Zaniolo incanta tutti, ma è meglio mezzala o trequartista?
La cosa bella di Nicolò Zaniolo è che mette d’accordo tutti. E’ fortissimo. Ha fatto bene persino da esterno alto. I primi due assist stagionali, splendidi entrambi, uno di petto per Dzeko, l’altro morbido, arcuato, d’interno mancino per la corsa di El Shaarawy, sono venuti proprio da quella posizione, contro l’Atalanta. Dove lo metti, incanta. Oggi però, dopo la partita col Milan in cui ha giocato mezzala, ci chiediamo: ma qual è allora il ruolo in cui rende di più? Da questa domanda in poi, ne sono sicuro, smetteremo d’andare d’accordo. Perché il calcio in fondo è un po’ come l’amore, non è bello se non è litigarello. Dunque Zaniolo è una mezzala o un trequartista? Chi ha le idee chiare è mister Di Francesco: “E' una grande mezzala, si è adattato benissimo a fare il trequartista”. Mentre rispondeva così nel post-partita di domenica sera, ai microfoni di Sky, Pirlo e Ambrosini in studio annuivano, concordi e soddisfatti. Tre centrocampisti su tre, tutti dello stesso parere. Facciamo ancora un passo indietro: Stefano Vecchi, nella Primavera dell’Inter, schierava Zaniolo mezzala sinistra nel 3-5-2. E in quel modulo, in quella posizione fu notato dalla Roma.
Vi sarete accorti però che i pareri autorevoli citati poggiano tutti su una certa predilezione per il centrocampo a tre. Allenatori ed ex calciatori che amano il vertice basso e i due interni. Questo evidentemente relativizza un po’ i loro giudizi, li rende meno assoluti. Li condiziona. Del resto un allenatore che ha un modulo in testa filtra le informazioni che gli arrivano dal campo attraverso quella lente. E’ inevitabile. Avessero posto la stessa questione a un fervente sostenitore del 4-2-3-1, non so se avrebbe detto “Zaniolo è una grande mezzala”. Probabilmente avrebbe rovesciato i termini: “è un grande trequartista che sa adattarsi a fare la mezzala”. Così, dato che risulta forse impossibile ragionare in assoluto, conviene trasformare la domanda iniziale nella seguente: dove può rendere di più Zaniolo sotto la guida di Di Francesco? TRA LE PIEGHE DI UNA DISFATTA – Non prendetemi per matto se incomincio a cercare la risposta nella disfatta di Firenze, il 7-1 di Coppa Italia. C’è stata infatti una fase della gara in cui la Roma ha macinato calcio e pareva non solo intenzionata ma anche sul punto di rovesciare il pesante (e meritato) svantaggio. Nei primi venti minuti della ripresa si è vista una bella Roma. Poi è arrivato come un tir il 4-1 di Benassi, al 66’. E da quel momento i giallorossi non si sono più ripresi, anzi sono sprofondati. All’intervallo Di Francesco aveva effettuato due cambi: fuori Pastore e Nzonzi, dentro Pellegrini e Dzeko. Ne era uscita una Roma ridisegnata, con Zaniolo mezzala sinistra (nel primo tempo aveva fatto l’esterno, come a Bergamo), Cristante vertice basso e Pellegrini mezzala destra.
Zaniolo e Pellegrini hanno cominciato allora a fornire maggior presenza, maggior forza e qualità in mezzo al campo. Entrambi, notate, sono mezzali che possono ricoprire il ruolo di trequartista, o a turno nel 4-3-3 o in pianta stabile in un 4-2-3-1. Zaniolo qui riceve da interno sinistro ed evita la pressione dell’esterno e del centrocampista viola con un’ottima giocata, apprestandosi a puntare la linea di difesa avversaria.
A un certo punto però, anche nel secondo tempo, si è sentita la mancanza di un vertice basso esperto come De Rossi, uno che guidasse le due mezzali più giovani. Nell’azione che ha portato al quarto gol della Fiorentina il reparto di centrocampo giallorosso era manomesso, e si è fatto infilare. Zaniolo qui non si muove correttamente, vede solo una linea di passaggio orizzontale e difende in avanti, senza leggere la combinazione di passaggi alle spalle che lo avrebbe tagliato fuori. Serviva una voce saggia.
UN GOL ALLA ZANIOLO – Così nella partita dopo, contro il Milan, Di Francesco ha riproposto le due mezzali del secondo tempo di Firenze, con l’aggiunta correttiva di De Rossi vertice basso. Il reparto di centrocampo giallorosso, in stagione, non è mai apparso tanto solido. Finalmente un po’ di equilibrio, il giusto assetto, anche grazie ad alcuni accorgimenti a margine, come ad esempio quello di Florenzi esterno alto a sinistra e Schick di nuovo a destra, nel tridente. La squadra era in sostanza molto più compatta, con qualche raro svarione dietro. Zaniolo mezzala insomma ha funzionato. Inoltre il gol che ha segnato praticamente sulla linea di porta, soltanto in apparenza assomiglia a un comune tap-in. E’ un gol invece che a guardarlo bene risulta ricco di informazioni. E’ un gol da “grande mezzala”, un gol alla Zaniolo. Guardate come si origina.
Era il primo giro-palla della ripresa. Zaniolo riceve un retropassaggio di Kolarov e serve Fazio con il piatto. Questi apre con un lancio millimetrico per Karsdorp, che nel frattempo si era sganciato lungo la fascia destra, sul lato debole. Ecco, mentre la palla è in volo nel cambio-campo, la posizione di partenza e la corsa di Zaniolo. Il giocatore più lontano...
Sul tocco di Schick che devia il cross di Karsdorp, Kessie in marcatura su Zaniolo ferma la corsa.
Zaniolo pure frena, ma poi riparte l’istante dopo, continua mosso da un’intuizione. Questa differenza di pensiero e intuizione tra lui e Kessie è stata determinante, gli ha fatto guadagnare due metri letali sull’ivoriano. Il tocco di Musacchio, il riflesso di Donnarumma, il tap-in irruento della giovane mezzala giallorossa. Di Francesco ha trovato la mezzala che gli piace.
Le mezzali che piacciono al DiFra sono fatte così: arrivano sul secondo palo quando meno te lo aspetti. Non mancano all’appuntamento. Per far questo però ci vuole grande disponibilità e applicazione, grande voglia, forza e gamba. Zaniolo ce le ha tutte queste caratteristiche, in più è uno e novanta, che non guasta. Tra parentesi, per poco a Firenze, su un inserimento simile non segnava di testa. Decollerà finalmente il 4-3-3 della Roma con Zaniolo mezzala? Penso di sì.
NATO PER INSERIRSI – Zaniolo è nato per inserirsi partendo da lontano, e lo dimostrano anche i gol che segnava all’Inter, in Primavera. Vi faccio solo un ultimo esempio, tratto ancora da Roma-Milan. Nel finale di partita, El Shaarawy (subentrato a Florenzi) sta per saltare Suso in ripartenza, lungo l’out. Zaniolo cambia marcia. E di corse importanti ne aveva già fatte tante..
Riesce a superare il Faraone in conduzione fino a proporsi oltre la linea dei difensori rossoneri. Lì viene servito. Arriverà sul fondo e con un retropassaggio intelligente metterà in porta lo stesso El Shaarawy, chiudendo una strana combinazione.