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    Irrati, finalmente un arbitro da applausi: razzisti muti o andiamo via. Imitatelo!

    Irrati, finalmente un arbitro da applausi: razzisti muti o andiamo via. Imitatelo!

    • Stefano Agresti
    Conoscete i brigidini? No? Non sapete cosa vi perdete. Non c'è festa o sagra, in Toscana, nella quale non ve li troviate davanti, questi dolci strani e croccanti al sapore di anice. Massimiliano Irrati, trentasei anni, nato a Firenze e iscritto alla sezione arbitrale di Pistoia, è cresciuto nel paese dei brigidini, Lamporecchio. E da lì è partito, fischietto in bocca, mostrando buon talento (nel 2013 è stato premiato come miglior arbitro della serie B). Fino a ieri sera, quando è diventato un esempio, un modello. Per i suoi colleghi e per tutto il calcio italiano.

    Ieri sera, stadio Olimpico, secondo tempo di Lazio-Napoli, Massimiliano Irrati ha detto stop: basta, se non la smettono con questi bastardi cori razzisti (contro i napoletani e contro Koulibaly, giusto per non farsi mancare niente) andiamo tutti a casa. Visto da fuori, in fondo è semplice: che ci vuole a fermare una partita per quattro minuti? Mica vero, tant'è che nessun suo collega nelle ultime due stagioni e mezzo ha mai compiuto un passo del genere. Anche perché il braccio di ferro è duro e pericoloso, e lo era soprattutto in quel momento, sul 2-0 per gli ospiti: c'era in effetti il rischio che questi fuori di testa non si fermassero, infuriati come sono con tutto il mondo, e allora Irrati non avrebbe potuto far altro che mandare davvero tutti a casa.

    Ha vinto, Massimiliano Irrati: i pazzi hanno ceduto e si sono chetati, la partita è ripresa. Che l'abbia vinta il Napoli non è poi così importante, conta infinitamente di più che un uomo solo in mezzo a uno stadio sia riuscito a dare una lezione di civilità. Ecco, ora ci aspettiamo che tutti i suoi colleghi lo imitino, perché uno schifo del genere non si ripeta mai più: tirino fuori il coraggio di questo arbitro, mostrino la stessa umanità e la stessa forza d'animo.

    Dopo anni di colpevole silenzio e di irresponsabile immobilismo, ci auguriamo che mercoledì 3 febbraio sia cominciato un nuovo rapporto tra il nostro povero calcio e i razzisti da stadio. Perché ha fatto più Massimiliano Irrati da Lamporecchio in quattro minuti che tutti i politicanti del nostro calcio in anni e anni di blablabla.
     

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