Attento Napoli, il corto muso è solo una maschera. Questa Juve è qualcosa di più
UN CONFRONTO - Vorrei innanzitutto fare un confronto. Vorrei partire dal 2 a 2 della Roma contro il Milan per iniziare a parlarvi della fase difensiva della Juve, ma anche per abbattere qualche pregiudizio sul conto di Allegri. Prendiamo per un attimo la punizione calciata da Pellegrini. Come difende il Milan su questa palla inattiva?
A quanto pare di capire, a patto che tutti i rossoneri rispettino le consegne del tecnico in questa precisa situazione, ci sono alcuni giocatori ‘a zona’ (Leao, De Ketelaere, Tonali e forse anche Theo) e altri ‘a uomo’. Poi c’è un raddoppio su Smalling (voluto, immagino…) da parte di Gabbia e Kalulu. Il problema è che questa particolare composizione lascia libero un gigante come Matic. E se al raddoppio su Smalling si aggiunge l’errore di De Ketelaere (doppio: errore di interpretazione della zona e di lettura della traiettoria), ecco che il problema Matic emerge al centro dell’area.
Passiamo ora a una palla inattiva dell’Udinese (un corner, per la precisione) contro la Juve di Allegri. Anche l’Udinese ha dei bei saltatori.
La prima cosa che notiamo è che anche qui alcuni giocatori della Juve marcano a uomo mentre altri stanno a zona. Un mix come nella situazione di Milano, solo che nella Juventus la distribuzione delle marcature in questo caso specifico è controintuitiva. I tre centrali bianconeri non marcano, occupano una zona. Sorprendente, considerando il pensiero ‘old school’ di Allegri. E guardate Becao, è libero un po’ come Matic in Milan-Roma. Infatti è proprio lui che va a caccia del pallone meglio degli altri. Solo che Danilo, posizionato a zona in un punto cruciale, fa la zona meglio di De Ketelaere, e il dispositivo ‘salva-Szczesny’ funziona (dove non arriva la marcatura arriva la zona, e viceversa). Di conseguenza la Juve qui non subisce il tiro in porta.
Ma questo era solo un esempio di flessibilità del sistema e della attenzione particolare di un interprete difensivo chiave come Danilo.
IL PARADOSSO DEI TRE CENTRALI - Se poi osserviamo i tre centrali del 3-5-2/5-3-2 di Allegri, scopriamo una cosa interessante. Tolto Gatti, riserva che compare sul centrodestra ogni tanto, due centrali su tre non sono centrali. La formazione tipo, al di là degli infortuni, non prevede più Bonucci. Perciò il cuore della difesa è composto da un centrale puro (Bremer il titolare, ma Rugani ad esempio contro l’Udinese…) e due terzini convertiti a braccetti (Danilo e Alex Sandro). Allegri ancora controintuitivo: non ha bisogno di colossi dietro (pensiamo a quanto è più tradizionale in questo aspetto l’Inter, o la Roma stessa), eppure ha la miglior difesa del torneo. Ciò significa che ha azzeccato l’assetto.
Le parole d’ordine sono “flessibilità” e “attenzione”. In tutto ciò diventa funzionale la ‘gamba’ da terzini dei braccetti: per scivolare meglio da una parte all’altra del campo e per coprire meglio l’eventuale campo aperto alle spalle.
I CAMBI DI ALLEGRI (PAREDES E CHIESA) - E poi c’è la gestione di due giocatori che trasformano la Juve a partita in corso, sbilanciandola in avanti per il corto muso finale. Come contro l’Udinese: sto parlando di Paredes e Chiesa. Il secondo magari entra a destra, poi passa a sinistra per sostituire Kostic quando cala. L’argentino invece tecnicamente è meglio di Locatelli. La cabina di regia riceve più palloni e li smista con un’intraprendenza diversa. Ecco i dati: Locatelli nei 62 minuti contro i friulani (41 palloni giocati, 27 passaggi riusciti, 79%), Paredes nei 28 minuti contro i friulani (30 palloni giocati, 25 passaggi riusciti, 89%). Paredes, tuttavia, non è così affidabile come Locatelli nella fase difensiva. Per questo motivo, probabilmente, Allegri non lo mette dall’inizio. Un po’ come Scaloni in Qatar…
In compenso però Paredes ha più visione di gioco, è più quarterback di Locatelli. Se c’è un buco nella difesa avversaria, lui lo vede in tempo. Due tocchi e via. Di conseguenza tutti i giocatori più offensivi della Juve ne traggono vantaggio, a partire dal connazionale Di Maria, con cui si intende a occhi chiusi, per arrivare a Chiesa, con cui può nascere un buon feeling.