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Analisi del fenomeno Dia: vi diciamo in quale big italiana potrebbe giocare
MOVIMENTI E SISTEMA DI GIOCO - Non sono qui per darvi uno scoop, ma per riflettere con voi sulle caratteristiche del giocatore e del sistema di gioco in cui si muove attualmente. Sousa lo sta esaltando, certo, ma Dia segnava tanto anche prima, lo abbiamo visto. Dal 3-5-2 di Nicola al 3-4-2-1 asimmetrico del portoghese tante cose sono cambiate, ma non il rendimento del senegalese, a conferma della sua intelligenza tattica. Anche da prima punta, Dia è molto mobile, gli piace svariare, defilarsi e andare incontro, come ad esempio nel secondo gol rifilato alla Fiorentina mercoledì.
Si noti l’idea tattica di Sousa per sfruttare i lati oscuri della linea altissima di Italiano. Aprire Botheim sulla sinistra nel buco lasciato dal terzino Dodò (uscito alto in pressione sul quinto della Salernitana) in modo da attirare la scalata di Martinez Quarta, il centrale di destra. Il raccordo tecnico e mobile di Dia si trasforma immediatamente in una triangolazione letale per Quarta e Igor, con Biraghi fissato sul lato debole dalla minaccia di inserimento di Maggiore e dal cambio gioco virtuale per Mazzocchi.
A NAPOLI NON È STATO UN COLPO DI FORTUNA- C’è un altro aspetto del gioco di Dia che colpisce molto, oltre a questo suo vivere la partita dal di dentro, sempre estremamente coinvolto nella manovra e disponibile per i compagni; ed è la qualità della scelta finale. Non è solo qualità di calcio con entrambi i piedi, ma è proprio ricerca del target migliore. Gli attaccanti infatti si dividono tra quelli che tirano per far gol e quelli che guardano il portiere.
Boulaye Dia appartiene a quest’ultima categoria. E se non vi sono bastati i due gol in movimento contro la Fiorentina (il rigore finale lo considero una contraddizione contingente, dettata forse dall’abitudine…), prendete questo tiro di prima intenzione contro il Lecce. Falcone è fuori posizione, sorpreso dall’intervento aereo difensivo che ha generato questa seconda palla. Dia si avventa sul pallone e calcia. Secondo voi dove e come?
Così.
Adesso rileggete il dato sulla conversione dei tiri in porta alla luce di questo discorso.
QUINDI, QUALE BIG PER DIA? - A mio parere, stando così le cose, Dia al Napoli ‘non servirebbe’. Non tanto per una questione di caratteristiche (Spalletti lo valorizzerebbe senz’altro), è che ci sono già Simeone e Raspadori come vice Osimhen (salvo stravolgimenti imprevedibili post Scudetto). E Raspadori e Simeone offrono già carte diverse al tecnico di Certaldo, rispetto al titolare nigeriano. Il Cholito, poi, mi sembra più forte del senegalese nel gioco aereo, e anche questo va considerato. In più un dettaglio: avete notato quanto poco gioca Simeone? Eppure Simeone aveva segnato 17 gol col Verona… Ebbene, Dia sarebbe disposto? Ora tralascio la Juve perché è troppo presto per parlarne, troppe cose in ballo (compreso l’allenatore).
C’è invece l’interesse del Milan, squadra contro cui Dia ha segnato uno dei suoi 15 gol. Dove ha fallito Origi, potrebbe riuscire Dia, questo è poco ma sicuro. Al momento tra i due non c’è paragone, e considerando anche la predisposizione al turnover di Pioli, be’, il Milan mi sembra proprio una soluzione possibile, prima ancora che adeguata tatticamente. Forse più urgente che logica.
Non mancherebbero infatti le incognite di adattamento a un sistema diverso. Questione che invece con l’Inter non si porrebbe minimamente. Dei quattro attaccanti di Inzaghi, Dia potrebbe fare, credo anche parecchio meglio, quello che sta facendo Correa. Aiuterebbe il tecnico nerazzurro a migliorare l’attacco alla profondità, senza perdere per questo il fraseggio di raccordo. E poi Dia è già abituato a giocare da seconda punta nel 3-5-2. Non vi sembra di vedere in questa sequenza tratta da Salernitana-Verona una situazione tipica da ‘Barella alto vicino alle due punte’? E guardate il movimento di Dia… spontaneo…
Il tiro finale è simile, intendo come scelta ed esecuzione (ancora il piede debole…), a quello visto al Maradona. No, non è un caso se Dia fa questi gol. È repertorio.