Allegri l'opposto di Guardiola, ma il calcio non è solo tattica: l'esempio di Pellegrini come Pogba
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Quindi è forse giunto il momento di ribaltare il celebre adagio di José Mourinho: da "chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio" a "chi sa molto di tattica non sa (automaticamente) tutto di calcio". Un po' di esempi pratici, con interpreti insospettabili nei rispettivi ruoli.
GUARDIOLA - Il primo e più affascinante è Pep Guardiola, che nelle anticipazioni della nuova serie Netflix sulla stagione del Treble, mostra ai calciatori del City tutto il suo raffinato lato psicologico. La sconfitta con il Southampton nei quarti di Coppa di Lega (11 gennaio) scatena la sua collera nei confronti della squadra: non si parla di "mezzi spazi" o "terzini-mezzali" ma di "ambizione", "fame", "umiltà". L'allenatore che ha portato il calcio in una nuova dimensione, quello che alla Roma, quando sentiva dire che per vincere servivano più "grinta, rabbia e determinazione", alzava la mano e diceva "e giocare meglio, no?!?": ecco, lui, sa bene che senza lo spirito giusto ogni movimento tattico resta teoria pura, sulla lavagna. Per lo stesso motivo prepara la squadra alla sofferenza nella finale di Champions contro l'Inter. Le nozioni tattiche, naturalmente, non sono state ignorate: nei giorni, settimane e mesi precedenti ogni calciatore ha assorbito tutte le conoscenze che gli servono per sentirsi sicuro in campo. Ma Pep sa che non basta e non basterà. "Dovrete vivere le difficoltà, vivere nelle difficoltà. Sarà pesante. Capita una volta nella vita, è una situazione che non rivivremo mai più. So che avete sognato questo momento, che siete forti come gruppo, ma dovete trovarvi in determinate situazioni durante la partita. Voglio vedere una squadra che affronta i problemi".
ALLEGRI - Il suo esatto opposto, Massimiliano Allegri, quello che lo annichilì per 70' in Bayern-Juve di qualche anno fa, sabato scorso all'Olimpico si è incartato su dissertazioni tattiche estreme, salvo poi testare con mano per l'ennesima volta uno dei fondamenti della sua filosofia: molto, a volte tutto, parte dalla testa. Nella semifinale di andata di Coppa Italia la sua Juve, traumatizzata dal ko in campionato, aveva provato ad allontanare la paura con un avvio timidamente aggressivo (ossimoro). Salvo poi tornare tremante e tremebonda dopo il rigore assegnato e cancellato dal VAR e riemergere fragorosamente dall'intervallo con una carica psicologica sinceramente insospettabile. E se i muri dello spogliatoio potessero parlare, probabilmente racconterebbero qualcosa in più del semplice (anzi: semplicistico) "ho detto ai ragazzi di correre verso la porta avversaria".
MOURINHO - Il cerchio della vita, pardon del calcio, si chiude con il Re Leone dell’empatia: José Mourinho, crollato proprio sul terreno preferito. La sua Roma, è vero, si era chiusa nella bolla di un calcio iper-speculativo. Ma la relazione con i calciatori si era logorata anche sul piano personale: il gruppo percepiva gli assalti agli arbitri come una strategia ormai controproducente e non accettava di sentirsi scaricate pubblicamente addosso le responsabilità dei risultati negativi. Aprile dirà la verità sul reale valore della squadra e di Daniele De Rossi, che dal suo arrivo ha comunque ribaltato lo scenario, riconquistando uomini fondamentali come Lorenzo Pellegrini. La cui rinascita post-Mou ha ricordato quella di Paul Pogba con Ole Gunnar Solskjaer al Manchester United. Un'altra bandiera del club da giocatore, proprio come DDR alla Roma, che prese il posto del tecnico portoghese e liberò subito l'entusiasmo di Pogba, capace di segnare 8 gol in un mese e mezzo tra fine 2018 e inizio 2019. Questione di feeling. Perché la tattica è molto importante, ma non è l'unica cosa che conta (semicit.).