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Pirlo dice basta, si chiude un'epoca
189 maglie azzurre (38 i gol), dalle giovanili alla Nazionale A con un titolo Europeo Under 21 vinto da protagonista e capocannoniere nel 2000 e l'apoteosi di Berlino 2006, da autentico faro della formazione guidata da Marcello Lippi e vincitrice dell'ultimo nostro titolo mondiale. Un'epopea di 20 anni con la maglia dell'Italia apertasi il 12 febbraio 1994 in un Spagna-Italia 1-2 e conclusasi nel modo più triste, nel caldo pomeriggio di Natal, con la sconfitta per mano dell'Uruguay che ci consegna la seconda eliminazione consecutiva al primo turno di una fase finale del Mondiale.
SI CHIUDE UN CICLO - Ieri, al termine della gara, Andrea Pirlo ha detto basta. Basta alla Nazionale con i suoi 35 anni sulle spelle, mascherati in maniera magnifica da un talento fuori dal normale e che da oggi sarà messo solamente al servizio della Juventus, salvo clamorosi ripensamenti. Il saluto di Pirlo è una delle immagini più tristi del fallimento brasiliano e segna la fine di un ciclo che non riguarda solo il fenomeno di Brescia ed è una perdita ben più pesante di quella dei dimissionari Prandelli e Abete. Lascia uno di quei calciatori che ne nascono uno ogni 25-30 anni, un uomo che, per spessore tecnico e umano ha raccolto alla grande l'eredità lasciata dai grandi playmaker della Nazionale: da Rivera ad Antognoni, passando per Ancelotti e Albertini. Sarà un caso se all'estero, e soprattutto in Brasile, è stato atteso e acclamato come una star dai tifosi delle nostre avversarie?
UNO STILE DA NUMERO 1 - Volendo guardare il versante positivo, per la personalità e la sfrontatezza messa in campo da un grande Marco Verratti si è assistito anche a un ideale passaggio di consegne, che ci fa intravedere uno spiraglio di speranza per quello che sarà il dopo Pirlo. Che si è congedato a modo suo, con sobrietà e nell'intimità dello spogliatoio con i compagni protagonisti dell'ultima sfortunata spedizione iridata. Senza urlare e senza mettere sotto accusa nessuno in particolare, come invece hanno fatto altri illustri esponenti della vecchia guardia. Un addio da numero 1.
SI CHIUDE UN CICLO - Ieri, al termine della gara, Andrea Pirlo ha detto basta. Basta alla Nazionale con i suoi 35 anni sulle spelle, mascherati in maniera magnifica da un talento fuori dal normale e che da oggi sarà messo solamente al servizio della Juventus, salvo clamorosi ripensamenti. Il saluto di Pirlo è una delle immagini più tristi del fallimento brasiliano e segna la fine di un ciclo che non riguarda solo il fenomeno di Brescia ed è una perdita ben più pesante di quella dei dimissionari Prandelli e Abete. Lascia uno di quei calciatori che ne nascono uno ogni 25-30 anni, un uomo che, per spessore tecnico e umano ha raccolto alla grande l'eredità lasciata dai grandi playmaker della Nazionale: da Rivera ad Antognoni, passando per Ancelotti e Albertini. Sarà un caso se all'estero, e soprattutto in Brasile, è stato atteso e acclamato come una star dai tifosi delle nostre avversarie?
UNO STILE DA NUMERO 1 - Volendo guardare il versante positivo, per la personalità e la sfrontatezza messa in campo da un grande Marco Verratti si è assistito anche a un ideale passaggio di consegne, che ci fa intravedere uno spiraglio di speranza per quello che sarà il dopo Pirlo. Che si è congedato a modo suo, con sobrietà e nell'intimità dello spogliatoio con i compagni protagonisti dell'ultima sfortunata spedizione iridata. Senza urlare e senza mettere sotto accusa nessuno in particolare, come invece hanno fatto altri illustri esponenti della vecchia guardia. Un addio da numero 1.