Bari, idea newco:| Ma sui debiti niente sconti
Una newco per salvare il Bari e alcune condizioni inderogabili utili a spianare la strada del cambiamento. È questo il punto di partenza scelto dalla cordata di imprenditori coinvolti nel progetto per rilanciare il club dei Matarrese (che solo dal 2008, dopo oltre trent'anni di gestione solitaria, ha ceduto il 10% delle quote al gruppo De Bartolomeo). Ovvero i gruppi De Gennaro, Guastamacchia e Ladisa. Una soluzione che metterebbe in chiaro i ruoli e agevolerebbe le strategie future. Questo perché si creerebbe uno spartiacque tra passato e futuro; una separazione tra le rispettive gestioni finanziarie. La newco, infatti, è un nome generico che viene assegnato a una nuova azienda (newco sta per new company) creata al termine di una ristrutturazione o, come alternativa, da un progetto di start-up. Un po' come realizzato nel caso della vicenda Alitalia ('divisa' tra bad e good company) o in alcune fabbriche dell'universo Fiat (Mirafiori e Pomigliano).
Tale soluzione, come facilmente prevedibile, potrebbe consentire alla nuova società di concentrare gli investimenti (e la liquidità) nella squadra da allestire per le prossime stagioni. Con tanto di ritorno in serie A che porterebbe nuovamente il club ad attingere ai proventi dei diritti televisivi. Ma avrebbe anche il pregio di costituire un'occasione unica per rinnovare la macchina organizzativa di una società che certo non è un'arma da guerra sotto il profilo della redditività (da potenziare le entrate relative a sponsorizzazioni, iniziative collaterali, merchandising e da ottimizzare i costi). Tuttavia, creare una newco significherebbe lasciare in dote ai Matarrese i costi della vecchia gestione. Ed è questo il paletto che gli acquirenti pare abbiano piantato nel terreno della trattativa. Nessuno di loro è disponibile a ripianare in toto i debiti generati dai campionati passati. La disponibilità ci sarebbe ma non incondizionata.
Se i soldi devono essere investiti - è il pensiero degli acquirenti delle quote - allora siano spesi per ridare slancio all'attività. Anche per quanto riguarda lo staff, la cordata non intende coinvolgere nella nuova società i parenti dei Matarrese perché l'obiettivo è affidarsi a un management a cui demandare un compito fondamentale: gestire il club in modo da non creare continui deficit. D'altronde, non è un caso che nell'analisi dei conti del club emerga la supervalutazione del parco giocatori. A quanto pare i Matarrese ritengono di poter disporre di 'pacchetto' da 30 milioni per i cartellini di 33 giocatori con scadenze dei contratti che vanno dal 2012 al 2014. Ma la voce attiva sembrerebbe alquanto sovrastimata rispetto alle reali quotazioni di mercato.
In più, è utile sottolineare che nella previsione delle risorse per concludere l'attuale stagione e quella successiva (pari a 10 milioni) la stima dei proventi derivante dalla cessione dei giocatori porta la cifra di ben 22 milioni. Da gestire, infatti, ci sono le pendenze della stagione ancora in corso i cui costi si aggirerebbero sui 35 milioni, mentre una stima della prossimo campionato porterebbe a 18 milioni. Sul fronte delle entrate, oltre alle cessioni, 17 milioni arriverebbero dai diritti tv e da altre entrate. Ora il pallino è nelle mani dei Matarrese, che dovrebbero indicare i limiti della trattativa. Gli acquirenti avrebbero dimostrato insofferenza per il quadro tracciato dall'attuale proprietà. Toccherà al mediatore Domenico De Bartolomeo avvicinare le parti.
(Corriere del Mezzogiorno - Edizione Puglia)