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    Whiteside: sul tetto del mondo a 17 anni, meglio di Best e Pelé, lo voleva il Milan. Finito a 26...

    Whiteside: sul tetto del mondo a 17 anni, meglio di Best e Pelé, lo voleva il Milan. Finito a 26...

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    “Non ho mai visto uno spogliatoio così silenzioso.
    Mi guardo intorno e vedo i miei compagni di squadra emozionati come bambini il primo giorno di scuola.
    Gente come Sammy Mc Ilroy, come Martin O’Neill, come Pat Jennings (vabbè, lui silenzioso lo è sempre !) o come Mel Donaghy.  Perfino Jimmy Nicholl, che gioca con me al Manchester United e che di solito non tace neppure in chiesa oggi  se ne sta buono buono in un angolino.
    Gente che in carriera ha giocato mille battaglie e che davvero ne ha viste di tutti i colori adesso è qua intorno a me a guardarsi le punte degli scarpini o a starsene con gli occhi chiusi e la testa appoggiata al muro.
    Beh, il motivo c’è ed è più che valido.
    Fra poco più di un ora andremo in campo a giocare una partita che Pat, Sammy, Jimmy e molti altri  pensavano non sarebbero mai arrivati a giocare: una partita della fase finale del Campionato del Mondo di calcio.
    Giocheremo contro la Jugoslavia.
    Sarà la prima partita della fase finale di questi mondiali spagnoli.
    Noi siamo l’Irlanda del Nord e il mio paese non si qualifica per la fase finale di un Mondiale dal 1958.
    E io, a 17 anni e 41 giorni, fra poco sarò in campo insieme ai miei compagni.
    Se ci penso mi viene quasi da ridere !
    Io che non ho ancora la patente di guida e che, teoricamente, non posso ancora andare a bere al pub.
    Giocherò i mondiali di calcio quando Georgie Best, l’icona assoluta del mio piccolo paese, non ce l’ha mai fatta.
    Siamo degli outsider e niente di più. Questo lo sappiamo bene.
    E poi nel nostro girone oltre alla Jugoslavia, che è una gran bella squadra, ci sono anche i padroni di casa spagnoli oltre al piccolo Honduras con il quale se non altro possiamo giocarcela alla pari.
    Cerco di dire qualche battuta, di rompere un po’ questa tensione che quasi si tocca con mano.
    “Fuck off Smiley ! Lasciaci in pace” è la risposta di Chris Nicholl subito assecondato dagli altri.
    Già Smiley, “sorriso”, il mio soprannome.
    Io sono fatto così.
    Mi piace sdrammatizzare tutto e affrontare tutto quello che viene con il sorriso sulle labbra.
    D’altronde come potrebbe essere diversamente ? Ho solo 17 anni, ho già esordito nel Manchester United e adesso sto per giocare i Mondiali di calcio.
    Come potrei non essere felice ?



    L’Irlanda del Nord giocherà quel Mondiale di Spagna del 1982 andando ben oltre le più rosee previsioni della vigilia.
    Due pareggi con Jugoslavia e Honduras sembrano in realtà pregiudicare il passaggio al turno successivo ma contro la Spagna, nell’ultima partita del girone, arriva un’impresa assolutamente inattesa quanto storica.
    La piccola Irlanda del Nord con un gol del suo attaccante Gerry Armstrong strapperà una vittoria che significa primo posto nel girone e qualificazione al turno successivo, dove però la Francia di Michel Platini riporterà sulla terra i ragazzi di Billy Bingham. 
    Norman Whiteside, il giocatore più giovane ad aver mai giocato in una fase finale del Mondiale battendo addirittura il Pelè del 1958 in Svezia, sarà una delle rivelazioni di quel torneo.
    Un fisico imponente che non teme lo scontro fisico, un eccellente tecnica individuale, una grande capacità di protezione della palla e una visione di gioco sorprendente per un ragazzo della sua età.
    Cresciuto con la pesantissima etichetta di “nuovo George Best” pare che per il ragazzo di Belfast, cresciuto nel celeberrimo quartiere di Shankill, il futuro possa riservare ogni tipo di successo e di soddisfazione.
    … non sarà così … 



