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    Romamania: agli ottavi ma brutta e fragile, dov'è la squadra di Fonseca?

    Romamania: agli ottavi ma brutta e fragile, dov'è la squadra di Fonseca?

    Ok, d'accordo. Parto dagli alibi. I mille infortuni stagionali. Il crac di Zaniolo. Il ko di Diawara. L'eclissi di Mkhitaryan, Pastore, Kalinic e tutto il resto. Eppoi, un club alle prese con il passaggio di consegne tra Pallotta e Friedkin che certo non dà segnali di concentrazione sugli obiettivi. E, ancora, il timore di un ridimensionamento sostanzioso che si riflette sul futuro e gli stipendi dei giocatori. Bene, tutto vero e non è poco. Però la Roma che s'è qualificata per gli ottavi di Europa League contro una squadra modesta è brutta e fragile. Brutta come poche volte prima negli ultimi anni, fragile come l'abbiamo vista altre volte in questa fredda epopea americana. Non è però così facile essere brutti e fragili allo stesso tempo. Per dire: la Roma di Luis Enrique era follemente fragile e vittima di un'utopia irrealizzabile qui da noi, anche per la caratura dei giocatori, però brutta non era. Non così. La Roma, dall'inizio della stagione, è brutta e fragile, tranne in alcuni frangenti. E certamente mi ha colpito il fatto che la miglior Roma sia stata quella più casuale, figlia dell'emergenza assoluta e non certo della strategie e delle idee studiate a tavolino, con Mancini a centrocampo e Pastore punto di riferimento per fare gioco. Ecco, l'unica Roma convincente della stagione a mio avviso è stata questa, una Roma per caso, prima che si perdesse nelle nebbie.

    Quella attuale è in perenne difficoltà nel trovare la porta, in grado di concedere una ventina di tiri in porta (vado a spanne) contro il modesto Gent e dunque con la difesa aperta come un autogrill sull'autostrada. C'è chi obietterà: sì ma ha vinto contro il Lecce dominando. Vero, ma può bastare? No. Eppoi, c'è da registrare quel calo quasi sistematico, nelle ultime partite, dopo un'oretta di gioco. Prendersela con l'allenatore? Obiettivamente sta lavorando in una situazione che dal punto di vista mentale non è delle migliori, considerando che il club è in vendita e deve fare i conti con la modestia di alcuni giocatori. Ma...

    E certo, anche gli infortuni. Però, ad esempio, mi piace ricordare la prima Roma di Spalletti che fece il record di vittorie nella stagione 2005-06. Perse Totti per il grave infortunio contro l'Empoli proprio durante quella meravigliosa striscia. E fu costretta a giocare alcune partite con i 'ragazzini' Rosi, Okaka, Greco. E soprattutto, era una Roma che non navigava nell'oro e alle prese con il tramonto dell'era Sensi, pur disponendo di una rosa competitiva che, però, l'anno prima aveva fatto disastri. In quella stagione, prese solo svincolati o quasi: Nonda, Kuffour, Taddei, Comotto, Eleftheropoulos e in prestito Kharja e Alvarez, giusto per fare qualche nome. Quella Roma con Spalletti, come direbbe Petrachi, diede vita a un vero e proprio 'anno zero' per ripartire. Giocò un calcio bellissimo classificandosi quinta e poi catapultata in Champions per le sentenze di Calciopoli. Fu, quella, una grande Roma in mezzo a tante difficoltà. E certo non voglio fare paragoni, ma solo ricordare che a volte nelle difficoltà ci si esalta. Proprio quello che non sta succedendo ora.
    Paolo Franci

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