Zazzaroni: Inter modello Juve
L’anno scorso, dopo sette mesi di campionato e 29 partite, era settima con 42 punti, uno più dell’Inter di Ranieri, che peraltro è ottava. Era ovviamente in crisi nera, fuori da tutto, il suo management bersaglio di critiche feroci: troppo giovane e inesperto Andrea Agnelli, incapace e inadeguato Marotta, per non scendere a Delneri al quale qualcuno avrebbe ritirato volentieri il patentino. Rifondazione, rivoluzione, fallimento tecnico, tagli e investimenti erano i termini – un classico – che accompagnavano quotidianamente il cammino all’inferno.
La Juve dell’anno scorso era l’Inter di oggi. Tifoseria e stampa, che suggerivano a voce alta cambiamenti radicali, sono rimaste tuttavia inascoltate: la novità, la più naturale, l’allenatore, relativamente ridotta la spesa al mercato, restituiti al loro ruolo giocatori quali Buffon, Barzagli, Chiellini, Marchisio, Pepe, Matri, De Ceglie e per certi versi anche Del Piero, Bonucci e Quagliarella.
Nel calcio gli “stravolgimenti epocali” costano e non pagano, non subito. In fondo alla Juve sono bastati solo tre acquisti relativamente cari e mirati, quelli di Vucinic, Lichtsteiner e Vidal, oltre al colpo Pirlo e in seguito a Caceres, per ritrovare la competitività. Ora la Juve è seconda e imbattuta con 16 punti in più rispetto al 2011: in pratica, ha guadagnato mezzo punto a partita. E una finale.
E’ evidente che il grado di usura, oltre all’età media, degli interisti è superiore a quello degli juventini della stagione passata: ma sono convinto che per ritrovare in fretta la rotta perduta Moratti non abbia bisogno di far piazzapulita. Quello che gli serve è un tecnico abituato ai piani alti, credibile, convincente e per questo in grado di dettare tempi, linee e mosse sul mercato. Bielsa, certo, oppure Capello, ma solo se gli anni non l’hanno imborghesito.