Zapata cresce, ma non è ancora un top player: ecco dove fatica l'attaccante dell'Atalanta
Nelle ultime due giornate di campionato il titolo di MVP è diventato una questione tutta bergamasca, con il duopolio colombiano Muriel-Zapata. Dopo la premiazione del suo partner d’attacco al termine della 29ª giornata, nell’ultimo turno è stata la volta di Duván, che ha giganteggiato contro la Fiorentina con una doppietta. A segno per la terza presenza consecutiva in Serie A, al Franchi si è visto il miglior Zapata, con numeri alla stregua dei migliori centravanti europei (IET 98%, IEF 97%). Il centravanti classe 1991 ha agganciato Poul Rasmussen (54 reti) al 4° posto dei migliori marcatori dell'Atalanta in Serie A, davanti a loro Germán Denis, Adriano Bassetto (entrambi a 56) e Cristiano Doni (69). L’attaccante sudamericano, oltre ad essere sbocciato del tutto in zona gol con Gasperini, grazie al tecnico della Dea è maturato moltissimo anche sotto l’aspetto tattico. Lo dimostrano un K-Movement del 99% ed una K-Solution del 97% messi a referto contro la Fiorentina. Tuttavia, nonostante la crescita spaventosa da quando è approdato all’Atalanta, il centravanti dei Cafeteros conosce i suoi limiti, con una consapevolezza che lo porta a non rischiare negli 1vs1 (su 3 occasioni punta l’uomo una sola volta, saltandolo) e a tentare un solo passaggio di medio-alta difficoltà (riuscito). L’86% in K-Pass mostra infatti ampi margini di miglioramento e per sedersi definitivamente al tavolo dei Top Player dovrà ottimizzare la proprietà di palleggio. L’ottima condizione fisica dell’intera squadra bergamasca fanno si che Zapata non si distingua nettamente rispetto ai compagni di squadra. Di fatto, contro la Viola sviluppa il 73% del volume nella fase di possesso e un carico metabolico leggermente superiore alla media squadra (+2%). Nel complesso, l’ex Napoli e Udinese ha chiuso la gara dopo aver percorso 9,1 km, con uno score di 69 strappi accelerativi e ben 91 frenate brusche (secondo solo a Gosens, 104).