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Albiol: 'Che rimpianto lo scudetto perso a Firenze. Più strano Sarri alla Juve che Higuain. Manolas e James...'
VILLARREAL - “Ha insistito per due anni e mi è parso giusto e anche doveroso rispondere di sì. Sono stati caparbi, sono tornati alla carica, potevo andare via nell’estate scorsa o prima, quando mi chiamò il Valencia. Ci avevo pensato spesso, poi non ce l’avevo fatta a staccarmi da Napoli. Ora che ho 34 anni penso sia naturale avvertire il richiamo di casa, dei genitori, dei fratelli, e progettare il proprio finale di carriera”.
CICLO - “Ciclo chiuso dopo gli addii di Hamsik e il mio? Assolutamente no. Salutano in due ma resta una squadra di grandissima levatura che ha in panchina uno degli allenatori più forti del mondo. Qui c’è un futuro, perché i giovani sono di assoluto valore: si lotterà per lo scudetto, sicuro”.
MANOLAS - “Meglio Albiol o Manolas? L’unica certezza è la presenza di Koulibaly, il più forte difensore al mondo. E mi spiace staccarmi anche da lui. Poi su di me e su Manolas, che è bravissimo, ognuno può avere una propria opinione. Nel tempo, e in campo, si vedrà chi avrà avuto un rendimento migliore”.
ANCELOTTI - “In realtà anche Carletto mi ha fatto piangere! Si è incazzato? Eh sì. E anche De Laurentiis: poi hanno compreso la scelta di vita. Ma io devo un grazie a tutti: alla città, che amo alla follia. Alla società, ai tifosi, ai compagni. Alle maestre che hanno contribuito alla formazione dei miei figli, al mio amico Franco e a Mario: me li porterei a Valencia! In realtà vorrei citare tutti quelli che sono stati al mio fianco in questo periodo indimenticabile: l'elenco è lungo”.
EL PATRON - “E’ stato Allan a mettermi il soprannome, quando in ritiro guardavamo la serie Narcos: imitavamo i personaggi, si scherzava. Io leader? Questo lascio che lo dicano gli altri. Io so che ho dato tutto e che ho ricevuto, calcisticamente ma soprattutto umanamente, tantissimo. Però questa offerta del Villarreal, a cui sono grato per la stima e gli sforzi, mi mette in condizione di tornare a casa mia, che è a mezz’ora dal centro sportivo in cui andrò ad allenarmi”.
GIORNO PIÙ DURO - “A Firenze, quando perdemmo lo scudetto, o forse questo del mio adios. Non so. Sapete cosa? Io a Napoli, sin dal primo istante in cui sono arrivato, mi sono sentito amato”.
RIMPIANTO - “Lo scudetto di due anni fa, ovviamente. Una rabbia che ancora avverto dentro perché con novantuno punti in genere si vince sempre. Però il Napoli non deve smettere di crederci, qui ci sono le condizioni per farcela, la Juventus mollerà qualcosa, non può resistere. E dietro, ci sono i miei amici”.
TRE ALLENATORI - “Io qua ho avuto suerte. Fortuna davvero: sono stato bene con ognuno di loro. Rafa lo conoscevo dal Valencia, gli dovevo tanto e ora gli devo anche altro, perché è stato lui a portarmi qua. E Sarri mi ha cambiato, mi ha migliorato. Poi c’è Ancelotti, un grandissimo: un giorno potrò dire di essere stato allenato da lui. L'unico rimpianto, ripeto, è che vado via senza aver vinto lo scudetto”.
SARRI ALLA JUVE - “Maurizio è un uomo adulto e sa quello che fa: è difficile prendere decisioni dinnanzi a proposte del genere e bisogna trovarsi in certe situazioni per poterne parlare. Ai napoletani non farà piacere vederlo su quella panchina, è normalissimo, e anzi a essere onesto non fa piacere anche a me. Per niente. Fa proprio uno strano effetto immaginarlo alla Juve: molto più di Higuain. Sarebbe stato divertente. Io da lui ho imparato un sacco di cose. Ma la Juve è una grandissima società, la storia parla per lei. Bisogna approfittarne, perché magari all’inizio finirà per concedere qualcosa. Poi, una volta memorizzati i movimenti, rischia di farsi di nuovo dura: le sue squadre diventano macchine perfette. Ci vorranno altri 91 punti per batterli. Bisogna vincerle quasi tutte".
SCUDETTO - “Cosa manca per il Sogno? Un dieci percento. L’ultimo passettino, ma la squadra ha già la consistenza. E se poi, come leggo, si aggiunge James Rodriguez... Carlo sa tutto di lui e lui di Carlo si fida, sono stati assieme a Madrid e al Bayern, c’è grande stima. James aggiunge tasso tecnico, fantasia”.
INSIGNE - “Io Lorenzo non lo vedo con un’altra maglia addosso. Però bisogna che la gente lo comprenda, faccia pace con lui, gli stia vicino. Se poi giocare al San Paolo fosse sempre più complicato - ma solo in quel caso -, allora sarebbe giusto pensare di separarsi. Ma io spero che lui resti qui, tra la sua gente e nella sua terra. Da capitano”.
FABIAN RUIZ - “Può arrivare dove vuole e può giocare dove vuole: deve solo scegliere quale sia il suo ruolo. E’ un bravo ragazzo, è serio, ha la testa giusta e tutto quello che serve per diventare un diamante”.
NAPOLI - “Penso che porterò tutto nel cuore, per sempre. Che non dimenticherò mai la mia Napoli. Che in Italia non sarei potuto andare da nessun'altra parte. Che ho pianto quando ho preso la decisione. E che io e mia moglie stiamo piangendo ancora”.