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  • Alleanze anti-inglesi e campi militari: gli ultras russi minacciano il Mondiale

    Alleanze anti-inglesi e campi militari: gli ultras russi minacciano il Mondiale

    I commercianti delle viuzze nel cuore di Amsterdam non saranno d’accordo, ma le immagini della massa di hooligans imbolsiti prima di Olanda-inghilterra fanno quasi tenerezza. Gli arresti per disturbo della quiete pubblica sono stati quasi cento, ma oltre al fetore di birra e urina e a qualche bicicletta lanciata nel canale non s’è andati. Quasi una sfilata di vecchi gentiluomini col monocolo rispetto a quanto stanno combinando i russi negli ultimi tempi. Un’offensiva di stampo quasi militare, uno spettro che s’aggira per l’Europa con un unico grande obiettivo: trasformare il prossimo Mondiale in una resa dei conti, una grande battaglia da vincere per mettere in chiaro una volta per tutte chi comanda nello scacchiere dell’assurdo universo hooligans. Anche attraverso inedite alleanze internazionali motivate da un comune odio anti-inglese. A Buenos Aires, a fine gennaio, si sono incontrati esponenti delle barra bravas di Boca, San Lorenzo, Nueva Chica e Velez con ultrà di Dinamo Mosca e Zenit: un vertice internazionale al termine del quale s’è sancito un patto di sangue fra russi e argentini — la scusa è la guerra delle Malvinas — che getta ulteriori inquietanti ombre sul Mondiale. "Gli inglesi sono i nostri avversari perché sono gli antenati del teppismo ma sono sempre sbronzi: noi invece siamo dei professionisti", ha raccontato in un documentario della Bbc un membro della banda dei Macellai di Orel. I russi vogliono il dominio del risiko e per questo hanno creato un clima di terrore diffuso che sta contagiando un po’ tutto il Continente: tra vendette di provincia e mobilitazioni da guerriglia, il caos attorno al calcio è tornato sopra il livello di guardia.

    IL PIANO DI PUTIN - Tra il dire e il fare c’è di mezzo il presidente Putin con il suo apparato repressivo rafforzato nel 2017 da una nuova legge più restrittiva per chi causa incidenti legati a manifestazioni sportive. Si rischiano sanzioni dai 3 mila ai 20 mila euro ma soprattutto condanne dagli 8 ai 15 anni, roba pesante. Andrey Zakharov, capo della polizia di Mosca, ha fatto intendere di non temere l’orda: "Siamo pronti". Il guaio è che anche il progetto del Fan Id, un documento d’identità obbligatorio per acquistare i biglietti del Mondiale e che permette d’avere sconti sui mezzi e soprattutto di evitare il visto, non garantisce l’eliminazione dei teppisti: si scheda chi entra allo stadio, ok, ma su chi sta fuori c’è poco da fare. E gli incidenti, si sa, avvengono nelle piazze, non in curva. Putin ostenta sicurezza ma l’aria che tira è pessima. Soprattutto se si amplia lo sguardo a ciò che sta avvenendo in giro per l’Europa dove la violenza ultrà, un po’ ovunque, sta tornando protagonista. L’impressione è che la famigerata battaglia di Marsiglia all’europeo francese, giusto due anni fa, non sia stata un caso isolato ma solo l’inizio di un guerra sporca modernissima e internazionale, fra alleanze e social network utilizzati come strumento di battaglia dove rivendicare i successi: ricordate le bandiere inglesi insanguinate mostrate dai russi su Facebook? C’è insomma poco da stare allegri. Il 22 febbraio, prima di Athletic Bilbao-Spartak Mosca di Europa League ci è scappato anche il morto, un poliziotto basco vittima di un arresto cardiaco nel pieno della lotta. Nella patinatissima Premier, quindici giorni fa si è rivista un’invasione di campo come nell’era pre-Thatcher, protagonisti quelli del West Ham. In Francia, a Lille, lo stesso. In Grecia il limite è stato raggiunto quando il presidente del Paok, Savidis, è sceso in campo armato di pistola. E occhio perché ci siamo dentro anche noi, lo conferma l’ultimo rapporto dell’osservatorio: rispetto alla scorsa stagione, quest’anno in Serie A +57% di incontri con feriti e +39% di arresti.

    LA SCINTILLA - La tendenza generale c’è, chiara. Un fuoco, la cui scintilla originaria risale come detto all’ultimo Europeo. Fu lì che i russi umiliarono gli inglesi, anche perché questi ultimi avevano mandato in campo l’esercito di riserva, grazie al ritiro di ben 3.000 passaporti alle teste più calde, rimaste in patria. I panciuti britannici sono stati travolti dalle super allenate falangi russe, con tecniche e modalità paramilitari. Di recente i russi si sono esibiti anche a Lione, con una violenza che lascia pochi dubbi sulle strategie di battaglia, la radicata xenofobia e la preparazione. Sempre la Bbc ha diffuso immagini inquietanti sulla preparazione da guerrieri degli ultrà, nei boschi fuori Mosca. A questo si aggiungono l’opera di casting portata avanti negli assalti alle tifoserie in Coppa per scegliere le unità più adatte alla lotta in prima linea e soprattutto la sbalorditiva rete di collaborazione con altre frange violente. Serbi, tedeschi, perfino gli argentini, appunto. Tutto questo mentre la crisi diplomatica tra Mosca e Londra vive un’escalation pericolosa. Per la gioia degli hooligans.


    (Carlos Passerini e Paolo Tomaselli per Il Corriere della Sera)

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