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    Altobelli a CM: "Mi vedevo già dirigente dell’Inter e ho strappato il contratto. A Lautaro do un consiglio"

    Altobelli a CM: "Mi vedevo già dirigente dell’Inter e ho strappato il contratto. A Lautaro do un consiglio"

    • Pasquale Guarro

    Ho fatto carta straccia di un contratto da 1,4 miliardi di lire quando già mi vedevo dirigente dell’Inter”. Alessandro Altobelli è a San Siro, iniziano a riconoscerlo, tutta gente abituata al contatto con i calciatori, ma alcune figure di un tempo rappresentano qualcosa in più: «Scusate se interrompo l’intervista, ma non so se mi ricapita. Possiamo una foto? Sei stato il mio grande idolo in adolescenza». 

    L’affetto è immutato.
    “Mi fa piacere, non mi sono mai prestato a situazioni equivoche e, a fine partita, ho sempre chiuso il borsone per fare rientro a casa. Forse sarà per questo”. 


    L’Inter era presente anche nella sua infanzia?
    “Negli anni ’60 erano in pochi a possedere un televisore. Per fortuna c’era il proprietario del cinema di paese che la sera spostava la tv fuori casa, in via Stretta a Sonnino. Solo così potevo seguire qualcosa ed erano gli anni della Grande Inter”. 

    A quanti anni ha iniziato con il calcio?
    “Ho sempre giocato per strada ma a 13 anni mi chiesero di giocare per la Spes”. La squadra di Sonnino?
    “Sì, fondata da Gaspare Ventre,  che aveva una barberia in piazza. Spes in latino significa speranza e quel nome voleva essere di buono auspicio per la nuova generazione”.

    Come eravate organizzati?
    “Autofinanziamento. Ci allenava il barbiere e ognuno dava la propria quota per andare a giocare in trasferta. Un fruttivendolo ci metteva a disposizione il suo furgone, ma almeno la benzina dovevamo farla noi. Ci cambiavamo lungo il tragitto e  arrivati al campo, ci vedevano uscire già pronti per giocare: scoppiavano sempre tutti a ridere”. 

    Quando è cambiata la sua vita?
    “In quella squadra ce n’era un altro forte quanto me: Bernardini. Un giorno un certo Nando insistette nel volerci portare a fare un giro nella sua auto. Lui lavorava in Fiat ma aveva agganci con il Latina. Iniziò a parlarci, ma senza scendere nei particolari. Ci riaccompagnò a casa e la questione finì così”. 

    Poi?
    “Era stato il primo approccio, perché poi Nando si ripresentò e ci disse di salire un’altra volta nella sua 127, questa volta tirò fuori dalle tasche due fogli da 50 mila lire, uno per me e uno per Bernardini: «Volete venire a giocare nel Latina?”.

    Cosa gli rispose?
    “Presi le 50 mila lire e corsi a casa per farle vedere al mio papà, ero orgoglioso. In cambio ricevetti un ceffone perché lui voleva vederci chiaro circa la provenienza di quel denaro. quando gli dissi che me li avevano dati per andare al Latina, mi rispose: «Che ti pagano per giocare a calcio?».

    Poi capì?
    “Sì, ma sussisteva ancora un problema, perché io facevo il macellaio e non riuscivo a portare avanti contemporaneamente le due cose, neanche svegliandomi molto presto al mattino. Così il proprietario della macelleria se ne lamentava, anche perché aveva due punti vendita e in uno dovevo esserci io. Era un po’ arrabbiato anche lui”. 

    Se le chiedo di scegliere il compagno più forte?
    “Beccalossi. In Nazionale non ha avuto le fortune che avrebbe meritato perché Bearzot proteggeva il proprio nucleo e non voleva creare pressioni creando competizione con Antognoni”. 

    Il partner in attacco?
    “Rummenigge”. 

