Amauri viola: 'Preso in giro dalla Juve, se segno faccio il giro dello stadio'
"Quale miglior gara per ripagare la fiducia della Fiorentina?
Amauri a tutto viola: "Se segno alla Juve faccio il giro dello stadio".
"In bianconero mi sono sentito preso in giro: mai una chance".
"Conte? Ci ho parlato solo due volte e mai mi ha detto che ero fuori dal progetto".
"Sento dire che la Juventus è tanto Signora, ma dove...?".
Amauri, l'estate scorsa la Juve l'ha messa da parte. Si è dato una spiegazione di quello che è successo?
«Me l'hanno già chiesto in cinquemila. A Torino ho iniziato bene anche la terza stagione, segnato in Europa League, ho fatto 3 gol nelle prime 4 gare. Poi il primo infortunio: rientro e mi rifaccio subito male. E' lì che ho sbagliato: mi sono sacrificato per rientrare prima, anche se in condizioni imperfette, e ho giocato male. Molte colpe sono cadute su di me».
Conferma?
«Ormai è passato, io ho detto la mia, loro la loro. Non credevano più in me e mi hanno fatto passare per quello che rifiutava il passaggio ad altre squadre, che ancora tutte queste squadre che mi volevano le devo vedere. Il problema della Juve sembravo essere io. Eppure credo di essermi comportato sempre benissimo: mai una parola fuori luogo, mai una polemica verso nessuno. Ho la coscienza a posto».
Qual è stata la cosa che l'ha fatta più soffrire?
«Di non giocare ci sta. Ma la cosa che mi ha fatto più male è stata non avere neppure una possibilità. Stava iniziando un nuovo corso, con un nuovo allenatore, e non mi è mai stata data una chance per farne parte, per far vedere quello che so fare. Questo è l'aspetto più clamoroso, di cui ancora oggi non capisco il motivo».
Quante volte ha parlato con Conte?
«Due, e non mi ha mai detto che non avrei fatto parte del progetto, anzi. Mi ha spiegato che avevo davanti altri giocatori, ma che avevo qualità, e che mi considerava al servizio della squadra. Ho pensato: perfetto, funziona così da tutte le parti. Ma alla fine lui non c'entra, stavo fuori perché così aveva deciso la società».
In generale, come si è sentito?
«Deluso, preso in giro».
In estate le tolsero il numero 11 per il 38. Cosa pensò?
«Forse volevano darmi un segnale, ma di cosa non lo so. Sei la Juve, non una squadra qualsiasi che devi preoccuparsi di mandare in giro segnali di questo tipo. Insomma, non c'è bisogno che mi togli la maglia, peraltro senza neanche dirmelo. Dicono che la Juve è tanto Signora, ma dove?».
Qualcuno le avrà spiegato i motivi di certe scelte.
«Nessuno mi ha mai detto niente, e la personalità si vede in questi momenti. Ripeto, non ho più sentito nessuno, se non qualche vecchio compagno. Non facevo più parte del loro gruppo, ma mi hanno sempre trattato benissimo».
Chiese lei di andare ad allenarsi con la Primavera?
«Non l'ho chiesto, l'ho imposto. Assurdo lavorare solo».
Mai pensato di mollare tutto?
«Sì, mi sono detto basta, chiudo tutto e torno in Brasile, se trovo squadra bene, se no pace. La forza me l'ha data mio figlio Hugo, sei anni. Sono il suo idolo, copia tutto quello che faccio: se mi fossi arreso, gli avrei dato un esempio sbagliato. Così gli ho dimostrato che le difficoltà si possono superare. Poi è arrivata la Fiorentina, qualcuno che credeva in me c'era ancora. Sono riconoscente alle società, questo peserà quando dovrò decidere il mio futuro. Il Parma? Voci, se avessi avuto un contratto più lungo, non sarebbero neppure venute fuori».
A gennaio la Juve ha cercato nuovi centravanti: Borriello è più forte di lei?
«Se chiedete a me dico di no, se chiedete a lui vi dirà che è più forte lui. Di certo è un grande attaccante».
Chi vincerà lo scudetto?
«Il Milan. E non perché voglia gufare, semplicemente perché è più forte».
Il gol dell'ex chiuderebbe il cerchio. Quanto ci pensa?
«Tanto. Ci tengo parecchio, più che contro un'altra squadra, non lo nego. Finora ho fatto buone partite, senza segnare. Ma sento che stavolta il gol è dietro l'angolo. Non vedo l'ora, non solo perché sarà una liberazione, ma anche per ripagare tutti quelli che credono in me. So quanto la gente ci terrebbe: mi hanno accolto bene, anche se venivo dalla Juve. Ora farò di tutto per uscirne vincitore: mi va bene segnare in qualsiasi modo. E se lo faccio rinuncio per una settimana al churrasco, il mio piatto preferito, oltre a impegnarmi per una speciale donazione all'Istituto per l'infanzia abbandonata a Carapicuiba, dove sono nato».
Si aspettava che per la Fiorentina fosse così dura?
«E' una stagione nata e proseguita in burrasca. Ora dobbiamo dare continuità alle cose positive, e non parlare in giro di retrocessione appena si sbaglia una partita».
Ha un obiettivo da centrare?
«Non lo confesserò mai, ma c'è. E lo raggiungerò, l'ho promesso a me stesso».
Se segna, esulta?
«Tanto. Faccio il giro dello stadio».