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    Arabia, non solo Mancini e top players: parte il progetto giovani per il calcio locale

    Arabia, non solo Mancini e top players: parte il progetto giovani per il calcio locale

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Il progetto di sviluppo calcistico saudita ha un raggio amplissimo. La parte che riguarda il calcio di vertice è la più evidente e dibattuta, in questa folle estate che ha visto i petroldollari dettare le regole e i tempi delle trattative. I conti appena aggiornati dicono che i club sauditi hanno speso 604 milioni di euro per portare nella Saudi Professional League (SPL) ben 183 calciatori provenienti da federazioni estere. E un altro centinaio di milioni di euro tra fisso e bonus è stato messo sul piatto per assegnare a Roberto Mancini la guida della nazionale.

    Ma in parallelo a questa che è la parte più eclatante dell'operazione se ne muove un'altra. Più silenziosa ma altrettanto cruciale per la crescita e il consolidamento del calcio nazionale. Si tratta del progetto “Shuhub Community Program”, una vasta operazione di leva calcistica riservata ai ragazzini e ragazzine di età compresa fra i 7 e i 12 anni. Il progetto, che quest'anno giunge alla seconda edizione, si articola su una serie di appuntamenti che partono dal prossimo mese di settembre per concludersi a marzo 2024. Quattro le sedi in cui gli appuntamenti verranno celebrati: Tabuk, Gedda, Dammam e Riad. Gli organizzatori si aspettano che i partecipanti alla leva siano 3.500 e vantano la buona riuscita della precedente edizione.

    Ovviamente le cifre non sono verificabili, né vengono forniti ulteriori dettagli sul numero effettivo di ragazzine e ragazzini avviati alla pratica calcistica di base. Ma al di là di questi aspetti, che riguardano la misurazione di riuscita del progetto, ve ne sono altri da rimarcare.

    Il più visibile fra questi è la partnership tra la federazione calcistica saudita e NEOM. Quest'ultimo è il marchio del progetto più ambizioso nel contesto dell'ambiziosissimo piano strategico nazionale Vision 2030, di cui il piano di espansione sportiva è parte. NEOM è infatti la città visionaria e futuristica che è in corso di edificazione nel deserto, con un'estensione di 26.500 chilometri quadrati (“quasi quanto l'intero Belgio”, viene specificato nel sito ufficiale), contraddistinta da ampie diversità interne che comprendono tanto il paesaggio e clima d'alta montagna quanto le località marittime in prossimità del Mar Rosso. L'edificazione di Neom è concepita in coerenza coi più elevati standard di sostenibilità ambientale. Ovviamente viene da chiedersi quanto sostenibile possa essere un'antropizzazione da 26.500 chilometri quadrati, ma questo discorso ci porterebbe altrove. Costo di questa gigantesca impresa: 1 trilione di dollari.

    NEOM è anche un pezzo cruciale delle politiche di espansione sportiva saudita. Qui è prevista la realizzazione del global hub degli esports, qui verrà tenuta l'edizione 2029 dei Giochi Invernali Asiatici (https://www.designboom.com/architecture/saudi-arabia-2029-asian-winter-games-megacity-doesnt-exist-10-05-2022/), qui sorgerà dal nulla un nuovo club calcistico, il NEOM FC, che giocherà in più stadi sparsi per il territorio della mega-città. Insomma, una declinazione del futuro assoluto che adesso associa il suo marchio al futuro del calcio saudita di base.

    Ma in realtà potrebbe mancare un pezzo a questa storia: per i caso i sauditi, nel calcio, staranno replicando l'operazione che i qatarioti realizzarono con le accademie Aspire? Ci riferiamo al vasto reclutamento di giovanissimi atleti provenienti da paesi africani o da quelli asiatici più poveri. I migliori fra questi sono stati naturalizzati e resi selezionabili per la nazionale del Qatar. Se il progetto di sviluppo del talento calcistico condotto dai sauditi prevede anche questo, lo sapremo soltanto fra qualche anno.

    @pippoevai

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