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  • Pogba (quasi) come Palomino, ecco cosa salvò il difensore dell'Atalanta

    Pogba (quasi) come Palomino, ecco cosa salvò il difensore dell'Atalanta

    • Marina Belotti
    Il fulmine a ciel sereno che ha travolto il centrocampista della Juventus, Paul Pogba, risultato positivo al test anti-doping dopo la prima gara di campionato nemmeno giocata, ha riportato alla memoria un caso che proprio un anno fa aveva sconvolto la piazza bergamasca. Juan Luis Palomino, veterano dell'Atalanta, fu trovato positivo al Clostebol Metabolita, uno steroide anabolizzante. Ecco però una prima differenza sostanziale: il caso è simile, ma non analogo, perché c’è doping e doping. 
     
    IL CASO PALOMINO - Il 5 luglio 2022 il difensore all’epoca dei fati 32enne dell’Atalanta fallì un controllo a sorpresa di Nado Italia durante il ritiro pre-campionato a Zingonia. Il centrale, scioccato quando apprese la notizia il 26 luglio, si dichiarò subito innocente, tanto che si sottopose a delle controanalisi, che però il 12 agosto confermarono la presenza di tracce di Clostebol Metabolita nel campione B. Subito sospesa, una delle bandiere nerazzurre passò l’inferno tra attacchi social e divieto assoluto di frequentare gli spazi nerazzurri. La richiesta della Procura fu subito i due anni di squalifica, ma lui continuò a sostenere con forza la tesi dell’assunzione accidentale e involontaria, rifiutando il patteggiamento per andare subito a giudizio: il 7 novembre, dopo 13 partite saltate per squalifica, fu assolto per buona fede. ‘Solo’ quattro mesi di squalifica per l’argentino. Questo perché, a differenza del testosterone di Pogba, il Clostebol Metabolita si può trovare anche in pomate o spray a effetto cicatrizzante. ‘L’arma del delitto’ in questione non fu mai trovata, per cui Palomino poté appellarsi alla ‘contaminazione accidentale’, che può avvenire anche solo sfiorando prodotti di amici o famigliari sparsi nel bagno di casa. Se fosse stata provata la colpa o la negligenza del giocatore, la pena avrebbe potuto raggiungere fino a quattro anni, come per Pogba. Tuttavia, la legge stabilisce: “Qualora l'atleta dimostri in un singolo caso di non avere colpa o negligenza, il periodo di squalifica teoricamente applicabile è eliminato”. Casi simili sono accaduti con altri atleti, come Martina Caironi, l'atleta paralimpica bergamasca, e Christian Burns, ala della Pallacanestro Milano. 
     
    DIFFERENZA SOSTAN-ZIALE - Paul Pogba però è stato trovato positivo al testosterone sintetico, una giurisprudenza diversa dal caso del clostebol metabolita, che accoglie la spiegazione dell’uso di una pomata cicatrizzante. Inoltre, Pogba e la Juventus non hanno formulato nelle settimane scorse una richiesta di esenzione terapeutica motivata da un problema di salute. Il caso già così sarebbe molto più complicato, ma c’è un altro fattore ad adombrare il futuro di Pogba. Atalanta si era da subito schierata con il suo giocatore, appoggiandolo, mentre la Juve, certa di non aver sbagliato, se accerterà la colpevolezza del francese prenderebbe in considerazione l’annullamento del contratto. Volontarietà o incidentalità? Ruota attorno alla riposta a questa domanda il futuro di Pogba, come per Palomino, entrambi appesi a un filo. 
     
    ANCORA NEL TUNNEL - Anche per Palomino infatti, non è finita qui. Dopo dieci mesi dall'assoluzione, Nado Italia (la struttura preposta ai controlli antidoping) ha presentato ricorso al Tas di Losanna. Questa decisione segna una nuova fase nel processo che ha coinvolto il calciatore. La sentenza sarà definitiva e inappellabile, con una decisione attesa entro un massimo di 90 giorni. Dopo 14 mesi dal fatto, il futuro di Palomino è ancora incerto: per Pogba è quindi solo l’inizio di un lungo incubo. 

     

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