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Adios Barcellona, fine di un ciclo: è l'ora dell'Atletico, con un quarto del fatturato
BARCELLONA, FINE DI UN'ERA - Si respira dunque la fine di un'era in casa Barcellona, almeno per quanto riguarda l'Europa, perché non dimentichiamo che, comunque, la squadra guidata da Gerardo Martino è ancora pienamente in corsa per vincere il secondo titolo consecutivo di campione di Spagna ed è in finale in Coppa del Re (il 16 aprile contro il Real Madrid). Ma i segnali della fine del dominio europeo che fra il 2006 e il 2011 aveva portato il Barça a vincere tre Champions League sono ormai più che evidenti, anzi, ormai si può parlare a chiare lettere della fine di un ciclo.
Dopo la partenza di Pep Guardiola e l'anno di transizione sotto la guida tecnica di Tito Vilanova, tocca al Tata Martino, discusso tecnico argentino, l'onere (e la responsabilità) di guidare la fase finale dell'avventura di una delle squadre più vincenti della storia del calcio. Alcuni dei veterani sono al capolinea o quasi: Puyol ha già annunciato l'addio, Valdes pure (prima di rompersi il ginocchio), Xavi è tentato da un fine carriera negli Stati Uniti. E i tanti altri campioni blaugrana, lo si è visto ieri al Vicente Calderon, dopo tanti anni di battaglie e trionfi, stanno comprensibilmente tirando il fiato, e ci riferiamo anche degli immensi Iniesta e Messi, mentre gli eredi designati (Neymar in primis) per ora non sono all'altezza di raccogliere il peso di una successione così importante.
Se poi a questo quadro aggiungiamo le incertezze sull'allenatore (Martino ha un contratto fino al 2015, ma la sua conferma è tutt'altro che sicura) e il blocco al mercato in entrata imposto dalla Fifa per le prossime due sessioni, per presunte irregolarità commesse nel tesseramento di giocatori minorenni, il presente e il futuro del Barcellona assumono contorni ancor più nebulosi. Ripartire subito (a livello continentale), dopo aver messo fine a un ciclo così vincente, non sarà semplice, pur potendo contare su un fatturato di 482,6 milioni di euro e sul settore giovanile migliore del mondo.
ATLETICO MADRID, OLTRE IL FATTURATO C'E' SIMEONE - Che il fatturato non sia tutto, lo dimostra alla perfezione l'Atletico Madrid, che secondo Deloitte è 'solo' al ventesimo posto al mondo, con 120 milioni di euro (un quarto del fatturato del Barcellona, e alle spalle, per dire, anche di Juventus, Milan, Inter e Roma). Sono i colchoneros in questo momento il volto vincente del calcio spagnolo: primi in classifica nella Liga e in semifinale di Champions, traguardo al quale sono arrivati con meno patemi anche rispetto ai rivali cittadini del Real Madrid, che a Dortmund, prima di passare il turno, hanno visto le streghe.
Merito di una società che ha saputo comprare bene e vendere benissimo: nel mercato relativo alla stagione 2013-14, l'Atletico ha incassato dalle cessioni 79.600.000 di euro (60 dei quali dal Monaco per Radamel Falcao) e speso 36.000.000 per gli acquisti, con un attivo di 43.600.000 di euro.
E merito, soprattutto, di un allenatore come Diego Pablo Simeone, argentino classe 1970, che ha saputo dare un'identità precisa alla squadra, a livello tattico e caratteriale, che ha saputo valorizzare alcuni giocatori anche al di là delle loro potenzialità tecniche (Diego Costa è l'esempio più calzante) e che ha fatto rinascere giocatori che altrove avevano fallito (Diego e Tiago alla Juventus) o che avevano bisogno di nuove motivazioni dopo aver già vinto tutto con altre maglie (David Villa). E così, dopo aver vinto con l'Atletico una Europa League, una Supercoppa europea e una Coppa del Re, ora il Cholo punta legittimante al bersaglio grosso, addirittura doppio: Liga e Champions League.