Zazzaroni: disordine d'arresto
“Meglio due feriti che un morto” ci ricordava la scorsa settimana Gigi Buffon nel tentativo di tutelare Conte invocando il ricorso ai necessari distinguo. “Altrimenti si rischia di buttare tutto nel solito calderone. La mia esternazione è riferita solo ed esclusivamente all’andamento di un match di fine campionato tra 2 squadre appagate, senza toccare altre degenerazioni che, lo dico in maniera convinta, devono essere sanzionate esemplarmente. Mi spiego così male?”.
Il guaio è che i due feriti hanno prodotto anche il morto,il calcio italiano, il cui cadavere è esposto nelle procure di Cremona, Bari e Napoli.
Altre. “Quando arrivi al professionismo ti dicono che così fan tutti e allora lo fai anche tu”. Questo è Carobbio, uno dei pentiti. “Mi costava di meno comprare un arbitro che un calciatore”, frase che non dimentico mai pronunciata anche in mia presenza nell’ 82 da Luciano Conti, storico presidente del Bologna e mio primo editore al Guerin sportivo – noi siamo quelli che si sorprendono se all’alba del 28 maggio i carabinieri arrestano alcuni giocatori di Serie A i cui nomi erano da sempre presenti nelle carte dell’inchiesta di Cremona.
Non sono né sorpreso né indignato. Guardo con ottimismo a quello che sarà dopo, al calcio che verrà e che vorrei fosse spiegato ai giovani calciatori da – che so – Cristian Bertani, padre di due figli e con un terzo in arrivo, uno che oggi ha conosciuto il carcere e che da questa storia uscirà distrutto per aver fatto, forse – e ripeto, forse – “quello che facevan tutti”.