Atalantamania: la metamorfosi
Kafka gli fa un baffo, a questa Atalanta. La metamorfosi è impressionante e vincente, la Dea non si ferma più. E a Marassi, con la Samp, c'è pure la possibilità di allungare la striscia, portarla a quota quattro successi messi in fila l'uno dopo l'altro: non era capitato nemmeno due anni fa, per intenderci, quando l'Atalanta del -6 a tratti pareva un Barcellona di periferia. Certo, occorre anche ripetere il solito mantra, quello che scaccia i voli pindarici: restiamo con i piedi per terra. Perché è proprio quando ha toccato il fondo che questa Atalanta ha saputo ritrovare lo slancio perduto.
Tocca porsi il fatidico interrogativo: a cosa si deve la trasformazione da crisalide a farfalla? Alla tattica o alla testa? La risposta è salomonica, ma forse anche veritiera: entrambe le ipotesi paiono vere. Modulo e mente. Troppo facile come risposta, può darsi. Il ritorno al 4-4-2 ha ridato certezze, ha assecondato le caratteristiche e le abitudini di gioco di calciatori apparsi innaturalmente spenti. Al resto ci ha pensato una ritrovata grinta, la fame di un'Atalanta che sentiva aria di stagione magra.
Cigarini e Denis, due flash del cambio di rotta. Il Professore che aveva smarrito la cattedra, e ora è tornato leader, metronomo insostituibile, direttore d'orchestra senza stonature. Una prestazione mostruosa, pure di quantità e di sacrificio. Straordinario. E poi c'è il Tanque, ancora cannoniere implacabile, che scaccia le incognite dei momenti d'appannamento.
Sì, sembra davvero la vecchia Atalanta, quella che stupiva. Anzi, si cancelli il 'sembra': lo è. Due indizi – le vittorie su Udinese e Chievo – hanno fatto una prova, ora c'è anche il terzo indizio e pare di trovarsi di fronte a una certezza: l'Atalanta c'è. Sabato, nella tana della Samp, senza pressioni, con la consapevolezza del proprio valore. E si può anche calare il poker, per archiviare alla grande il bluff d'inizio stagione.