto, dicendo/urlando ai dirimpettai di curva che no, non si fa così.

    Baschirotto ha ventisei anni. E’ arrivato in Serie A quest’anno, dopo una rincorsa partita dai Dilettanti, proseguita in C, quindi in B. Con la sua forza di volontà, il suo agonismo, la sua posa da battaglia; è diventato presto il calciatore-simbolo del Lecce. Il calcio gli ha dato una carriera, ma poteva andare anche diversamente. Avrebbe potuto, Baschirotto, essere in una qualsiasi curva, a fare il tifo per la sua squadra del cuore. A naso, ci permettiamo: no, lui non sarebbe stato tra i fischiatori della domenica.

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