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Ancora Tonali, di nuovo il Milan. Pioli sbaglia, ma a Verona la vince coi cambi
Il posto è lo stesso, Verona, diverso invece è il Milan che prima ha la possibolità di chiudere la partita in dieci minuti e spreca l’occasione con Giroud, poi si fa riprendere dal Verona e, all’inizio di ripresa, rischia addirittuta di andare sotto (traversa di Piccoli). E quando Tonali segna la partita è tutt’altro che finita perché il Verona ha almeno due occasioni per pareggiare: in una salva Pobega (braccio aderente al corpo, nessuna possibilità di un altro rigore beffa), nell’altra si immola Thiaw, entrato all’83 per Leao.
Pioli è un allenatore bravissimo, ma questa volta è andato a complicarsi la vita. Prima, schierando Adli (che è una mezzala e per di più un po’ lenta) sulla linea di Braim Diaz e Leao. Poi - e parlo degli ultimi quindi minuti, compreso il recupero - disponendo una difesa a tre che poi diventava a cinque.
A me, francamente, ha sorpreso molto. Anche perché togliere Leao quando gli spazi erano ormai accessibili ad ogni scorribanda ha significato dare la possibilità al Verona di provare in continuazione con cross e calci d’angolo in cerca della testa di Djuric, entrato al 65’ per Henry.
Il meglio, però, il neo allenatore Bocchetti lo aveva dato prima con un’aggressività e un’intesità che hanno ricordato il Verona di Juric, di cui l’ex allenatore della Primavera gialloblù era evidentemente un allievo. Detto che il padre di questa scuola è Gian Piero Gasperini (non a caso Juric e Bocchetti erano allenati da lui al Genoa), va sottolineato che sia il sistema di gioco (3-4-3) sia i princìpi (disposizione uomo su uomo, linea difensiva alta, pressing e ripartenze con azioni di prima simili a quelle del miglior rugby), rappresentano ormai una strada alternativa anche per squadre piccole desiderose di raggiungere i propri obiettivi giocando e non speculando.
Purtroppo Bocchetti ha solo l’abilitazione di Uefa A, non di Uefa Pro. Perciò, scaduta la deroga che gli è stata concessa di un mese esatto, se ne tornerà, in qualche modo, dietro le quinte. Infatti o il Verona ingaggia un allenatore con i requisiti richiesti (l’abilitazione di prima categoria ora Uefa Pro) o il presidente Setti sarà costretto ad affiancargli un tecnico in regola del quale Bocchetti farebbe formalmente solo il secondo. Tuttavia sia il Settore Tecnico, sia l’Associazione Allenatori saranno vigili affinché il pastrocchio venga evitato. Peccato perché Bocchetti ha buone idee e in meno di una settimana ha cambiato la squadra e il suo atteggiamento. Con lui in panchina questo Verona potrebbe davvero salvarsi.
In attesa di sapere come andrà, c’è da raccontare, seppur per sommi capi, una partita strana, spettacolare e avvincente. Il Milan l’ha vinta con merito perché ha creato di più e cambiato in meglio (le sostituzioni, lo si sa, contano) quando il Verona tentava addirittura di sovrastarlo. Situazione paradossale se si pensa a come era cominciata.
Dopo dieci minuti i rossoneri sarebbero dovuti essere sul 2-0. All’autorete di Veloso (9’) dopo una superlativa accelerazione di Leao che aveva seminato Magnani, è seguita un’occasionissima per Giroud, servito da Brahim Diaz. Il francese ai è presentato solo davanti al portiere Montipò, ma incredibilmente ha mandato a lato.
Da una partita indirizzata, il MIlan si è ritrovato ad aver addomesticare una gara scombinata quando Gabbia (19’), tentando di deviare una conclusione da dentro l’area di Gunter, ha messo nella propria porta. E, addirittura nel finale di primo tempo, ancora Gunter ha sfiorato di testa il raddoppio su angolo di Veloso. Chi ha visto la partita non può essere del tutto sorpreso. Il Verona, infatti, nei primissimi minuti era partito carico e rabbioso. E se aveva sbandato in difesa sotto le percussioni di Leao, si era ripreso andando a giocare con tanti uomini nella metacampo avversaria.
Legittimamente, dunque, Pioli non poteva essere contento della prestazione della sua squadra che, dopo il vantaggio e l’occasione di Giroud, aveva cercato di amministrare anzichè di affondare. Così, dopo l’intervallo, sono usciti Brahim Diaz e Giroud per Rebic e Origi e all’ora di gioco il sistema è stato addirittura modificato: dal 4-2-3-1 al 4-3-3. A centrocampo Bennacer (per Krunic), Pobega per Adli e Tonali. Dall’altra parte Djuric per Henry e Hongla per Tameze.
Tutto questo accadeva perché al 55’, PIccoli, sostituto dell’infortunato Hrustic, aveva colpito di testa la traversa interna su cross di Veloso. Bocchetti ha provato a mettere centimetri cercando soluzioni fisiche ed aeree.
Il Milan ha cambiato ritmo, determinazione e atteggiamento ad un quarto d’ora dalla fine. Prima Montipò ha sbarrato la strada ad un sinistro di Theo Hernandez e ad un colpo di testa di Rebic su cross di Tonali. Poi, all’81’, Leao è venuto a prendersi palla in mezzo, ha allargato per Rebic che di prima ha appoggiato a Tonali liberissimo di attaccare lo spazio. Il suo tocco, tra le gambe di Montipò, ha esaltato il popolo rossonero. E dire che Pioli aveva pronto il cambio: Messias proprio per Tonali.
Ma si sa, la storia del calcio è un romanzo. Come lo sono stati gli ultimi minuti per il MIlan. Ma il Verona non ha segnato e il Milan è di nuovo in alto. Non in testa, ma a ridosso sia del Napoli che dell’Atalanta. Una posizione a suo modo privilegiata.
IL TABELLINO
Hellas Verona-Milan 1-2
Marcatori: 9' aut. Veloso, 19' p.t. Guenter, 36' s.t. Tonali
HELLAS VERONA: (3-4-2-1) Montipò; Hien, Gunter, Magnani (dal 25' s.t. Cabal); Faraoni, Tameze (dal 20' s.t. Hongla), Veloso, De Paoli; Hrustic (9' s.t. Piccoli), Verdi (dal 25' s.t. Kallon); Henry (dal 20' s.t. Djuric). All. Bocchetti
MILAN: (4-3-3) Tatarusanu; Kalulu, Gabbia, Tomori, Hernandez; Adli (dal 15' s.t. Bennacer), Tonali, Krunic (dal 15' s.t. Pobega); Diaz (dal 1' s.t. Rebic), Giroud (dal 1' s.t. Origi), Leao (dal 37' s.t. Thiaw). All. Pioli
Arbitro: Massa
Ammoniti: 40' p.t. Bocchetti, 27' s.t. Magnani, 24' s.t. Hongla, 30' s.t. Faraoni, 36' s.t. Hernandez, 45' s.t. Rebic.