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Ausilio: 'Lukaku senza educazione e rispetto. Come ho preso Lautaro'
Il direttore sportivo dell’Inter Piero Ausilio è stato ospite di Radio Serie A e si è soffermato su diversi argomenti, a partire dalla vicenda Lukaku, oggetto della forte contestazione da parte dei tifosi nerazzurri in occasione dell’ultimo match di campionato contro la Roma. "Preferisco non parlare di un giocatore che è di un'altra società, non l'ho mai fatto in questi mesi. Dico solo che mi piace pensare al presente e al futuro, e Lukaku fa parte del passato: con lui abbiamo vinto uno Scudetto, ci ha portato una plusvalenza importante, e abbiamo perso due finali. Devono esserci educazione e rispetto: le cose stavano andando avanti, è evidente, ma a un certo punto sono venute a mancare. Quando ci si nasconde o si mandano risposte tramite altre persone si pensa a voltar pagina. Per me è un capitolo chiuso dall'8 luglio. L’ultima telefonata? Fu una chiamata decisa, ma nulla particolare. Dissi a Romelu quello che pensavo, dopo un po' di tempo che non riuscivo a sentirlo".
LAUTARO E L'INDIZIO SUL SUO FUTURO
IL COLPO PIU' BELLO - Ausilio è tornato ad affrontare anche il capitolo Lautaro Martinez, che pure dalla cerimonia del Pallone d’oro di lunedì ha ribadito il suo desiderio di rimanere all’Inter. Sul suo arrivo a Milano, il ds nerazzurro ha svelato un retroscena di mercato: "La sua è una storia particolare: era di fatto dell'Atlético Madrid, furono quattro giorni di trattative pazzeschi. Quando prendi un aereo e vai lì a tentare l'1% in una situazione compromessa al 99% rischi di fare brutta figura, ma furono 4 giorni pazzeschi. Mancava solo l'accordo con l'Atletico, c'era una clausola che per fortuna Lautaro non voleva esercitare e lì facemmo un grande lavoro di squadra. Mi aiutò Zanetti con il suo procuratore, Milito con il loro durissimo presidente. Una volta chiuso tutto, ci fu una partita disastrosa, perché lui fece 3 gol e un rigore procurato quella sera. Ci sedemmo di nuovo al tavolo il giorno dopo e lo pagammo qualcosa in più, ma riuscimmo a portarlo a casa".
INTER, LA VERITA' SUL COLPO ZIELINSKI
INTUIZIONE - Sull'arrivo di Marcus Thuram: "La prima volta che ci ho pensato? Dopo la cessione di Lukaku al Chelsea, non sapeva neanche di essere una prima punta. Venne preso Dzeko dalla Roma, ma ci mancava il secondo attaccante per completare il reparto con Lautaro. Era il prescelto, ma si infortunò: avevo già parlato con lui e il papà, la negoziazione andava avanti spedita anche grazie a Mino Raiola, che approfitto per ricordare. Avevamo quasi definito tutto, ma la domenica precedente l'incontro definitivo si fece male al ginocchio e dovemmo cambiare obiettivo. Fui il primo a dire a Lilian che suo figlio poteva diventare attaccante centrale, me lo ha ricordato l'altro giorno. Il nostro progetto era finalizzato e mirato su di lui, il vantaggio ce lo siamo presi".
INZAGHI E L'ESONERO - "Un rimpianto nella mia carriera? Non aver preso Fabregas: quando aveva 16 anni, si fece di tutto ma non ci fu la possibilità, perché andò all'Arsenal dal Barcellona". Su Inzaghi: "Semplice, umile, geniale e pigro. E' uno dei più simpatici conosciuti nel mondo del calcio, ma ha una sua routine, esigenze che non sposti neanche con le cannonate. E' geniale, ha talento ed è ancora giovane. Ha buon gusto per il calcio giocato di qualità e fa star bene tutti. Ha creato un bel gruppo e si vede, i risultati non sono solo frutto della prestazione, ma anche di star bene insieme e di voler condividere tempo e spazi. Quanto è stato vicino all’esonero in passato? Mai. Sono strasincero, non è nella cultura di Zhang e Marotta. Marotta credo non abbia mai esonerato un allenatore in 40 anni di calcio, men che meno io. Era un momento di difficoltà, ma sapevamo che serviva la forza dell'unità e anche che fossero spronati, pungolati, con la giusta attenzione alle cose che non andavano. Siamo stati tutti bravi a venirne fuori e a iniziare il cammino pazzesco degli ultimi due mesi che ci ha portato alla qualificazione in Champions, alla finale di Coppa Italia e a Istanbul. Esonero mai preso in considerazione, non è nella cultura dei dirigenti dell'Inter".
