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Baldini spiega l'addio al Palermo: 'Non aspetto di fare brutte figure per poi essere cacciato e prendere i soldi'
"Il gruppo non c'è più per una serie di motivi: ci sono calciatori che pensavano di prendere un ingaggio migliore, altri hanno rinnovato il contratto alle stesse cifre della Serie C rimanendo dieci giorni a casa. Ci sono tante persone attorno a me che hanno esternato le proprie amarezze, c'era del malumore. Tutte queste cose hanno rotto il gruppo, per ricrearlo serve serve tempo, ma nel calcio il tempo non esiste perché se non vinci ti mandano a casa. Siccome so come sarebbe andata a finire, ho preferito andarmene prima io".
"Dovevo aspettare cinque o sei brutte figure e poi essere cacciato per prendere lo stipendio, oppure lasciare il posto ad altri? L'amichevole con il Pisa è stata la cartina tornasole. Quattro gol in mezz'ora non li prendiamo neanche con la Berretti. Abbiamo aperto gli occhi, ci siamo resi conto dei problemi".
"Posso solo ringraziare il Palermo e il presidente Mirri per avermi fatto allenare in una città straordinaria, poi la festa finale è stata indescrivibile. Nel mio cuore regna la tristezza, ma nella testa sono sereno perché mi sono tolto un peso: riportare il Palermo in Serie B. Se non avessi lottato per farlo, mi sarei sentito un fallito. Questa è la soluzione migliore per il Palermo".
"Mirri e Gardini hanno cercato in tutti i modi di farci desistere dalle dimissioni. È giusto che ognuno costruisca la società come crede, ma io non prendo in giro i palermitani. Mi considero un figlio del popolo palermitano, non posso prendere in giro questa gente. Sarò tifoso sempre del Palermo, quando verrò allo stadio per vedere le partite andrò in curva".