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    Zidane anomalia vincente: che lezioni ad Allegri e Mourinho!

    Zidane anomalia vincente: che lezioni ad Allegri e Mourinho!

    • Furio Zara
    Forse bisognerà ripensare al ruolo dell’allenatore. Zizou Zidane è lì a dirci questo. Non ha “studiato”, non ha un’idea forte di calcio, non è un profeta che lancia proclami, non ha la dottrina in tasca. Nessuno di noi avrebbe scommesso 50 centesimi sulla possibilità che - in così poco tempo - diventasse uno degli allenatori più vincenti dell’era moderna. Nessuno. Zidane è un’anomalia. Una splendida anomalia. Non va preso ad esempio (guai!!! Zidane si nasce, mica si diventa), ma va studiato a fondo. Zidane - banalmente - “è” il calcio. Non possiamo soltanto limitarci a dire che lo conosce. Lui “è” un riassunto vivente di tutte quelle conoscenze che servono per giocare (bene) a calcio. E le trasmette per osmosi. Senza fatica, con una naturalezza che altri non hanno. Senza tortuosi percorsi filosofici e senza tatticismi estremi,

    Zizou ha riportato il calcio alla sua essenza: giocate il pallone, cercate di farlo nel miglior modo che sapete; io sono qui per questo, per rendervi la vita facile. La sua diversità è anche la sua forza. L’altra sera ha dato una lezione di calcio a Mourinho. Così come un paio di mesi fa aveva incartato - eccome - Allegri a Cardiff. Non basta dire: con quel Real chiunque riuscirebbe a vincere. E’ una falsità. E’ un alibi che serve agli sconfitti. Esempi di allenatori che hanno avuto a disposizione organici faraonici e non hanno vinto niente ce ne sono in abbondanza. Zidane al Real è riuscito - dall’alto del suo carisma - a gestire l’immenso talento e a dosare le energie un fuoriclasse - a febbraio ne fa 33 - come Cristiano Ronaldo, ha trasformato Casemiro in uno dei tre-quattro centrocampisti più forti d’Europa e con lui ha costruito - sull’asse Modric-Kroos - la linea di mezzo con più qualità del pianeta.

    E poi - semplicemente - ha vinto. Cioè: non ha fatto altro che vincere da quando Florentino Perez - e sembrò il vizio di un padrone innamorato del suo figlioccio prediletto - lo chiamò sulla panchina del Real al posto di Rafa Benitez. L’altra sera Zidane ha vinto il sesto trofeo da quando allena i blancos. Sei coppe alzate in diciotto mesi. Due Champions League, una a San Siro ai rigori contro l’Atletico Madrid; l’altra a Cardiff contro la Juve. Una Liga nel suo primo vero campionato completo. Due Supercoppe europee: a Trondheim contro il Siviglia e a Skopje contro il Manchester United. In più, il Mondiale per club (avversario: Kashima Antlers). In Europa, conteggiando le due Champions e le due Supercoppe, ha vinto (4 trofei) quanto maestri di calcio come Cruijff, Goethals, Van Gaal, Heynckes, i nostri Rocco e Sacchi, Benitez e lo stesso Mourinho. Il tempo gli amico e sta tutto dalla sua parte. Vincerà ancora, non vi è dubbio. In quanto a trofei conquistati sul terreno europeo, davanti a Zidane oggi ci sono solo Ancelotti (7), Trapattoni e Ferguson (6 a testa), Paisley e Guardiola (5). Dite che qualcuno di questi riuscirà a superarlo? Noi crediamo di sì. Zidane è il calcio che torna ad essere calcio. Non esiste al mondo esempio più fulgido di vittorie impilate con questa frequenza. Alzi la mano chi avrebbe potuto prevedere un simile exploit. Nessuno. 

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