RIVA - "Nel modo in cui interpreta la vita, nel regalarsi e non vendersi, è stato il mio maestro. Ho stimato il giocatore, era un gigante. La sua immagine l'ha sempre tenuta per sé o data a chi voleva lui. Per questo è stato così amato a Cagliari, era il più sardo dei sardi. La mia stima più grande era per questo aspetto, io sono così anche grazie a lui. Quando l'Italia ha vinto il Mondiale nel 2006, lui ha preso ed è sceso dal pullman dicendo ai giocatori di festeggiare loro. Questa è una cosa che nessuno potrà mai comprare. Mi rivedo molto in questo, io sono uno che si diverte, è successo anche durante la parata perché ho sentito questo scudetto molto mio. Però poi ho messo solo una foto su Instagram e basta. Non è la vita reale, gli scudetti li ho sempre festeggiati in una cena, con i miei cari. Poi è stata una cosa incredibile ciò che è successo al Duomo, poi l'ho festeggiato a casa. Quando lui è andato via, io ho fatto una scelta molto dura, non da tutti, che non è stata capita a Cagliari: non sono andato al suo funerale perché non volevo farmi vedere davanti a tutti. Non volevo essere lì mentre lo portavano via, farmi vedere in tv. Ho deciso di organizzare una cosa con suo figlio, portando un mazzo di fiori al cimitero. Una scelta che può essere condivisa o no, ma io sono uno a cui non piace apparire in pubblico. Mi sono spiaciute le critiche di chi mi ha definito 'piccolo uomo', è la cosa che mi ha fatto più male di tutte".