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  • Vendetta Amauri:| 'Segno un gol alla Juve'

    Vendetta Amauri:| 'Segno un gol alla Juve'

    Secondo la Gazzetta dello Sport, sulle condizioni di Stevan Jovetic c'è un cauto ottimismo sopratutto da parte del calciatore, mentre dal club non si espongono e chiedono altro tempo per le verifiche. Contrariamente tra l'altro alle previsioni fatte fino a qui, quando a essere ottimista era la Fiorentina e non il calciatore.
     

    La Nazione
    Amauri prenota la vendetta pù bella: "Juve ti segnerò".
    Amauri e la Juve si sono lasciati augurandosi probabilmente il peggio, ma non lo sapremo mai dalle dichiarazioni ufficiali. Antipatia, spilloni e rancori sono custoditi in attesa degli eventi e per le vendette a distanza sarà decisivo il numero dei gol segnati. Per ora zero, nel caso di Amauri, come i tabellini impietosamente ricordano da un mese e mezzo.

    L’EX a secco però è una fomidabile minaccia per la squadra che l’ha mollato dopo averlo tenuto da parte, in un esilio placcato di platino (3 milioni e mezzo netti all’anno): i giocatori incattiviti — soprattutto quando non hanno segnato prima — sono il peggio che possa capitare e forse la Fiorentina già pensa al 25 marzo, quando incrocerà Gila con la maglia del Genoa (e lui un gol l’ha segnato). Un centravanti incattivito alla volta, e ora è il turno della Juve.

    Amauri è partito benissimo e poi si è afflosciato, almeno per i tiri in porta e le conclusioni a rete, mentre è aumentato il suo contributo alla squadra in termini di lavoro sporco: i centravanti generosi piacciono, ma alla fine preoccupano se non segnano.

    L’aiuto alla squadra allora diventa un difetto e non un segnale di partecipazione, in attesa del gol che rivaluti le maratone per tornare in difesa e gli stop a centrocampo con le spalle alla porta. L’espressione di Amauri, in gol per l’ultima volta nel Parma contro l’Udinese (23 aprile 2011) è in sintesi un discreto guizzo di smarrimento. Se dieci mesi e mezzo di astinenza non sembrano pochi a chi giudica dall’esterno, Amauri deve considerarli un’offesa personale che lampeggia oscenamente sul curriculum: logico che infilare la Juve sarebbe il massimo sotto molti punti di vista, compreso quello della rivincita personale, e per questo è arrivato il momento di fare il mestiere per cui Amauri è stato ingaggiato.

    La promessa fatta all’Ad Mencucci avrebbe avuto in altri momenti un senso meno simbolico, ma in cerca di titoli non sfugge l’importanza dell’impegno: l’ottava partita di Amauri sarà quella buona, parola di bomber, e visto che c’è la Juve la soddisfazione sarà doppia. L’importante è che l’attaccante recuperi l’esplosività laddove in passato faceva la differenza: è soprattutto sui colpi di testa in area — nonostante i movimenti siano sempre puntuali — che Amauri non riesce a superare quasi mai i difensori centrali.

    E’ soprattutto negli spazi brevi — sempre quando la porta si avvicina — che servirebbero una velocità maggiore e cambi di direzione eseguiti con più esplosività. La rete fallita a Catania dopo il salto di Carrizo è stata la sintesi di tutto questo, unita a una piccola percentuale di sfortuna per il recupero di Lodi: bel movimento di partenza con il taglio, dribbling esterno un po’ troppo lento, destro a mezz’altezza sulla coscia di Lodi che nel frattempo era rientrato.

    Da lì — con il senno di poi, ma anche di prima — Amauri avrebbe potuto fare altre cose, mirare l’angolo basso e cercare una soluzione alta di potenza per scansare l’intercettatore. In altri tempi gli sarebbe riuscito, ma quei tempi devono tornare alla svelta.


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