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Atalantamania: il crollo di una Dea che ha ingigantito la Lazio
CAMBI DELUDENTI- Ci sono sconfitte e sconfitte, beffarde, immeritate, combattute. Questa non è stata niente di tutto questo, la Lazio ha dominato in lungo e in largo schiacciando l’Atalanta in qualità, tasso tecnico, sul piano tattico, aggressività, superiorità numerica, numero di tiri in porta, possesso palla, intensità. Gli 11 di Gasperini sono apparsi scarichi, fisicamente e mentalmente. Eppure, anche le rotazioni della ripresa non hanno portato i risultati sperati: Malinovskyi non ha provato nemmeno una volta a dare aria al suo mancino dal limite, Ederson ha fatto presto rimpiangere capitan de Roon, Djimsiti è apparso meno pronto di quel che si pensava, Maehle ha ancora una volta deluso le aspettative, Zapata non ha avuto nemmeno il tempo di carburare e tornare al gol dopo 182 giorni.
BLACK(BLUE)-OUT- Ma anche a livello psicologico, dopo il gol preso a 10’ dal via di Abisso, è come se l’Atalanta si fosse presto arresa, conscia che questa volta non ce l’avrebbe fatta a recuperare. E così, quella Dea che mai era stata in svantaggio per più di 4’, lo è stata, doppiamente, per tutta la partita. Un tempo era la miglior difesa di Serie A, oggi i gol fatti sono solo il doppio di quelli subìti, 16 a 8. Si sentiva davvero una Dea, a un passo da quella vetta occupata tante volte in questo primo scorcio di campionato, ma contro grandi squadre preparate, abituate a confrontarsi in Europa e con pedine di grande qualità, bisogna essere, e non pensare di essere, forti e affamati. Magari Hojlund avrebbe potuto fare la differenza. O perlomeno, ridurla un po’. Ora sotto con l’Empoli, da non sottovalutare: è stata l’ultima sconfitta nerazzurra prima della debacle di ieri sera.