    Già quando NORMAN WHITESIDE ha solo 13 anni si parla di lui come di un potenziale fenomeno.
    Il Manchester United ce l’ha nel mirino da tempo.
    A scoprirlo è stato ancora una volta Bob Bishop, lo scout del Manchester United che portò all’Old Trafford proprio George Best.
    Ma tutte le più grandi squadre inglesi sanno benissimo chi è Norman Whiteside e il Liverpool sarà l’ultimo club ad arrendersi.
    A 14 anni Norman Whiteside entra di fatto nelle giovanili dei Red Devils e la sua carriera subirà un’accelerazione impressionante.
    I problemi fisici che però condizioneranno in maniera decisiva la carriera di Whiteside non tardano ad arrivare. 
    La svolta, in negativo, nella carriera del possente ragazzo di Belfast, arriva l’anno successivo, quando Norman ha solo 15 anni.
    “Avevo uno stiramento all’inguine. A Belfast tutti parlavano di questa specie di “santone”, un certo Bobby Mc Gregor, fisioterapista del Glentoran. Decisi di andare da lui a curare questo problema. Fu l’inizio della fine. Mi trattò con dei massaggi dalle cosce fino all’addome in maniera così violenta che mi sembrò di sentire il mio bacino spostarsi. Fatto sta che quando uscì dal suo studio mi accorsi che non riuscivo quasi più a ruotare sui fianchi e soprattutto avevo perso gran parte della mia velocità.”
    Da sempre si è detto che il limite più grande di Whiteside fosse la sua lentezza. “Se fosse stato anche veloce ora parleremo di Norman come parliamo di Pelè, Di Stefano o di Duncan Edwards” queste le parole di Sir Alex Ferguson.
    … fino a quel giorno e a quel maledetto incontro con Mr. Bobby Mc Gregor il giovane Norman Whiteside vinceva le gare di velocità ai campionati scolastici …
    Non passa neppure un anno che durante una partita del campionato riserve contro il Preston un apparentemente innocuo tackle manda ko il ginocchio destro di Whiteside.
    C’è una cartilagine in briciole e una lunga operazione per “ripulire” il ginocchio.
    Whiteside rimane fermo per sette lunghi mesi prima di ricominciare a giocare nel gennaio del 1982. E’ l’infortunio che in pratica ne condizionerà tutta la carriera … e pensare che se fosse accaduto solo pochissimi anni dopo l’intervento sarebbe stato in artroscopia e Whiteside sarebbe stato fermo un mese al massimo …
    Nonostante questo Whiteside riprende a giocare e le sue prestazioni nella squadra riserve convincono l’allora manager del Manchester United Ron Atkinson ad aggregarlo alla prima squadra dove debutta il 24 aprile del 1982 in una partita di campionato contro il Brighton, diventando il secondo più giovane calciatore della storia del Manchester United dopo il grande Duncan Edwards.
    Norman Whiteside deve ancora compiere 17 anni.
    Nella stagione 1982-1983, subito dopo il suo exploit al Mondiale con l’Irlanda del Nord, si conquista un posto come attaccante titolare dei “Red Devils” a fianco di Frank Stapleton.
    Dopo un inizio eccellente (4 gol nelle prime 5 partite) arriva un lungo periodo di astinenza realizzativa compensato poi da un finale di stagione eccellente, dove “Big Norm” scriverà uno dei suoi tanti record: il primo giocatore nella storia del calcio inglese a segnare in ENTRAMBE le finali di Coppa ! Quella di Lega (persa con il Liverpool per 2 reti ad 1) e quella di FA CUP dove segna uno dei 4 gol con cui il Manchester United liquida il Brighton nel replay.
    Arriveranno poi due stagioni difficili per Whiteside alle prese con i suoi sempre più ricorrenti problemi fisici.
    Tanta panchina e poco spazio in prima squadra.

