Statua Materazzi-Zidane, in Francia è un caso nazionale
Nicolas Chauvin era un soldato francese immaginario, protagonista principale di una commedia in cui spiccava per il suo acceso nazionalismo. Di qui la parola sciovinismo, come dicono i vocabolari "il riflesso di una ammirazione esagerata per la propria patria". O per un simbolo della propria patria. Quello che hanno mostrato una trentina di presidenti di distretti di calcio dilettantistico spedendo l'altro giorno una lettera a Zinedine Zidane per chiedergli di presentare una denuncia contro quella statua che campeggia davanti al Beaubourg, il famoso Centre Pompidou, meglio noto tra i parigini come "la Raffineria". A sei anni di distanza quella famosa testata che probabilmente consegnò la Coppa del Mondo all'Italia fa ancora male. Più ai francesi che a Materazzi che, oggettivamente, se ne frega.
Gli emuli di Nicolas Chauvin chiedono a Zizou, a titolo di "sostegno ai valori educativi del nostro calcio per i quali ci battiamo così numerosi", di denunciare l'opera per chiederne la rimozione. Il direttore della Raffineria, Alain Seban ha replicato: "E' un invito alla censura". Se non lo è, ci somiglia. Certo, le motivazioni, come si suol dire, sono "alte": la statua "mette in scena il gesto più detestabile dell'immensa carriera di Zidane"; il simbolo è "contrario all'etica sportiva e ai valori sostenuti e trasmessi da centinaia di educatori e di dirigenti che si impegnano ovunque a favore dei nostri giovani praticanti"; questa immagine "provocatoria" finisce "deliberatamente per occultare il vostro talento e tutte le emozioni positive che voi avete fatto condividere al nostro Paese". Per la miseria, qui siamo alla Lesa Maestà. Che era probabilmente l'obiettivo di Adel Abdessemed, scultore che coerenetemente alla sua corrente artistica (concettuale) ha cercato (evidentemente trovandolo) più la potenza del messaggio che la qualità estetica del prodotto (oggettivamente non elevatissima). La lettera pone un vecchio quesito: è più scandaloso chi lo scandalo lo produce o chi lo denuncia? Nella Patria dell'Illuminismo, la risposta dovrebbe essere obbligata: chi lo produce. E', allora, più forte il valore diseducativo della statua (ammesso che ne abbia uno) o la testata di Zidane sulla cui grandezza come calciatore nessuno può sollevare obiezioni. E' vero: è solo un gesto in una carriera. Ma quel gesto è diventato potentissimo per via dell'immagine penetrata in milioni di case in tutto il Mondo. E, comunque, è finita anche la guerra dei trent'anni. Dopo sei si può anche accettare una dignitosa tregua.