Atalantamania: 'i nerazzurri giusti' sono tra i primi 16 in Europa, è Storia!
Un mister Gasperini infervorato per le occasioni sciupate, che piega le mani sullo 0-2 intimando la calma ai 500 al seguito, salvo poi virarle al cielo per festeggiare la Storia. Il Papu che rientra nel tunnel a testa bassa, per nascondere le lacrime, gli altri che salutano euforici, senza una maglia o un pantaloncino, accaldati nonostante il sottozero, i giornalisti ucraini che si voltano per farmi i complimenti, “Avete giocato molto meglio voi, ottima partita”. Ho visto tutto in quell’angolo di tribuna stampa a due passi dal campo.
Ma voglio dirvi anche quello che non ho visto: non ho visto Zapata né Ilicic e tantomeno Kjaer e Toloi. Non ho visto Muriel, anche se sarebbe dovuto essere in campo. Non solo, come piace ricordare a tutti, un’Atalanta da un solo punto in quattro giornate e da quattro gol subìti alla prima, ha passato il girone per la prima volta (col Newcastle) nella Storia. Ma l’ha fatto senza i suoi giocatori più validi, i titolarissimi, gli intoccabili. Una grande vittoria su bookmakers e previsioni, e su quegli interisti che non volevano essere gli unici nerazzurri eliminati. Sbagliano, perché quella dell’Atalanta è una grande vittoria di tutto il calcio italiano, che è fatto sì di grandi squadre dal glorioso passato, ma anche di talenti emergenti coltivati per anni e con cura nei vivai orobici. E che ora stanno sbocciando.
Ieri sera l’Atalanta ha vinto in tutto, contro gli esperti ‘minatori’ dello Shakhtar. Nella capacità di soffrire e gestire il risultato i primi 45’, con un Gollini classe ’95 che sarà il futuro della Nazionale azzurra. Ieri sera si è calato nei panni del Buffon 2006 contro la Francia, librandosi in area per dire no a Moraes. Nell’abilità a trovare i varchi e inserirsi al momento giusto, Castagne, Pasalic e Gosens hanno cercato, voluto e ottenuto quelle reti. Poi Dodô ha fatto il suo, rinfoltendo l’albero nerazzurro. I cui rami adesso tendono al Barcellona, al Bayern Monaco, al Liverpool, al Psg. Ci sono anche Lipsia e Valencia, ma ora la Dea sogna in grande il suo 2020.
A occhi aperti e a occhi chiusi, perché qualcuno sta ancora dormendo dopo la festa e il lungo viaggio in aereo, perché l’Atalanta ha vinto anche nel seguito e nella voce. I cori dei 500 coprivano gli ululati arancioni e ieri tutta la città si è immersa nelle braccia di Morfeo tra gli echi di una speciale ninnananna… “Ci vediamo agli ottavi alè…”. E una Bergamo imbiancata stanotte festeggerà un altro passaggio, quello di Santa Lucia, che ieri ha lasciato il suo regalo più bello in terra ucraina. Per una volta la favola del bel gioco ha avuto il suo lieto fine, e chissà che non possa essere solo l’inizio di altre imprese coraggiose.