Zazzaroni: Juve e Napoli ti riempono
Eurostar Milano-Napoli, lunedì mattina, dormito quattro ore, letto quasi tutto quello che era necessario leggere, un inserviente si piega verso di me e sussurra: “Visto che Napoli, dotto’? Sa qual è il segreto? E’ che de Laurentiis i giocatori li paga, lo stipendio corre tutti i mesi, e anche loro corrono”. Gli rispondo che è così: sulla ragione prevale sempre la stanchezza. Altri sono i segreti, le origini di questo primato.
Gli stessi della Juve: l’entusiasmo quasi rabbioso, la positività diffusa, un tecnico scomposto e tenace e risolto, talvolta maleducato, lo stomaco sempre vuoto, lo sforzo perpetuo per ritrovare l’equivalente del proprio passato. Sessantamila al San Paolo, il pieno a Siena, il deserto è altrove: a Catania, Bologna, Bergamo, Roma, Udine, Parma, Cagliari, soprattutto a San Siro.
Mazzarri ha le idee chiare, e come lui Conte. Gasperini è in confusione, Luis Enrique un visionario (Perrotta e Taddei esterni bassi, Totti a trenta metri dalla porta e senza più corsa, Borriello in panca), Reja è “protestato”, Allegri più lento e meno rock quando mancano Ibra e Boa. La prima, la seconda e la quarta senza Champions di cinque mesi fa oggi hanno un punto a testa, il Nord e il Sud del campionato dodici su dodici, equamente suddivisi.
Mazzarri continua a fidarsi di Aronica e ha rilanciato Gargano preferendolo a Dzemaili, in Cavani ha poi trovato il campione che tutti i tecnici vorrebbero avere, un maniaco, un perfezionista. Conte non ha abbandonato il vecchio impianto arricchendolo con Pirlo, Lichtsteiner e Giaccherini – oltre a Vucinic per Del Piero. Il grosso del mercato servirà più avanti. Due eccezionali semplificatori del facile, Mazzarri e Conte: hanno capito che una buona partenza è quasi tutto. Per compiutezza sono secondi soltanto a Guidolin.