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    Atalantamania: Dea senza il suo ‘11’, la decide l’arbitro. Ma è l’italiana più combattiva!

    Atalantamania: Dea senza il suo ‘11’, la decide l’arbitro. Ma è l’italiana più combattiva!

    • Marina Belotti
    A capo chino ha pure chiesto scusa questa mattina Remo Freuler, lo svizzero dagli occhi di ghiaccio e dalle parole dosate. Dell’episodio non vuole parlare ma, se tornasse indietro a quel 17’, tirerebbe indietro anche la gamba. Perché, purtroppo, non è la prima volta che si mal interpreta un’azione del genere. Perché, per l’ennesima volta, a 5 anni dall’approvazione del Var, è come se dovessero ancora inventarlo. Perché, a conti fatti, anche il giallo non era una bella notizia, ma il rosso ha sorpreso tutta Italia. Per la direzione d’esterno e la posizione del francese. Come quando tiri i dadi e capiti sul 58, che nel gioco dell’oca equivale a ricominciare dal via a tanto così dal traguardo. La partita di ieri mister Gian Piero Gasperini se l’era preparata al dettaglio, per giorni e giornate intere, e di colpo se l’è dovuta reinventare, daccapo. Una gara che tutta Bergamo aspettava sognante da decenni ma che, con un colpo di stiletto, l’arbitro Stieler ha rovinato, arma bianca per i blancos. Zio Tobias premia Golia ma non sa che è nei momenti di difficoltà che Davide tira fuori gli artigli. “Siamo ancora vivi grazie ai ragazzi che hanno fatto un partitione in 10”, scrive ancora l’11 di cui è stata privata l’Atalanta. Onore al merito, a una Dea che doveva andare all’università e che invece ha tenuto la lezione su ‘Come resistere 70’ in 10 contro 11 Galacticos’.
     
    TOLOI-ROMERO-DJIMSITI-
    A cominciare da loro, veri eroi della serata. I fuochi d’artificio atterrano dal cielo al campo al fischio d’inizio, quando intervengono con miracoli e prodigi su Asensio, Isco, Vinicius, e anche sull’attaccante aggiunto Mendy. Il capitano italo brasiliano mette in campo coraggio e prenota le sfere prima di Isco. ‘Jimmy’ nega il gioco ad Asensio e Romero si mangia i Nacho nel dopo cena a cinque stelle. E dire che qualche mese fa il tallone d’Achille della Dea era la sua retroguardia a tre, poco solida e tanto sbadata: ora, con il Cuti in rosa, è un punto saldo e compatto che, dopo aver sventato colpi su colpi, sale nell’area opposta per affondarne lei.
     
    ILICIC, UN ANNO DOPO- Era già successo ai tempi a Kulusevski, era ricapitato a Cristiano Piccini contro lo Spezia. Non deve esserci niente di più avvilente per un giocatore che entrare a partita in corso per poi uscirne qualche minuto dopo. E non per infortunio. La gara di Josip ieri è durata mezzora, ma sono bastati 5’ per capire che lo sloveno non è ancora tornato in condizione. Una stella nella notte di Anfield, tre mesi fa che sembran anni, cadente nel prato del Gewiss Stadium ieri, insieme a tutti i palloni persi. Una serata da dimenticare, così lontana dal suo poker valenciano. Ma al ritorno alla Dea serviranno le sue intuizioni e le sue magie: ha 19 giorni per ritrovarsi, un’altra volta ancora.
     
    IL RITORNO- E così, grazie al guizzo di La La FerLand, Zidane sorride aspettando la Primavera. Il discorso è ancora vivo perché alla Dea basta una vittoria, larga se possibile, all’Alfredo Di Stéfano. Una buona notizie, nelle finali da tutto per tutto la Dea tende a non fallire: lo dimostrano i casi Shakhtar e Ajax, ma anche il più recente in Coppa contro il Napoli. Poi saranno da ricontare le assenze, soprattutto dalle parti di Zidane: in mediana mancherà ‘Casemito’, non è bastato che Stieler lo graziasse del secondo giallo. A simulare, alla fine, non è stato solo il 14 madrileno. 

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