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  • Napoli-Inter: Inzaghi va un po' in confusione, Conte la pareggia dalla panchina

    Napoli-Inter: Inzaghi va un po' in confusione, Conte la pareggia dalla panchina

    • Davide Bernardi
      Davide Bernardi
    Ci sono notti in cui il Maradona è diverso da tutti gli stadi d’Italia. Il mio racconto di Napoli-Inter parte dall’annuncio delle formazioni, in particolare quella dell’Inter. Il rumore dei fischi è talmente alto e forte da non riuscire a parlare con la persona accanto a me. Non ci riesco, non sento la mia voce. 

    Napoli-Inter dunque è prima di tutto volume, intensità, anche emotiva. Faccio un esempio: come sempre, nel riscaldamento parte "Live is Life", quella del famoso riscaldamento di Maradona all’Olimpiastadion di Monaco. La sensazione, ogni volta, è che qualche giocatore magari vorrebbe anche lasciarsi un po’ andare a quelle note e a quelle immagini così evocative, ma praticamente tutti si fermano, forse un po’ impauriti da un paragone che potrebbe nascere involontario. 

    Tutti tranne questa volta, perché c’è un giocatore, quello che più di tutti, per dirla alla Claudio Ranieri, “coltiva il bambino che ama il calcio”: Marcus Thuram. Il francese su quelle note prende la palla e prova a omaggiare Maradona, emulandone il famoso riscaldamento. Palleggia con le cosce, alza la palla e fa “la foca”, tenendola sospesa tra naso e fronte. Poi la fa cadere e la calcia in alto, per provare a metterla giù, proprio come faceva Diego. E’ un piccolo gesto che però aiuta a capire come viva il calcio Thuram, che un istante prima che cominci il secondo tempo, parlando a distanza con McTominay e vedendolo molto serio e concentrato, gli dice: “Smile” (sorridi) e poi indicando il Maradona strapieno “It’s Beautiful” (è bellissimo). Sorridi, goditi questo spettacolo, in sostanza. Da qualche giorno il 9 dell’Inter si è fatto le treccine in testa e incontrando per caso a fine primo tempo Anguissa, uno che le ha decisamente più lunghe di lui, gliele mostra, per farsi una risata. Thuram ha la capacità di vivere certe serate senza mai perdere l’occasione di sorridere. Anche perché considerando come stava e il calendario dell’Inter, avrebbe anche potuto non giocarla questa partita. 

    La sensazione vedendo l’Inter da vicino è che Inzaghi, da qui alla fine, dovrà essere bravo e fortunato a gestire le gambe, più che la testa dei suoi. Prendete Calhanoglu, uno che quest’anno ha avuto tanti problemi, anche con la sorte, visto il colpo che prende da McTominay dopo solo 7’ di partita. Il turco stringe i denti e rimane in campo più che può, ma a fine primo tempo, prima di rientrare, allo staff di Inzaghi dice proprio: “Mi fa troppo male, mamma mia”. 
    A intervalli regolari cerca di far andare la gamba, di non farla raffreddare e anche per questo rientra in campo 5’ prima dei suoi compagni, per evitare che il muscolo si raffreddi. Ma anche lì, appena incontra Correa gli confessa: "Appena distendo la gamba… mamma mia". 
    E infatti dopo 4’ del secondo tempo il turco deve uscire, così come Dimarco, per un risentimento muscolare e questo per Inzaghi è un problema, perché già alla vigilia la situazione sugli esterni era complicata. 

    A questo punto sulla panchina dell’Inter si crea un po’ di confusione, Inzaghi chiede più volte il passaggio al 4-4-2, che però la squadra non digerisce bene: Dumfries ad esempio non capisce se deve stare a destra o giocare a sinistra.
    E questo succede al 50’, 7’ dopo Inzaghi dalla panchina lascia perdere e fa segno di tornare a giocare 5-3-2, ma ancora al 70’, cambia il messaggio alla squadra. Entra in campo a gioco fermo, convinto di poterlo fare, per un rapido time out, a tutti dice 4-4-2, Barella a destra e Dumfries a sinistra, ma appena prima che il gioco riprenda, chiama a sé Mkhitaryan e gli dice: rimaniamo 3-5-2, ma facciamo uscire forte Barella di là (a destra, nda) e di qui (a sinistra) Denzel. Insomma l’allenatore dell’Inter voleva una struttura ibrida, difendendo a 5, ma poi mettendosi a 4 per uscire e mettere pressione al Napoli, ma il messaggio si è perso nel rumore del Maradona. 

    Dall’altra parte, a pochi metri, Conte ha tutt’altro spirito rispetto a Como. Parte carico, come aveva fatto sul lago, ma questa volta non si spegne, anzi la pareggia lui dalla panchina. Quattro minuti prima dell’1-1 ridisegna il Napoli: urla a Billing “davanti”, deve giocare accanto a Lukaku. A Okafor dice di stare largo e a McTominay invece: Scott… midfielder (centrocampista, nda). 4-2-4. Billing accompagna l’azione di Lobotka e fa 1-1. L’esultanza di Conte ha le vibes di Euro2016, quando saltava sulla panchina e poi addosso ai suoi collaboratori. Fa lo stesso con Oriali, prima di andare da Lukaku e dirgli “calma indicandosi le tempie. Vuole vincerla. Ma il piano di Lukaku non funziona, si Lukaku, ancor prima di Conte, perché a fine primo tempo, appena prima che McTominay si mettesse a parlare con Thuram, allo scozzese l’attaccante del Napoli aveva sussurrato: just one gol and it’s over. Facciamone uno ed è finita. 

    Invece finisce così, 1-1 e il suo dispiacere a fine partita è chiaro, viene colto anche da Oriali, che lo abbraccia e gli fa: “Va bene così, va bene così, abbiamo dato la dimostrazione che siamo lì, siamo lì” e glielo ripete finché il belga non annuisce. 
    Ognuno da questa partita esce con le proprie certezze, il Napoli di esserci e di esserci fino alla fine, l’Inter in un calendario folle, barcolla ma non perde e al momento, rimane davanti. 


    Il BordoCam integrale di Napoli-Inter sarà presto disponibile sull’app di DAZN. 

     

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    ravir
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