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    Pippo Russo: una Ligue 1 modello NBA

    Pippo Russo: una Ligue 1 modello NBA

    Troppi rischi. Il presidente della Ligue 1 francese, Frédéric Thiriez, vede la retrocessione di un club in Ligue 2 come una specie di male assoluto e dunque ha agito di conseguenza. E ha fatto votare all’Assemblea di Lega del 21 maggio una riforma dei campionati che dalla prossima stagione fissa a due soltanto il numero delle promozioni e delle retrocessioni fra Ligue 1 e Ligue 2. Dal 2015-16, sarà quasi impossibile sia retrocedere dalla serie A francese che approdarvi. Inoltre, monsieur Thiriez ha chiuso la porta a ogni soluzione intermedia, come avrebbe potuto essere quella dello spareggio fra la terzultima di Ligue 1 e la terza di Ligue 2. Niente da fare, due posti di turnover sono più che sufficienti. Forse pure troppi, dal suo punto di vista.

    La svolta è avvenuta dopo la presentazione del rapporto sul rilancio della competitività del calcio francese, stilato da due ex dirigenti dello Stade Rennais, Pierre Dreossi e Frédéric de Saint-Sernin (http://www.ecofoot.fr/plan-reformes-dreossi-saint-sernin/). L’ennesimo rapporto sulla competitività del calcio francese, come maliziosamente sottolinea un articolo pubblicato dal sito Les Cahiers du Football (http://www.cahiersdufootball.net/article-rapport-dreossi-les-mauvaises-solutions-pour-sauver-le-football-francais-5754). Fra le quattro misure proposte, ecco una stretta al meccanismo promozione-retrocessione. E davvero non si capisce come il passaggio da tre a due posti del turnover possa rendere più affascinante il torneo transalpino, ma tant’è. Resta il fatto che dalla prossima stagione soltanto due squadre su venti finiranno in Ligue 2.

    Si tratta di un provvedimento drastico, che a dire il vero non ha raccolto presso i presidenti dei club il consenso che ci si sarebbe aspettati. In fondo, dal loro punto di vista, il quasi blocco delle retrocessioni è una garanzia insperata. Eppure soltanto 13 su 20 hanno votato a favore, con sei astensioni e il voto contrario di Jean-Pierre Louvel, presidente del Le Havre. I club della Ligue 2 annunciano mobilitazioni, ma Thiriez è irremovibile. Nel corso di un’intervista rilasciata all’Equipe e pubblicata il 22 maggio (potete leggere qui una versione parziale http://abonnes.lequipe.fr/Football/Article/Thiriez-nbsp-trois-montees-et-trois-descentes-c-est-trop/48925), egli ha affermato che a lui sta a cuore l’investimento dei proprietari di club. Che da una retrocessione viene messo a repentaglio, dato che in Francia come in ogni altro paese calcisticamente sviluppato il divario tra la prima e la seconda divisione si trasforma sempre più in voragine, soprattutto dal punto di vista economico. E allora la diminuzione delle retrocessioni diventa la soluzione più semplice.

    Che dire? Sicuramente si può sottolineare come sempre più spesso le ragioni economico-finanziarie prendano il sopravvento sulla ragione sportiva. La retrocessione di un club è infatti un’eventualità data dal partecipare a un torneo. E sarà anche un evento traumatico, ma fa parte dello sport. Soprattutto, è parte integrante del modello di sport europeo, che si distingue dal modello nordamericano proprio per il meccanismo promozione-retrocessione. La retrocessione è dunque un fattore che rientra fra i rischi d’impresa ed è l’espressione dell’anomalia dello sport come campo d’impresa economica. Ma si tratta di un’anomalia da tollerare, salvo di voler snaturare il calcio o qualunque altra disciplina sportiva di squadra portando a prevalere la ragione economica sui quella sportiva.

    Purtroppo, nei principali campionati calcistici europei si sta andando nella direzione di far prevalere la ragione economica su quella sportiva, e di sterilizzare per quanto possibile l’eventualità della retrocessione perché essa viene ritenuta un rischio d’impresa troppo elevato. Lo vediamo bene in Italia. In Serie A è passati dalle 18 squadre con 4 retrocessioni del 2003-04 alle 20 con 3 retrocessioni a partire dal 2004-05. Ancor più squilibrio in B: dalle 4 promozioni su 20 squadre del 2002-03 alle 3 su 22 squadre del 2004-05, dopo l’intermezzo del torneo extralarge a 24 squadre con 6 promozioni del 2003-04. Oggi, per retrocedere dalla A, bisogna davvero mettercela tutta. Accade così anche negli altri principali campionati europei: 3 retrocessioni in Inghilterra e in Spagna in tornei a 20 squadre. Due in Germania, con la terzultima che gioca il playoff con la terza della B, in un torneo a 18 squadre. E ora arriva la Francia, a proporre 2 retrocessioni secche su 20 squadre. Troppo poche. Il calcio europeo non è culturalmente orientato alla lega chiusa, e ogni esperimento di lega quasi chiusa è una forzatura contro il movimento intero. Speriamo che altrove non seguano l’esempio.

    @pippoevai
     

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