Redazione Calciomercato
Allegri esonerato, ma la Juventus non era più sua da tempo. Lo sfogo è stato l'effetto e non la causa dell'addio
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La storia tra Allegri e la Juve si chiude così, con i commenti liberi e con qualche retroscena che non vuole essere giustificazione, perché l’alterco con Vaciago, direttore di Tuttosport, non ha altra soluzione del chiarimento e delle scuse. Dal punto di vista umano e professionale, invece, l’uscita di scena dell’Olimpico si spiega, e volendo si giustifica, con il comportamento ambiguo di Giuntoli che, mentre pubblicamente e privatamente gli dava fiducia, nel frattempo lavorava per ingaggiare Thiago Motta, anche se gli “intervistati” dal direttore sportivo sono stati anche De Zerbi e Fonseca. D’altronde, il direttore sportivo eseguiva il mandato di John Elkann, che con Allegri ha riparlato solo a Coppa vinta, dopo l’ultimo colloquio che più o meno risaliva agli auguri di Natale e Capodanno.
La squadra leggeva e intuiva tutto. Ed è stato arduo, vale per qualsiasi allenatore e per qualsiasi posto di lavoro, tenere il gruppo compatto nella precarietà della guida tecnica e nelle rivalità dei conflitti interni in società.
La storia si chiude al meglio “fino alla fine” - secondo slogan della casa - della Coppa Italia. Poi c’è stato quel che c’è stato, e quindi l’esonero che sarebbe comunque avvenuto fra dieci giorni in caso di vittoria. Ma forse già subito come ora in caso di sconfitta. Sicuramente, ed eccolo, dopo l’ultima discussione con Giuntoli, avvenuta ieri, giovedì mattina, quando Allegri si è nuovamente sfogato da tifoso di se stesso e il direttore sportivo gli ha prospettato anche il licenziamento per giusta causa. In realtà, l’allenatore “fuori di testa” è stato l’effetto, non la causa. La situazione è precipitata a causa - soprattutto - di una Juventus che non era più quella del primo Allegri.