    Con quale allenatore ha creato il miglior feeling?
    “Bersellini mi ha fratto crescere e ha saputo allenarmi meglio di qualsiasi altro. Perfetto anche nella gestione mentale”. 

    Ricorda qualcosa in particolare?
    “Abitavamo entrambi ad Appiano e mentre guardavo la tv sentii il campanello. Era venuto a parlarmi e chiedeva di entrare. Si accomodi mister, le faccio un caffè. Cosa succede? Era venuto fino a casa mia per dirmi che a Perugia mi avrebbe lasciato in panchina perché mi aveva visto un po’ stanco”. 

    L’allenatore con cui invece ha legato meno?
    “Trapattoni, ma mi fermo qui”. 

    Però si percepisce tanta amarezza in questo non detto. 
    “Ero all’Inter da undici anni e mi vedevo già dirigente del club con la cravatta al collo, ma avevano deciso per me e alla fine mi sono sentito nella condizione di strappare il contratto. Sono partito per gli Europei da svincolato, ero un calciatore senza squadra, al ritorno ho ricevuto la telefonata della Juventus”. 

    Perché ha strappato quel contratto?
    “Era nato qualche diverbio già con Pellegrini quando a inizio stagione si discuteva dei possibili premi da distribuire. Mi disse che il mio era già un ricco contratto ma gli feci notare che in quello spogliatoio facevo anche gli interessi dei più giovani”.

    Crede subissero la sua personalità?
    “Non lo so, ma mi fecero capire di non volermi più. A un certo punto Trapattoni, riferendosi a Massimo Ciocci, una giovane punta che stavo aiutando a crescere accanto a me, disse al presidente: «Quest chi l’è püsse fort de Paolo Rossi”. Capii che la mia presenza non era più gradita, e mi fece male. Inoltre quella pressione non fece bene neanche a Ciocci”. 

    Oggi chi è il leader dell’Inter?
    “Lautaro è tra i più forti in Europa. Gioca con la squadra, è sempre puntuale in zona gol. Forse spreca un po’ troppo”. 

    Un consiglio?
    “Di ragionare con maggiore serenità quando si trova in area. Io percepivo quella zona di campo come un posto in cui nessuno poteva toccarmi, il che mi conferiva massima tranquillità. Ci può lavorare in allenamento e crescere ancora di più”. 

    Lei è il secondo bomber della storia nerazzurra con 209 gol, Lautaro è a 144, le dispiacerebbe se la raggiungesse?
    “Ma figuriamoci, l’ho incontrato a cena dal console arabo e ne abbiamo parlato scherzandoci su. Almeno se mi supera è un’occasione per ricordarsi una volta più di Altobelli”. 

    Inzaghi le piace?
    “Mi ha sorpreso e ho dovuto ricredermi. Quando allenava la Lazio si percepiva che fosse bravo ma pensavo non fosse ancora pronto per la pressione di Milano. Sbagliavo, fa rendere tutti al 100%”.

    Sorpreso da qualche critica nei suoi confronti?
    “Sembrava lo attendessero al varco con i fucili spianati alla prima sconfitta. Sono rimasto basito di fronte alle critiche piovute dopo la sconfitta del Franchi. Eccessivo, ma la società non ragiona come i giornali. Giusto?”

    È la settimana di Juventus Inter, chi ci arriva meglio tra le due?
    “Queste sono le partite che tifosi e calciatori aspettano per una stagione intera. In questo momento l’Inter è più forte ma a Torino non c’è mai niente di scontato”. 

    Ci indica gli uomini copertina?
    “Per l’Inter Thuram o Lautaro. Per la Juventus scegliere è più difficile perché stanno puntando su un nuovo centravanti, ma il gioco arriva dalle fasce quindi dico uno tra Conceicao e Yildiz”.


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    Castolo
    Castolo

    Ciocci più forte di Paolo Rossi, mi fermo qui per definire le competenze di certi mister, le cui...

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