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Zeman: 'Juve? I sistemi del calcio decidono prima chi deve vincere'
Zdenek Zeman torna a parlare e, come sempre, non lo fa mai in modo banale. L'ex tecnico di Lazio, Roma, Foggia e Pescara (tra le altre) ha rilasciato un'intervista al portale idnes.cz, esprimendosi su diversi temi.
"Voglio fare il calcio. Calcio pulito. Spettacolo, allenamento, obiettivi. Mi piacerebbe essere al campo di allenamento ogni giorno, così sono abituato, ma quando vedo cosa sta succedendo, capisco che è molto difficile. Puoi perdere, puoi vincere, il denaro non è importante. Dovrebbe funzionare che quando giochi bene, guadagnerai. Ma se non giochi bene e guadagni, è strano. Qualche offerta per me? Sono contento che Arrigo Sacchi ha mi ha chiesto di aiutarlo con l’Under 21 Italiana, ma io quando alleno ho bisogno di essere in campo ogni giorno. Quindi ora ho troppo tempo libero che non mi piace".
Sul suo esonero a Pescara: "A marzo sono stato esonerato per una presunto problema dovuto alla disciplina. Proprio io che vivo per la disciplina. Sono come un tedesco. Eravamo a tre punti dai play off, giocammo una buona partita contro il Cittadella. Ma purtroppo perdemmo, e il presidente disse che ci dovevamo allenare il giorno dopo. Così gli dissi: “Chi decide quando sarà l’allenamento, è l’allenatore”. Era l’unico giorno libero della settimana. I ragazzi erano allarmati e mi hanno riferito dell’allenamento mentre tornavo a Roma. Anche perché c’erano le elezioni parlamentari e il mio figlio minore, Andrea, stava facendo la chemioterapia perché aveva un tumore allo stomaco. Niente mi avrebbe fermato!".
Sulle sue dichiarazioni sul doping: "La Juventus non era certamente l’unica ad usare sostanze proibite. Creatina, EPO, steroidi. Le droghe non appartengono allo sport. L’ho fatto per il calcio. La Juve non ha dimenticato ma quando la Juve gioca a Roma e sto cammino verso lo stadio, i tifosi di Torino mi chiamano: "Mister, Possiamo farci un selfie?”. Se ha influenzato la mia carriera? Non ero ancora cinquantenne, ero considerato un dei migliori allenatori in Europa. Mi avevano cercato Barcellona, Real Madrid, Inter".
Sulla sua difficile seconda esperienza alla Roma: "La squadra non si è comportata come dovrebbe comportarsi. I ragazzi della Roma non volevano allenarsi. A loro piacevano gli accendini sul lettino da massaggio. Chi mi ha messo i bastoni tra le ruote? De Rossi e il gruppo dei brasiliani. Non sono abituati a lavorare in Brasile e non volevano farlo nemmeno qui. Quindi hanno avuto un problema con me".
Sulla mancanza di titoli in carriera: "Dipende da che punto di vista si guarda. A volte i titoli vengono assegnati a tavolino, a chi non li merita. Non mi riferisco solo alla Juventus. Ci sono i sistemi nel calcio, che in ogni paese decidono prima della stagione, chi vincerà. E non mi piace il calcio così. Mi piacerebbe rendere il calcio puro. Lasciarlo vincere al migliore".
"Voglio fare il calcio. Calcio pulito. Spettacolo, allenamento, obiettivi. Mi piacerebbe essere al campo di allenamento ogni giorno, così sono abituato, ma quando vedo cosa sta succedendo, capisco che è molto difficile. Puoi perdere, puoi vincere, il denaro non è importante. Dovrebbe funzionare che quando giochi bene, guadagnerai. Ma se non giochi bene e guadagni, è strano. Qualche offerta per me? Sono contento che Arrigo Sacchi ha mi ha chiesto di aiutarlo con l’Under 21 Italiana, ma io quando alleno ho bisogno di essere in campo ogni giorno. Quindi ora ho troppo tempo libero che non mi piace".
Sul suo esonero a Pescara: "A marzo sono stato esonerato per una presunto problema dovuto alla disciplina. Proprio io che vivo per la disciplina. Sono come un tedesco. Eravamo a tre punti dai play off, giocammo una buona partita contro il Cittadella. Ma purtroppo perdemmo, e il presidente disse che ci dovevamo allenare il giorno dopo. Così gli dissi: “Chi decide quando sarà l’allenamento, è l’allenatore”. Era l’unico giorno libero della settimana. I ragazzi erano allarmati e mi hanno riferito dell’allenamento mentre tornavo a Roma. Anche perché c’erano le elezioni parlamentari e il mio figlio minore, Andrea, stava facendo la chemioterapia perché aveva un tumore allo stomaco. Niente mi avrebbe fermato!".
Sulle sue dichiarazioni sul doping: "La Juventus non era certamente l’unica ad usare sostanze proibite. Creatina, EPO, steroidi. Le droghe non appartengono allo sport. L’ho fatto per il calcio. La Juve non ha dimenticato ma quando la Juve gioca a Roma e sto cammino verso lo stadio, i tifosi di Torino mi chiamano: "Mister, Possiamo farci un selfie?”. Se ha influenzato la mia carriera? Non ero ancora cinquantenne, ero considerato un dei migliori allenatori in Europa. Mi avevano cercato Barcellona, Real Madrid, Inter".
Sulla sua difficile seconda esperienza alla Roma: "La squadra non si è comportata come dovrebbe comportarsi. I ragazzi della Roma non volevano allenarsi. A loro piacevano gli accendini sul lettino da massaggio. Chi mi ha messo i bastoni tra le ruote? De Rossi e il gruppo dei brasiliani. Non sono abituati a lavorare in Brasile e non volevano farlo nemmeno qui. Quindi hanno avuto un problema con me".
Sulla mancanza di titoli in carriera: "Dipende da che punto di vista si guarda. A volte i titoli vengono assegnati a tavolino, a chi non li merita. Non mi riferisco solo alla Juventus. Ci sono i sistemi nel calcio, che in ogni paese decidono prima della stagione, chi vincerà. E non mi piace il calcio così. Mi piacerebbe rendere il calcio puro. Lasciarlo vincere al migliore".