Ibra: 'Potrei giocare fino a 50 anni'. Buffon: 'E io fino a 65 anni...'
Uno dei punti di riferimento di Gigi Buffon nella sua vita torinese, soprattutto nei momenti di difficoltà, è stato Ernesto Olivero. Al fondatore del Sermig è dedicato il libro “Oltre la crisi”, presentato ieri proprio presso la struttura di accoglienza. Con Buffon che ha avuto modo di parlare di sé, del Buffon ragazzo e uomo ancor più che calciatore. Lanciando messaggi di speranza e grande responsabilità, allo stesso tempo. Senza paura di dire ciò che ritiene più giusto: “Ho perso poco nella mia vita, ma le sconfitte mi hanno insegnato più delle vittorie. Quando perdo, spesso mi focalizzo sulla bravura dell’avversario e sugli errori che ho commesso. È un modo corretto per non cercare alibi e diventare uomini che si prendono le proprie responsabilità. Non va bene giustificarsi dicendo che il rivale è stato fortunato o ha avuto un aiuto: sono scuse che non fanno crescere. Io ho fatto tanti errori e ne sono consapevole, alcuni di questi erano anche vergognosi, ma sono umano e ho il diritto di sbagliare. Ognuno di noi deve trovare una via d’uscita al pessimismo e se te la cavi da solo, ti sentirai molto più sicuro. Io, però, non voglio educare le persone: quello lo devono fare i genitori. In campo posso avere comportamenti giusti e sbagliati, ma questi possono essere uno spunto per discuterne e non devono essere un modello. Il confronto tra le persone aiuta a crescere e ad accettare i propri limiti. A 13 anni ero solo a Parma, mi piaceva divertirmi e trascinavo gli altri. Una sera, ad una festa, avevo un po’ bevuto e un mio caro amico mi viene vicino tutto esaltato e mi dice: “In tasca ho 5-6 pastichette”. Io pensavo avesse mal di testa, ma quando me ne mette una di queste in bocca, io la sputo. Ecco, in quel momento ho scelto: con la mia personalità e il mio carattere. Magari non sarebbe successo nulla, ma io lo ritenevo insano e stupido: sapevo divertirmi da solo, senza avere dipendenze. La cosa si è chiusa lì, ma tre anni dopo quel mio amico è morto per overdose. Ci ho pensato a lungo, ma alla fine ho capito che la colpa era solo sua e io volevo vivere”.
FINO A 65 ANNI IN CAMPO – Vita privata e calcio, poi per uno come Buffon non possono che essere collegati da un doppio filo lo vede ugualmente determinato e coerente. Il ritiro? Niente da fare, il peggio è già passato: “Quando smetterò, ma a questo punto potrei giocare fino a 65 anni, mi porterò dietro la certezza che nulla è mai scontato e niente è impossibile nella vita. I sogni vanno coltivati e sono la cosa più bella del mondo se trovi una sintonia con te stesso e parli con onestà, se ci metti passione e voglia di soffrire. Se uno rinasce dopo la sconfitta, la vita ti dà squarci di vita e di sole bellissimi. A 31 anni ho avuto un’operazione alla schiena molto delicata e molti mi dicevano che non avrei giocato più. Sono passati quasi otto anni e mi sento fortunatissimo, perché mi sono tolto grandi soddisfazioni. Ho avuto la costanza e la voglia di stupire anche me stesso. Però non credete alla gente che non ha paura: io dopo 22 anni di carriera, in certe partite ho paura. Temo di sbagliare e deludere, ma trovare il coraggio per battere la paura ti fa dare il massimo. Io lo dico sempre ai miei compagni di squadra, soprattutto ai più giovani. Ho coronato quello che era il mio sogno di bambino: volevo questo e l’ho ottenuto. Sono emozioni totalizzanti e per questo non ho paura nella vita, al massimo ho paura per gli altri. Posso temere di non essere stato un bravo papà, ma con il tempo le cose si sistemano. Ho sempre avuto coraggio nelle scelte e credo di poter sempre dimostrare la bontà di quel che ho fatto”.
IBRA DICE 50 - L'attaccante svedese del Manchester United, Zlatan Ibrahimovic ha dichiarato: "Mi sento bene e sono felice. Ho 35 anni, nella mia mente sono 20. Miglioro invecchiando come il vino rosso, volendo potrei giocare anche fino a 50 anni".