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    Atalantamania: un’altra finale buttata via, e i migliori stanno a guardare!

    Atalantamania: un’altra finale buttata via, e i migliori stanno a guardare!

    • Marina Belotti
    Rabbia, dispiacere, tanta amarezza. Così Bergamo si risveglia, fuori dalla Champions. Oggi nessuno pensa all’Europa League, e non lo farà almeno fino a lunedì, perché quegli ottavi erano alla portata, perché il Villarreal non ha certo più qualità tecniche di Juve e Napoli. E allora come ha fatto a segnare alla Dea quarta a -4 dalla vetta della Serie A ben 3 reti in 51 minuti? Per due motivi principali: l’Atalanta, cresciuta in maturità e consapevolezza, non riesce ancora a reggere le finali, soprattutto contro avversarie che le finali sono abituate a mangiarle a colazione; e poi metà dei giocatori in questo momento più in forma tra i nerazzurri sono rimasti inspiegabilmente a guardare, e a prender freddo, in panchina.
     
    LA CRÈME IN PANCA- Pasalic, Malinovskyi, Zappacosta, Koopmeiners, Muriel. Tolto Ilicic, i cinque giocatori con la caratura tecnica più alta non erano in campo al 1’ della partita più importante dell’anno. Ora, se Koopmeiners, Zappacosta (che il 7 dicembre si era allenato a parte) e Muriel potevano subentrare al 1’ della ripresa (al 1’, sotto di due gol, non al 9’ sotto di tre o al 90’), l’assenza di Pasalic e Malinovskyi dalla distinta ufficiale lasciava già qualche dubbio la sera dell’Immacolata. Rinviata la partita per neve, vuoi vedere che il Gasp ha fatto uno scherzetto e ora cambierà le formazioni? Niente, l’88 e il 18 sono rimasti tra quelli “a disposizione”. Il più in forma del momento insieme a Zapata, Mario Pasalic, non ha collezionato nemmeno 1’. Ruslan è entrato solo nella ripresa, e dopo 25’ ha piazzato il suo solito sigillo che ha tenuto accese le speranze di una città. Il mancino dell’ucraino era la freccia ideale, improvvisa e letale, per fare breccia nel muro giallo, che aveva studiato così bene gli schemi dell’Atalanta, ma che sulle fucilate imprendibili da fuori area aveva le mani legate. Invece, pur squalificato in Serie A e impossibilitato a giocare domenica col Verona, pur avendo parlato alla vigilia della partita accanto a Gasperini che sperava anche nel suo “piede caldo”, per i primi 45’ che hanno poi deciso il passaggio agli ottavi Malinovskyi è rimasto a guardare. Come Demiral, che in campo si è visto passare davanti Danjuma non so quante volte, quando in questi primi tre mesi un Palomino centrale (e non sulla sinistra) è valso un Romero.  Hateboer e Maehle, validi esterni, non fanno Zappacosta e Gosens, creano la metà delle occasioni, Pessina non è in forma, si era già visto a Napoli, de Roon è meno attento di Koopmeiners. E aveva pure nevicato, quale miglior segnale per capire che qualcosa andava cambiato?
     
    ANSIA DA PRESTAZIONE- Lazio (finale di Coppa Italia), Juve (finale di Coppa Italia), Psg, Borussia Dortmund, Real Madrid. Solo a Kharkiv l’Atalanta è riuscita in un’impresa da dentro/fuori con un solo risultato possibile. Forse proprio perché, nella fredda e lontanissima Ucraina al cospetto dello Shakhtar, partiva sfavorita. Nelle altre occasioni, la Dea paga la tensione, la pressione, l’aspettativa, il ‘tutto per tutto’ che ci si gioca agli spareggi decisivi. La squadra non ne è all’altezza dal punto di vista mentale. Perché per tecnica, c’è poco da dire con una rosa così, ancor più contro un Villarreal che sfiora la zona retrocessione in Liga. Ma se nella gara ‘da vincere’, dove devi solo segnare, prendi un gol dopo 3’ dal fischio d’inizio, e ne prendi un terzo a 6’ da quella seconda uscita dal tunnel che avrebbe dovuto sancire l’inizio della rimonta, c’è qualcosa che non va. Solo al 70’, quando segnare quattro gol in 20’ era diventato praticamente impossibile, ecco che la mente si sgombra, la tensione si allenta, la pressione scompare, e quasi arrivano i quattro gol. Ma è troppo tardi, come contro il Milan, come contro la Fiorentina, in casa. E anche lì, quanta pressione sente la Dea, regina delle trasferte, nel suo Gewiss Stadium? Quanto ha inciso il rinvio per neve, prolungando di 22 ore l’attesa? La troppa frenesia deriva dalla paura, lo scoglio più grande della Dea per lo scatto di qualità che pure è lì, tecnicamente alla portata.
     
    12 NEMICI- Il Villarreal al contrario è poca tecnica e tanta furbizia. Smaliziato, abituato alle finali, della sportività gli interessa poco niente: brutto esempio per l’Europa, ma forse ancor peggio è il comportamento di chi gliel’ha lasciato fare. Taylor, il direttore di gara inglese, ha permesso al portiere Rulli di perdere 1’ a ogni rinvio, 1’ a ogni rimessa laterale, mentre Estupinan si puliva la sfera sotto la maglia e Capoue sembrava sempre bisognoso di barella. Per 57’, nessun cartellino giallo. Una condotta che certo non ha aiutato la Dea, brava comunque a non cadere nel tranello e a non innervosirsi, così come la sfortuna del palo scheggiato da Muriel all’86’. Col pari poteva accadere di tutto, anche un Musso goleador. Ma l’Atalanta si è svegliata tardi, le finali vanno giocate per 100’.

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