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    Wu Lei fa piangere il Barcellona. Conte ha ragione: questo Vidal fa tutta la differenza

    Wu Lei fa piangere il Barcellona. Conte ha ragione: questo Vidal fa tutta la differenza

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    Destatosi dal lungo sonno di un primo tempo giocato con le ginocchia molli e le idee confuse, anche per merito di un Espanyol votato alla frenesia e al pressing a tutto campo, il Barcellona  ha accarezzato per oltre una mezz’ora di gioco nella ripresa il sogno di conservare solitario la testa della classifica della Liga, portandosi a casa i tre punti strappati all’Espanyol, nel classico derby catalano che comunque vada a finire - e in genere premia i colori blaugrana – resta sempre un grande spettacolo. E invece no, la sfida catalana è terminata 2-2 e nessuno ha diritto di recriminare. Risultato salomonico

    Ribaltato in appena 13’ con il micidiale uno-due firmato Suarez e Vidal lo svantaggio procurato a metà del primo tempo dal gol rapinoso di David Lopez, la squadra di Valverde si era illusa di condurre in porto l’impresa dall’alto di un talento complessivo di parecchie spanne superiore al bagaglio tecnico dell’avversario messo bene in campo, opportunamente motivato a tentare il miracolo calcistico, ma vulnerabile, dopo un gran insistere nel fraseggio stretto, alle giocate sublimi della premiata ditta Messi&Suarez, irrorata finalmente dalla “garra” sudamericana di Arturo Vidal, subentrato ad inizio ripresa allo spento Rakitic. Osservando il tostissimo cileno battagliare a centrocampo con i duri dell’Espanyol (Roca, Darder, David Lopez), risultava chiaro perché Antonio Conte appassionatamente confidi di arruolarlo tra i suoi prodi in nerazzurro. Giocatore di lotta e di governo, e pure goleador: suo il secondo sigillo del Barcellona, su assist delizioso di Suarez (che poco prima aveva timbrato l’1-1). Pareva fatta, insomma per il Barca. Senonché al minuto 29’ il vispo De Jong si faceva uccellare da Calleri, impetuoso centravanti argentino che ricorda il mito Palermo) ed era costretto a spezzarne con un abbraccio la corsa col pallone fra i piedi verso Neto. Già ammonito, l’olandese lasciava la squadra in dieci uomini. E qui si è vista la tempra dei ragazzi di Abelardo, il quale ha azzeccato i cambi giusti, scegliendo il cinese Wu Lei che a 3’ dal 90' ha infilato di giustezza Neto per un 2-2 sacrosanto.   

    Derby multigusto, in palio c’era ben di più della platonica supremazia cittadina. I venti indipendentisti soffiano forte sulla capitale delle Catalogna e il recente accordo di governo tra socialisti e Podemos, benedetto dal partito catalano, ha un po’ allentato le tensioni politiche ma certamente non cancellato il braccio di ferro con Madrid. A dirigere il match è stato mandato un arbitro madrileno, il signor Carlos Del Cerro Grande, alla terza direzione di gara nel derby Barcelonì, così lo definiscono da quelle parti. Il signor Del Cerro Grande ha diretto con polso e acume (un espulso e tre ammoniti), azzeccando tutte le decisioni importanti e pure quelle marginali. Bravo! Sottofondo politico, dicevo, al derby di Barcellona. L’Espanyol incarna l’hispanidad nella Catalogna, Franco l’aveva eletta come squadra simbolo dell’unità nazionale, contro ogni sussulto autonomista peraltro schiacciato sotto lo stivale della dittatura. E in Catalogna hanno la memoria lunga...

    Sul campo di gioco la sfida appariva impari, l’ultima in classifica, l’Espanyol, contro la prima, il Barcellona. Ventinove punti dividevano in classifica le due squadre. Testa coda apparentemente senza suspence, i precedenti parlavano: in 202 incontri, i blaugrana hanno vinto 117 volte, i biancoblù appena 43. Davide contro Golia, senonché il gigante ha spesso fatto strame del rivale. Spesso, ma non sempre, come avremmo visto. Nel calcio i numeri raccontano parecchie verità, ma non la “verità”. E infatti... Giocando nello stadio di casa, il nuovissimo Cornellà-El Prat (gonfio quasi  al massimo della capienza di 40.500 posti) l’Espanyol in partenza era diventato la sorpresa della serata. Gran primo tempo dei ragazzi di Abelardo (ex giocatore del Barca, con 350 presenze), che ha preso il posto di Machis, eppure fino ad allora l’Espanyol aveva racimolato appena due vittorie in 18 incontri. Abelardo aveva recuperato il centravanti Calleri, fuori un mese per infortunio, Valverde (altro ex incrociato, ex giocatore ed ex tecnico dell’Espanyol) rinunciava agli indisponibili Dembelé, Arthur e Ter Stegen, in porta il secondo, Neto, ex Juve e Fiorentina.

    Pronti via e chi si aspetta l’assolo perentorio del Barca resta con un pugno di mosche in mano. I blaugrana presidiano in forze la metà campo avversaria, senza però mai cavare un acuto. L’Espanyol, schierato in due linee ravvicinate, in un 4-4-2 camaleontico che spesso scala a 5-3-2, chiude tutte le linee di passaggio ai fantasisti di Valverde, per poi lanciarsi in ficcanti contropiede che trovano la difesa barcellonista discretamente sbilanciata. Per una ventina di minuti non accade praticamente nulla dalle parti dei portieri, fino a che (minuto22) l’Espanyol pesca il jolly. Calcio di punizione dalla trequarti offensiva di destra, l’esecuzione di Marc Roca è deliziosa, spunta il testone di David Lopez e inzucca il pallone calibrandolo nell’angolino basso sul palo lungo di Neto, “basito” a centroporta.

    Ora il Barcellona ingrana le marce alte. Macché E’ l’Espanyol, ringalluzzito dal vantaggio e spinto dal suo pubblico, a regalare ampi momenti di tiki taka, che l’avversario non riesce ad arginare. I biancoblù non lesinano il pressing, qualche volta roteano i tacchetti ad altezza delle auguste gambe di Messi, Rakitic, Busquets, Piqué ) fischiatissimo il fidanzato di Beyoncé per via delle dichiarate simpatie indipendentiste). Il letargo barcellonista si spezza nel finale di tempo: testata in allungo di Messi, parata facile, scaltra puntata da calcetto di Suarez con pallone respinto dal palo. Avvisaglie di quello che verrà.

    L’ingresso di Vidal per lo spento Rakitic rivitalizza il Barcellona. In pochi minuti il ribaltone è servito. Protagonisti Suarez (assist di De Jong) e destro al volo calibrato fra palo e portiere e ancora Suarez, assist al bacio per Vidal, libero sul secondo palo e zuccata che Diego Lopez ricaccia con la manona sotto la traversa e da lì nel sacco. 2-1 Barça che da lì in avanti va sul velluto. Numero di Messi a pro di Suarez, miracolo di Lopez, poi il doppio giallo a De Jong nel giro di nove minuti e il match ricambia rotta. Valverde si copre con Semedo per Greizmann (anonimo) e l’Espanyol getta il cuore oltre l’ostacolo. Wu Lei fa le prove del gol, Neto para il suo colpo di testa. Finale rossiniano, il Barca prova a vincere e l’Espanyol si rifiuta di perdere. Ancora un salvataggio di Diego Lopez sullo scatenato Suarez e infine il diagonale chirurgico del cinese Wu Lei che fa secco Neto. Ah, il derby, eternamente bello sotto ogni cielo del mondo...

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