Barimania:| Ventura, un addio tardivo
Ed ecco a voi l'ennesima settimana di passione. Un classico nella storia pallonara del Bari. Altro giro, altra corsa: negli ultimi tre giorni è accaduto ciò che (forse) sarebbe stato utile tanto tempo fa. Contestazioni, cambi di allenatore, immancabili nuovi propositi. Ventura va via quando ormai il campionato dei biancorossi è quasi irrimediabilmente compromesso. Nessuno potrà mai dimenticare lo spettacolo che il tecnico genovese ha trasportato al San Nicola. Anzi. Proprio le delusioni in serie mantengono fresco il ricordo di quella squadra che affrontava tutti a viso aperto, senza paura, sfiorando persino l'Europa. Immagini che hanno aperto un credito eccessivo verso il trainer ligure. Non solo da parte della società, ma anche della tifoseria. Già, perché l'era Ventura era virtualmente chiusa già ad ottobre, quando il Bari collezionava sconfitte in serie ed i giocatori invocavano un cambio di modulo. Sintomo evidente di uno spogliatoio non più coeso. Ma all'epoca tutti (chissà perché) credevano che la storia sarebbe magicamente mutata da un momento all'altro.
Ben inteso: considerare Ventura il principale colpevole dello sfascio del giocattolo sarebbe fuorviante prim'ancora che ingiusto. Il tecnico genovese ha due grandi responsabilità: quella di non aver insistito a dovere per assemblare un organico in grado di poter fronteggiare anche le emergenze (perché le caterve di infortuni sono capitate a moltissime compagini di A, non solo ai galletti) e quella di non aver colto l'attimo in cui togliere il disturbo preservando quanto di buono aveva seminato ed evitando una chiusura immeritata per l'impegno ed il lavoro profuso. Ma è ovvio che a salire sul banco degli imputatati debba essere soprattutto una società a cui non sono evidentemente bastati gli errori del passato. La serie A non permette di trascurare i dettagli, non perdona gli errori di superficialità. Non servivano i salti mortali. Bensì soltanto uno sforzo leggermente superiore in estate per allestire un organico con qualche alternativa ed un pizzico di qualità in più. Un atto dovuto, perché mai come stavolta una retrocessione pesa sulle casse societarie e sulle prospettive del club.
Oggi probabilmente il presidente Matarrese è pentito d'aver giocato al risparmio: il massimo dirigente ha candidamente ammesso di non preventivare minimamente una classifica del genere. E c'è da credergli, perché il suo volto tradisce tutte le sofferenze patite in sette mesi di campionato. Uno stress che difficilmente il patron vorrà sopportare nell'inferno della B. Per questo la possibilità di vendita del club è nuovamente di stretta attualità. E a tal proposito, forse sarebbe il caso di ricordare all'imprenditoria locale, da sempre restia ad affrontare l'argomento Bari, che la squadra di calcio è un bene della collettività. Il futuro, quindi, è colmo di interrogativi. In questo contesto dovrà operare Bortolo Mutti. Che se per un caso qualsiasi dovesse centrare quel miracolo sportivo chiamato permanenza, diverrebbe un autentico salvatore della patria. E allora, tanto vale provarci. In bocca al lupo.