Atalantamania: Dea, stai in Guardiola! Non è ancora finita…
DOPAPU- ‘Sono fuori dal tunnel…del divertimento…’. Ma quanto si è divertito ieri sera il Papu Gomez a passare sotto le gambe di Leovac e Ivanusec? Gli arti dei croati erano trafori del Monte Bianco a corsia preferenziale, le stanno ancora cercando quelle sette sfere. Un tunnel dietro l’altro, ma non solo. Il Papu ieri ha corso il doppio, dopato di entusiasmo e rabbia, quella amara della sconfitta contro i bianconeri e quella di un gol che non vuole mai arrivare. Come al 31’, quando sbagli un rigore in movimento e per per aver lasciato aperta la gara meriti 5 ma prendi 8 perché 29’ prima hai hai lanciato un diagonale d’autore in rete. Un marchio che adesso va registrato perché si parla già di utilizzarlo nella sigla Champions. Bello anche quello dell’amico Dybala, ci mancherebbe. Ma nell’Argentina c’è ancora posto per un folletto senza divieti d’accesso che frega tutti dall’alto del suo metro e sessantacinque.
EX (DI)FESA DI POLLO- Certo che con un numero 10 così e un Palomino che ruba sfere e basta, la Dea è a cavallo. Cara Carolina, la carica al neo papà Palomino l’hai data eccome: dimentichiamoci Gamba di Legno, che tenta furti palla mal riusciti e si impantana nel terreno. Il numero 6 non sbaglia un colpo e di lì non passa nessuno, tanto che Gollini si ritrova senza voto per la prima volta nella sua vita nerazzurra. Ma per continuare a sognare la Coppa dalle grandi orecchie, bisogna tirarle a Mario Pasalic, il connazionale dei perdenti che ieri ha perso almeno tre chance di infilarla sotto porta. Nove tiri nello specchio e ‘solo’ due gol pesano, soprattutto in vista di una gelida Kharkiv, con gli ucraini abili a beffare all’ultimo secondo per arrivare secondi nel girone più aperto del mondo.
SILENZIO HA SENSO?- Già, la Dea avrà un solo risultato nell’ultima trasferta, lontanissima e ostica. Prendere o lasciare, bisognerà dare il tutto per tutto, Bjelica dixit. Si riferiva alla sua squadra, ovvio, e c’è da credergli vista la sorpresa fatta a inizio girone. La Dea deve sperare che il City tiri fuori dal cilindro la partita della vita, perché col pubblico di casa che carica al Maksimir non si è mai abbastanza in Guardiola. Ieri si sentivano ancora solo loro, un urlo compatto, un salto in alto unico, frotte di schiene nude che cantavano a squarciagola anche sotto di due. Vi ricordano i nerazzurri? Non quelli di ieri, perché per tutte le ragioni che potevano avere tra i Daspo e un viaggio a Brescia ancora incerto, c’era una gara in ‘casa’ in Champions in palio, la terza della storia. Ma si sapranno fare perdonare a 4 ore di aereo dallo scalo di Orio, per una scalata che pareva impensabile e invece ora è possibile. Quindi a raccolta il cinismo, la cattiveria e il 12° uomo. Ma anche il 13°, Pep Guardiola, perché mandi in letargo Orsic e regali un sogno al suo amico Gasperini.