SOMMER - Ausilio infine ha parlato del cambio della guardia tra portieri in casa Inter, con la cessione di Onana che ha spalancato le porte all’arrivo di Sommer: "Avevamo bisogno di certezze, se n'era andato anche Handanovic. Si poteva puntare su portieri più giovani, ma Sommer era quello di cui avevamo veramente bisogno e lo sta dimostrando. Quando è arrivato aveva già imparato le parole importanti in italiano per un portiere, un professionista pazzesco".
LAUTARO E L'INDIZIO SUL SUO FUTURO
IL COLPO PIU' BELLO - Ausilio è tornato ad affrontare anche il capitolo Lautaro Martinez, che pure dalla cerimonia del Pallone d’oro di lunedì ha ribadito il suo desiderio di rimanere all’Inter. Sul suo arrivo a Milano, il ds nerazzurro ha svelato un retroscena di mercato: "La sua è una storia particolare: era di fatto dell'Atlético Madrid, furono quattro giorni di trattative pazzeschi. Quando prendi un aereo e vai lì a tentare l'1% in una situazione compromessa al 99% rischi di fare brutta figura, ma furono 4 giorni pazzeschi. Mancava solo l'accordo con l'Atletico, c'era una clausola che per fortuna Lautaro non voleva esercitare e lì facemmo un grande lavoro di squadra. Mi aiutò Zanetti con il suo procuratore, Milito con il loro durissimo presidente. Una volta chiuso tutto, ci fu una partita disastrosa, perché lui fece 3 gol e un rigore procurato quella sera. Ci sedemmo di nuovo al tavolo il giorno dopo e lo pagammo qualcosa in più, ma riuscimmo a portarlo a casa".
INTER, LA VERITA' SUL COLPO ZIELINSKI
INTUIZIONE - Sull'arrivo di Marcus Thuram: "La prima volta che ci ho pensato? Dopo la cessione di Lukaku al Chelsea, non sapeva neanche di essere una prima punta. Venne preso Dzeko dalla Roma, ma ci mancava il secondo attaccante per completare il reparto con Lautaro. Era il prescelto, ma si infortunò: avevo già parlato con lui e il papà, la negoziazione andava avanti spedita anche grazie a Mino Raiola, che approfitto per ricordare. Avevamo quasi definito tutto, ma la domenica precedente l'incontro definitivo si fece male al ginocchio e dovemmo cambiare obiettivo. Fui il primo a dire a Lilian che suo figlio poteva diventare attaccante centrale, me lo ha ricordato l'altro giorno. Il nostro progetto era finalizzato e mirato su di lui, il vantaggio ce lo siamo presi".
INZAGHI E L'ESONERO - "Un rimpianto nella mia carriera? Non aver preso Fabregas: quando aveva 16 anni, si fece di tutto ma non ci fu la possibilità, perché andò all'Arsenal dal Barcellona". Su Inzaghi: "Semplice, umile, geniale e pigro. E' uno dei più simpatici conosciuti nel mondo del calcio, ma ha una sua routine, esigenze che non sposti neanche con le cannonate. E' geniale, ha talento ed è ancora giovane. Ha buon gusto per il calcio giocato di qualità e fa star bene tutti. Ha creato un bel gruppo e si vede, i risultati non sono solo frutto della prestazione, ma anche di star bene insieme e di voler condividere tempo e spazi. Quanto è stato vicino all’esonero in passato? Mai. Sono strasincero, non è nella cultura di Zhang e Marotta. Marotta credo non abbia mai esonerato un allenatore in 40 anni di calcio, men che meno io. Era un momento di difficoltà, ma sapevamo che serviva la forza dell'unità e anche che fossero spronati, pungolati, con la giusta attenzione alle cose che non andavano. Siamo stati tutti bravi a venirne fuori e a iniziare il cammino pazzesco degli ultimi due mesi che ci ha portato alla qualificazione in Champions, alla finale di Coppa Italia e a Istanbul. Esonero mai preso in considerazione, non è nella cultura dei dirigenti dell'Inter".
SOMMER - Ausilio infine ha parlato del cambio della guardia tra portieri in casa Inter, con la cessione di Onana che ha spalancato le porte all’arrivo di Sommer: "Avevamo bisogno di certezze, se n'era andato anche Handanovic. Si poteva puntare su portieri più giovani, ma Sommer era quello di cui avevamo veramente bisogno e lo sta dimostrando. Quando è arrivato aveva già imparato le parole importanti in italiano per un portiere, un professionista pazzesco".