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  • Atalanta, sei davvero da Scudetto? Stasera sapremo

    Atalanta, sei davvero da Scudetto? Stasera sapremo

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
    Dopo una settimana in cui si è parlato molto di dimensioni (non tecniche ma insomma: il Falconiere, Olympia e ci siamo capiti) stasera scopriremo la reale dimensione dell’Atalanta. Resterà la squadra che entusiasma tutti i tifosi, anche neutrali, e per la quale un posto Champions che per le big storiche è l’obiettivo minimo, a volte appena utile a salvare la stagione, è una grande conquista? O scalerà posizioni, gerarchie e credibilità, mettendosi in gioco stabilmente per lo Scudetto, come il suo ambizioso mercato estivo faceva presagire? Contro il sempre più convincente Napoli di Conte arriverà dunque il definitivo miglioramento che secondo Julio Velasco, dopo settimane, mesi e anni di lavoro avviene finalmente per “salto di qualità”?

    L’aria in vetta è più rarefatta e dopo averla conquistata in campionato con il 3-2 all’Empoli, la mitologica Atalanta che nei racconti epici correva più di tutti si è fermata di colpo. Prima ha sofferto contro la Lazio, quindi a Riad è caduta per l’ennesima volta contro l’Inter, il suo Ippomene calcistico, l’unico eroe mitico che riuscì a sopraffarla nella corsa (e che così se la sposò, ma quella è un’altra storia). Poi ha arrancato a Udine e infine ha dato segnali di risveglio, anche fisico, al cospetto di una Juventus comunque ammaccata. Tre pareggi e un ko dopo essere stata al comando e aver spinto il Gewiss Stadium a cantare “vinceremo il tricolor”. 

    Ma, appunto, ambire alla vetta e raggiungerla sono due cose molto diverse: cambiano le aspettative, per le squadre e per i calciatori. Proprio come ha sottolineato Gasperini nella sua intervista di inizio 2025 a Sportweek su uno dei suoi talenti: “De Ketelaere deve fare contro Inter e Real Madrid ciò che fa contro l’Empoli”. Significa replicare su un intero campionato le imprese di Europa League contro Sporting, Liverpool e Bayer Leverkusen. E affrontare con la stessa personalità/serenità le sfide decisive partendo da favoriti o comunque alla pari. Nelle aspettative e nella pressione.

    La Supercoppa sembrava il palcoscenico ideale per acquisire ulteriore credibilità e conquistare anche il primo trofeo nazionale dell’era Gasp. L’Atalanta ha scelto però consapevolmente di vivere la semifinale contro l’Inter come un test di affidabilità delle seconde linee. Perché consapevolmente? Perché la squadra aveva le gomme a terra, stava pagando le fatiche della prima parte di stagione e in quelle settimane stava lavorando per ritrovare la migliore condizione a ridosso della primavera. Paradossalmente, quella partita giocata con Scalvini al rientro dopo mesi (prima a centrocampo, poi laterale destro) e sperimentando Brescianini e Zaniolo in posizioni per loro anomale, nella testa di Gasp era il primo seme da piantare per il raccolto della bella stagione. Anche per capire se chi fa benissimo da subentrato rende allo stesso modo anche da titolare. Contro la Juventus sono emersi i primi germogli, ma non ancora abbastanza per rivedere la versione migliore.

    “L’acqua sul fornello cresce di temperatura ma resta sempre acqua, finche non raggiunge 100 gradi: allora diventa un’altra cosa, vapore, ed è lì che avviene il salto di qualità”. Così parlava Julio Velasco, così stasera capiremo se l’Atalanta è pronta per combattere per lo scudetto o se, ad evaporare, saranno le ambizioni. Sue e di chi da tempo, e ancor più dopo la notte magica di Dublino, si aspetta di vederla lottare fino in fondo per il titolo.

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