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Zanetti: 'Inter-Juve? Ancora una volta episodi contro di noi. Su Calciopoli...'
SU INTER-JUVE - "Abbiamo affrontato una squadra forte facendo una grandissima partita. Meritavamo un altro risultato, invece abbiamo perso una gara che era fondamentale. Ci sono stati ancora una volta episodi che ci hanno visto danneggiati, ma il calcio va avanti e non possiamo farci niente. Tutto questo va avanti, è inutile fermarsi".
SU BROZOVIC - "Cosa gli abbiamo fatto? Ha avuto una reazione da grande giocatore dopo tante difficoltà. Adesso sta dimostrando tutto il suo valore e ne sta beneficiando la squadra".
SU MORATTI - "Per me lui è davvero come un padre. La sua famiglia è l'Inter, e fu il primo ad accogliermi nella sua famiglia. Mi ha dato fiducia e mi ha accompagnato lungo tutto il percorso. Non smetterò mai di ringraziarlo".
IL MOMENTO PIU' BRUTTO - "Il 5 maggio fu terribile per tutti, ma ci ha reso più forti per arrivare a quello a cui siamo arrivati. Le difficoltà ci sono sempre, ma dipende da come si affrontano. Il 5 maggio va ricordato anche perché è il giorno in cui è nato il Triplete. Certo, quel 5 maggio piansi, come piansi per le semifinali di Champions col Milan dell'anno seguente, ma è in quei momenti che ero fiero di essere interista, perché sapevo che il nostro momento stava per arrivare. Mi cercò il Real Madrid ma, parlando con Paula, abbiamo pensato che vincere con l’Inter sarebbe stato più bello. Non potevo andar via senza lasciare il segno".
IL MOMENTO PIU' BELLO - "Gioie ne ho avute tante. La mia prima a San siro con i genitori in tribuna, ad esempio, quando si giocó Inter-Vicenza.Dico anche la vittoria della Coppa Uefa perché fu il mio primo trofeo e segnai. Poi, chiaramente,
Madrid per tutto quello che ha dato. Non ho mai visto i tifosi dell’Inter così felici, questo mi ha reso orgoglioso. Quando entrammo per fare il riscaldamento, vedemmo la curva piena e capimmo che non potevamo deluderli. A fine partita vedo le immagini del Duomo pieno, arriviamo a Milano alle 6 e c’era San siro pieno. Vedere i tifosi fu la cosa più bella per tutto ciò che avevamo passato. Fu un traguardo indimenticabile. Nei giorni precedenti alla finale c’era tensione ed emozione perché mancava l’ultimo gradino. Siamo arrivati a Madrid tre giorni prima, preparando la gara nei minimi dettagli come sapeva fare Mou, ma c’era la consapevolezza di riuscire a coronare il sogno, come disse la curva. Rimarrà sempre nei nostri cuori".
SU CALCIOPOLI - "In quei momenti eravamo tutti arrabbiati, ma poi li abbiamo superati e abbiamo dimostrato di essere più forti. Ognuno ha la sua storia, io sono fiero della storia dell’Inter e basta".
LA CESSIONE DIVENTATA RIMPIANTO - "Senz'altro Simeone: è stato con noi troppo poco, potevamo tenerlo più a lungo, ma dovette andar via e anche in altre squadre dimostró il suo valore. Era un combattente".
SUGLI ALLENATORI - "Con Cuper iniziò la nostra evoluzione: andammo davvero vicino alla vittoria. Fece con noi un grande lavoro, aveva una grande cultura e lottavamo fino all’ultimo. Il gruppo con lui era molto affiatato. Ho sempre rispettato le scelte dell’allenatore, chiunque sia stato, poi sta a noi calciatori dimostrare con le prestazioni se lui si sbaglia o no. Ma per il bene della squadra e per il ruolo che avevo ho messo sempre la squadra davanti a tutto".
I COMPAGNI PIU' FORTI - "Dico Ronaldo e Messi, avendo giocato con entrambi. Ronaldo nel 98 era devastante e Messi lo sta dimostrando da tanto tempo. Ti inventano la giocata dal nulla.
Avversari? Ne ho affrontati tanti, mi viene in mente Giggs. Correva tantissimo e aveva grande lealtà, così come Maldini, così come Kakà. Loro erano i più difficili da affrontare. Quaresma in allenamento era devastante, faceva bene le trivele, ma in partita ad esempio non gli riuscivano. Coutinho? Bravissimo, ma in quel momento lì c’erano altri grandi giocatori e per l’età non riusciva a dimostrare il suo valore. Cou è un grandissimo e lo sta dimostrando".
IMPATTO CON L'ITALIA - "L’Inter stava comprando Rambert ma Moratti, vedendo la sua cassetta decise di prendere me con Rambert invece di Ortega. Il presidente insistette e mi comprarono. Quando arrivò la chiamata dell’Inter, parlando con Paula, non ci credevo. Ci sarebbe cambiata la vita, dovevo allontanarmi da lei perché doveva ancora finire la scuola. Non sapevo se ero pronto, ma pensavo che era la mia grande occasione. Tornai a casa e dissi ai miei che dovevamo andare in Italia, e alla loro età non era semplice. Senza di loro avrei sofferto moltissimo. la cosa più bella che mi sia capitata è stata dire alla mia famiglia di smettere di lavorare, da figlio. La politica italiana? La seguo poco, mi basta quella argentina".
SUL RITIRO - ""In quel momento lì, ho pensato che finiva una bellissima tappa della mia vita. Avevo dato tutto ma non è stato semplice, e adesso è iniziata un altra fase altrettanto importante. Sto imparando una nuova professione con i valori che mi ha dato l’Inter, per portarla sempre più in alto".
SULL'EREDE - "A mio figlio il calcio piace tantissimo. Lui farà la sua strada e io farò di tutto per i miei figli, e se deciderà di giocare a calcio lo supporterò. Non sarà semplice, avrà il peso del cognome, ma l’importante è che siano tutti felici".