    Poi arriva la svolta, quella che potrebbe dare nuovo vigore alla carriera del giovane attaccante di Shankill.
    Il centrocampista Remi Moses, partner di Bryan Robson nel centrocampo dei Red Devils, subisce un grave infortunio.
    Atkinson propone a Whiteside di giocare al suo posto, a centrocampo.
    L’impatto di Norman è devastante.
    L’intesa con Robson è eccellente e i risultati sono immediati.
    Nelle quindici partite successive il Manchester United perderà solo una partita.
    Whiteside ha intelligenza tattica e tecnica in abbondanza e, con la sua conclamata lentezza, a centrocampo trova in realtà il suo habitat ideale.
    Anzi, il suo tempismo negli inserimenti lo rendono spesso difficilmente marcabile per le difese avversarie.
    Il Manchester United raggiungerà la finale di quella FA CUP.
    L’avversario è l’Everton.

    In quel momento i Toffeeman sono la squadra più forte d’Inghilterra e una delle più forti d’Europa.
    Sono reduci dalla conquista del campionato e solo 3 giorni prima hanno portato a casa il loro prima trofeo europeo, piegando il Rapid Vienna di Hans Krankl nella finale di Coppa delle Coppe.
    Sarà suo il gol partita (e che gol !) nei supplementari, con lo United in 10 per l’espulsione, la prima in una finale di FA CUP, del suo compagno di squadra Kevin Moran.
    I continui problemi fisici di Whiteside si uniscono alle voci che descrivono il Manchester United come una sorta di club di alcolisti, dove il pub pare sia frequentato con grande assiduità.
    Nel novembre del 1986 arriverà all’Old Trafford Alex Ferguson, reduce dai trionfi in serie con l’Aberdeen.
    Si accorge subito che c’è qualcosa che non va.
    Le abitudini “alcoliche”
    di molti membri della prima squadra sono fuori controllo e decide di dare uno stretto giro di vite.
    Norman Whiteside è tra questi, insieme a Paul Mc Grath e al capitano Bryan Robson.
    Ferguson li vede come esempi negativi per il resto della squadra e spinge insistentemente per la loro cessione.
    Bryan Robson sarà l’unico che, con le sue eccellenti prestazioni in campo, convincerà Ferguson.
    Whiteside e Mc Grath (che nel frattempo hanno cementato una grande amicizia) non avranno che sporadicamente questa possibilità.
    Hanno entrambi gravissimi guai alle ginocchia e passano più tempo dal fisioterapista e al pub che in campo.
    Nonostante questo Ferguson concede una possibilità a Whiteside che gioca due stagioni di buon livello, tornando a giocare nella sua vecchia posizione al centro dell’attacco.
    Si racconta di parecchie violente discussioni con Ferguson per le sue “sessioni alcoliche” ma in campo Whiteside la sua parte la fa comunque sempre.
    Quando tutto sembra si sia sistemato per il meglio arriva l’ennesimo infortunio: Norman Whiteside si rompe il tendine di Achille.
    Rimane ai box per oltre un anno e quando rientra nel Manchester United non c’è più posto per lui.
    Alex Ferguson sa del valore di Whiteside e inizialmente chiede un milione di sterline tonde tonde per il suo cartellino. Ma nel calcio i segreti non esistono. Tutti sanno dei problemi di Norman Whiteside e le offerte sono molto lontane dalla cifra richiesta.
    L’unica in qualche modo ad avvicinarsi maggiormente alla richiesta dello United sarà proprio l’Everton che mette sul piatto 600 mila sterline più altre 150 mila al raggiungimento di Whiteside delle 50 partite con la maglia dei Blues di Goodison Park.
    Così Norman Whiteside, tra la rabbia dei tifosi del Manchester United per i quali è un idolo assoluto e la gioia di quelli dei “Toffees”, approda al Goodison Park.
    Firma un contratto per quattro stagioni e pare che proprio Alex Ferguson gli faccia da agente … strappando per lui un contratto con il nuovo team praticamente raddoppiando quanto guadagnava allo United !
    Whiteside gioca una prima stagione eccellente.
    Diventa l’autentico regista del centrocampo dell’Everton e in 35 partite ufficiali segna la bellezza di 13 reti, cifra realizzativa importante per un centrocampista.
    Anche i suoi guai fisici sembrano essersi se non proprio risolti, decisamente ridotti.
    Purtroppo è solo un’illusione.
    A metà settembre, durante una partita amichevole, il ginocchio di Norman Whiteside cede ancora.

