Redazione Calciomercato
La Lazio vola contro un' Atalanta smarrita, ma non è un'impresa: Sarri vince con una mossa scontata
Profumo d’Europa, dunque, al Gewiss Stadium. Da una parte l’Atalanta e dall’altra la Lazio, ovvero due delle squadre che sanno offrire livelli di buon calcio in questa stagione in verità abbastanza avara in quanto a divertimento. Vero, tutte e due non scoprono ancora ambizioni e speranze di grandezza, ma una volta messe una di fronte all’altra non possono sottrarsi all’inevitabile confronto. E anche due formazioni che rispetto al passato offrono maggiori garanzie in difesa, tant’è che non a caso hanno le migliori terze linee di questo campionato. Insomma, confronto tra due squadre che ambiscono alla migliore Europa del pallone e che per questo sanno di non potersi accontentare.
Ma a questo match da mezze verità – ancora troppo presto, infatti, per giudizi senza appello – l’impressione immediata è che sia la Lazio ad arrivarci meglio. Per chiarezza di idee, facilità di gioco, persino effervescenza fisica. E tutto ciò nonostante l’assenza più pesante che potesse capitargli: quella del suo bomber Ciro Immobile, ovviamente. Assenza alla quale il signor Sarri rimedia come ha sempre rimediato sino ad oggi. Ovvero: adibendo Felipe Anderson a falso centravanti, con Pedro largo a destra. Non una mossa originale, tutt’altro, ma decisiva per far perdere la bussola alla difesa nerazzurra. Proprio il brasiliano, infatti, è l’immagine più chiara della strategia laziale: pressione alta, molto alta, palleggio a uno o due tocchi al massimo per eludere le sempre asfissianti marcature che Gasperini impone ai suoi e, assieme a quello del pallone gran movimento anche dei giocatori in campo. Risultato: senza riferimenti fissi e certi e mandati spesso a vuoto da quel palleggio rapido, gli atalantini ci capiscono poco sin dal via alla partita. Sì, gira a vuoto, l’Atalanta che perde subito molte delle sue certezze e quasi mai riesce a mettere in moto Muriel (espulso anche nel finale) e Lookman, quasi sempre in isolamento là davanti.
Insomma, un’Atalanta incerta. Un’Atalanta smarrita. Un’Atalanta che non sembra l’Atalanta e che al primo attacco vero della Lazio va pure sotto in quanto a risultato. Quattro passaggi per andare dalla propria all’altrui area di rigore, Felipe Anderson che da centravanti assai arretrato mette in moto Pedro e da destra il cross vincente per il comodo tocco di Zaccagni lasciato beatamente libero da Okoli, ma non solo. Dieci minuti appena e la Lazio è già in vantaggio. Vantaggio legittimato da tutto quanto accade dopo. Intendiamoci, non è che il match offra chissà quali emozioni - Sportiello e Provedel si godono con tranquillità la serata bergamasca – tant’è che a fine primo tempo si conta un solo tiro della Lazio nella porta (quello del gol) a fronte del nulla atalantino. Proprio così: un paio di conclusioni alte e nulla più per i boys di Gasperini.
Insomma, un dominio evidente quello della Lazio, ma un dominio fatto di palleggio e di possesso, oltre che di tranquillità e maggiori sicurezze rispetto a chi gli sta di fronte. Come dire: un bel ricamo, ma comunque un gol soltanto. Che è poco, troppo poco soprattutto se l’avversaria è un’Atalanta che prova a rimediare in avvio di secondo tempo. Ha Zapata, in panchina, Gasperini, ma l’allenatore nerazzurro va per altre scelte: fuori Pasalic e Okoli (troppo spesso in difficoltà) e dentro il recuperato Djimsiti e il trequartista ucraino Malinovskji, anche per la gioia della signora Roksana che in settimana s’era lamentata per il pochi minuti riservati a suo marito.
Ma non cambiano le cose. Vero, l’Atalanta è più vivace, più viva, più determinata, ma per farsi più pericolosa è costretta a dare campo all’avversario. E, infatti, proprio con un” dai-e-vai “ lancia Marusic in fuga solitaria sul lato mancino; cross all’indietro per Felipe Anderson che controlla, aggira il difensore e col destro mette il pallone in porta. Falso nove, il brasiliano, ma capace di far gol contro una difesa sino a ieri niente male. Una soluzione giusta, ancorché scontata, dunque, quella con la quale Sarri andrà avanti sino a quando non riavrà il suo bomber vero.
Così va il pallone. Cercava il pari, l’Atalanta, e invece va sotto di due. Anche se la pressione nerazzurra ora è quella che comanda e che costringe alla Lazio a stare bassa. Cosa che, dopo Maehle per Soppy 64’ - convince finalmente Gasperini a rimettere (troppo tardi) sul prato anche Zapata (71’) al posto dello stralunato Lookman, mentre Sarri richiama l’affaticato (forse) Cataldi, sostituendolo col croato Toma Basic. Cosicché la partita diventa più un match di cambi e ricambi tra i due allenatori (ancora: Ederson per de Roon acciaccato, Hysaj per Lazzari per tenere più a freno Muriel e sul finire anche Cancellieri per Pedro) che una rinnovata battaglia tra le squadre in campo. Certo, l’Atalanta attacca, ma la Lazio controlla e, appena può, riparte. Può farlo. Sa farlo. Pure perché sino alla fine riesce a rischiare poco o niente.
Tabellino:
Atalanta-Lazio: 0-2 (primo tempo 0-1)
Marcatori: 10’ p.t. Zaccagni, 7’ s.t. Felipe Anderson
Assist: 10’ p.t. Pedro, 7’ s.t. Marusic
Atalanta (3-4-1-2): Sportiello; Okoli (dal 1’ s.t. Djimsiti), Demiral, Scalvini; Soppy (dal 19’ s.t. Maehle), de Roon (dal 30’ s.t. Ederson), Koopmeiners, Hateboer; Pasalic (dal 1’ s.t. Malinovskyi); Lookman (dal 26’ s.t. Zapata), Muriel. All. Gasperini.
Lazio (4-3-3): Provedel; Lazzari (dal 32’ s.t. Hysaj), Casale, Romagnoli, Marusic; Milinkovic-Savic, Cataldi (dal 25’ s.t. Basic), Vecino; Pedro (dal 39’ s.t. Cancellieri), Felipe Anderson, Zaccagni. All. Sarri.
Arbitro: Abisso di Palermo.
Ammoniti: 12’ p.t. Okoli, 46’ p.t. Soppy, 25’ s.t. Cataldi, 43’ s.t. Milinkovic Savic
Espulsi: 46’ s.t. Muriel (doppio giallo dopo quello al 14’ s.t.).