1920, il primo Italia-Olanda: il debutto di Baloncieri, staffetta fra due epoche
LA NAZIONALE NEL DOPO GUERRA - Ripreso il campionato di calcio in Italia nell'autunno del 1919, con l'inizio del 1920 riprende il cammino anche la Nazionale italiana. A gennaio l'Italia batte 9-4 la Francia ma a marzo si vive uno psicodramma collettivo dopo la secca sconfitta di Berna, uno 0-3 contro la Svizzera che fa rimettere tutto in discussione a pochi mesi dai Giochi Olimpici di Anversa. Cambia la Commissione Tecnica e viene organizzata una nuova amichevole, questa volta l'avversario è una novità assoluta: l'Olanda. Per l'occasione la Commissione decide drasticamente di lasciare a casa tutti i giocatori dell'Internazionale, i quali invece erano stati convocati in massa per la partita contro la Svizzera. Insomma, le idee sono piuttosto confuse e con quella confusione l'Italia si appresta a sfidare gli olandesi che ben in pochi conoscono.
L'OLANDA DEI PIONIERI - Agli inizi del XX secolo la nazionale olandese giocava con la divisa bianca attraversata in diagonale da un fascio bianco-rosso-blu. Con quella prima divisa l'Olanda fa il suo esordio in campo internazionale nell'aprile del 1905 quando ad Anversa sconfigge il Belgio per 4-1. Iniziava così con quella vittoria corsara la lunga storia calcistica dell'Olanda che ben presto si impose all'attenzione generale. Mutati i colori in quelli iconici attuali nel 1909, in onore della Casa Reale olandese, già sul finire del primo decennio del novecento l'Olanda raccoglie la medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici del 1908, dove, dopo aver perso la semifinale contro la squadra del Regno Unito, sconfigge nella finale di consolazione la Svezia per 2-0. Bronzo che conquista anche ai successivi Giochi di quattro anni dopo battendo per ben 9-0 quella Finlandia che aveva eliminato gli Azzurri. L'Olanda degli anni '10 è una squadra che ha già una sua precisa fisionomia, formata da giocatori atleticamente robusti e gran palleggiatori ed è una della Nazionali più brillanti con due bronzi in bacheca che diventeranno tre nel 1920, ai Giochi Olimpici di Anversa.
ADOLFO BALONCIERI, IL PROTOTIPO DEL CALCIATORE MODERNO - Giochi Olimpici di Anversa ai quali anche l'Italia parteciperà. Proprio in vista di quell'importante appuntamento, l'appuntamento internazionale principale per il calcio dell'epoca, a Marassi il 13 maggio 1920 gli Azzurri ospitano gli olandesi in amichevole. Come accennato, per l'occasione non vengono chiamati i giocatori dell'Internazionale, ma tra i convocati merita senz'altro una menzione speciale un giovane giocatore dell'Alessandria, destinato a diventare un'icona del calcio italiano degli anni '20, Adolfo Baloncieri. Prototipo del giocatore “nuovo”, evoluzione del pioniere del football, Baloncieri lega il suo enorme talento al Torino con il quale vince due scudetti (uno poi revocato), mentre con la Nazionale in dieci anni vince un bronzo olimpico e una Coppa Internazionale. Uno dei più forti calciatori italiani di tutti i tempi, Baloncieri è una mezzala completa, dotata di un eccezionale senso della posizione e, come ha detto Alfio Caruso, giocando da regista avanzato diventa “il primo calciatore italiano capace di mutare la fisionomia di una squadra”.
LA PRIMA VOLTA CONTRO GLI ORANJE - Che la partita contro l'Olanda sia un qualcosa di diverso rispetto agli antri incontri gli italiani lo capiscono appena vedono arrivare la delegazione oranje. Infatti l'11 maggio i giocatori olandesi arrivano a Genova accompagnati, si legge dalle cronache dell'epoca, “da una numerosa rappresentanza del bel sesso” e alloggiano al Grand Hotel Miramar. La vigilia la trascorrono a visitare la città e i dintorni, mentre alla sera partecipano al ricevimento di gala organizzato in loro onore assieme ai rappresentanti della nostra squadra nazionale. La partita contro l'Olanda non solo segna il debutto di Baloncieri, ma è anche l'ultima di Guido Ara: una ideale e simbolica staffetta tra due epoche del calcio italiano. Alle 15.30 le due squadre iniziano la partita con questi schieramenti:
Olanda: Mac Neil; Mac Verwy, Denis; Steemann, Ruffelse, Roessel; H. Kessler, Van Diemen, B. Kessler, Van Dort, De Notris.
Italia: Giacone; Bruna, De Vecchi; Ara, Meneghetti, Lovati; Rampini II, Baloncieri, Brezzi, Sardi, Forlivesi.
La partita, seppur la stampa dell'epoca ce la metta tutta a descriverla diversamente non è in realtà un granché. L'Olanda, pur non giocando una partita brillante ha diverse occasioni da goal, ma è l'Italia ad andare due volte in rete ma sempre annullate per fuorigioco. L'Olanda prende a premere con sempre più insistenza e sul finire del primo tempo Kessler segna il goal del vantaggio ospite, approfittando di un rinvio non proprio impeccabile di De Vecchi. La ripresa si apre con ancora gli olandesi alla ricerca del goal, ma con l'Italia che si fa sempre più pericolosa. Poco dopo la mezzora Ara deve abbandonare il campo per un colpo ricevuto e viene sostituito da Reynaudi. Sì, sostituito. In effetti all'epoca ancora non c'erano le sostituzioni ma prima del match i commissari delle due squadre avevano concordato la possibilità di sostituire un giocatore. La rete dell'Italia è nell'aria e arriva al 38° minuto: Sardi con un tiro rasoterra e fulmineo su passaggio di Brezzi trafigge il portiere avversario e sigla la rete del definitivo 1-1. I commenti alla partita, come detto, sono positivi ma in realtà l'Italia non ha brillato e ha avuto di fronte un'Olanda in un brutto momento di forma, testimoniato dalla sconfitta che gli oranje subiranno un paio di giorni dopo contro la Svizzera. Non solo: ad agosto ai Giochi Olimpici l'Olanda conquisterà la medaglia di bronzo, mentre l'Italia verrà eliminata dal torneo principale al secondo turno per mano della Francia.
La strada verso la gloria per l'Italia è ancora lunga.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)