    Occorre un’altra operazione, l’ennesima.
    Quando rientra però si accorge che stavolta qualcosa di irreparabile è accaduto.
    Si rende conto definitivamente che il suo ginocchio, martoriato da 9 operazioni in altrettanti anni, non gli garantisce più un rendimento all’altezza della sua fama.
    C’è solo una cosa che un uomo dello spessore e dell’onestà intellettuale di Whiteside può fare: ritirarsi dall’attività agonistica.
    “Avevo ancora due anni di contratto, il più ricco di tutta la mia carriera. Potevo tranquillamente tirare avanti tra qualche partita in prima squadra, qualche settimana in infermeria e tante partite nel campionato riserve.
    Ma avrei solo preso in giro un grande club come l’Everton, i suoi meravigliosi tifosi e soprattutto me stesso.” Queste le parole di Whiteside in quel giugno del 1991.
    Ha solo 26 anni, l’età in cui un calciatore sta entrando nel suo migliore periodo agonistico.
    Sono in molti a temere per l’equilibrio emotivo di Norman.
    In fondo bere non gli è mai dispiaciuto e a 26 anni, con una carriera finita ancora prima di arrivare al suo zenit e con tanti soldi in tasca Norman Whiteside non sarebbe né il primo né l’ultimo ad essere trascinato nel terribile binomio “depressione più alcolismo”.
    Non sarà così.
    Anzi.
    Norman Whiteside si metterà a studiare.
    Da fisioterapista.

    Tornando sui banchi di scuola insieme a ragazzi spesso molto più giovani di lui.
    Prenderà addirittura una specializzazione in podologia aprendo uno studio a Manchester.
    “Spesso per lavoro ho a che fare con ragazzi che magari giocano già nei settori giovanili di club prestigiosi e mi chiedono consigli calcistici. Io gliene do uno solo: studiate e preparate per la vita sempre un piano “B” perché il mondo del calcio sa essere spietato come pochi”.
    Infine una considerazione su quello che è stato e quello che avrebbe potuto essere.
    Non ho rimpianti. Anche se solo per pochi anni sono stato ai vertici della mia professione pur giocando a calcio per troppo poco tempo è vero … ma molto meglio così che non esserci mai arrivati !”.

    ANEDDOTI E CURIOSITA’

    Quando Billy Bingham, il manager dell’Irlanda del Nord, lo convoca per uno stage pre-mondiale a Brighton Whiteside non ha ancora giocato due ore di calcio professionistico con il Manchester United.
    Durante questo stage però Whiteside impressiona tutti quanti. Primo fra tutti il grande Pat Jennings che durante una partitella in allenamento si vede superare da un fantastico tiro ad effetto di Whiteside … molto simile a quello che realizzerà pochi anni più tardi nella famosa finale di FA CUP contro l’Everton.

    Fin dagli esordi Whiteside dimostra, oltre che una tecnica e una visione di gioco non comuni, una notevole prestanza fisica e altrettanta aggressività. Talmente tanta che nei primi anni di carriera in Irlanda del Nord venne soprannominato “Lo skinhead di Shankill”.

    Ai Mondiali del 1982 come detto batterà il record di Pelé come più giovane calciatore ad aver giocato in una fase finale del campionato del Mondo.
    Oltre alle performance di grande qualità di lui si ricorda ancora una importante lezione rifilata a Juanito, la fortissima ala di Real Madrid e della Nazionale spagnola, famoso per le sue doti di provocatore.
    Norman Whiteside con un tackle lo sollevò letteralmente da terra scaraventandolo contro i tabelloni pubblicitari a bordo campo !

    Nell’estate del 1984, dopo aver visto Norman Whiteside mettere in grande difficoltà la Juventus nella semifinale della Coppa delle Coppe, il Milan è pronto a sborsare l’importante cifra di 1.5 milioni di sterline per il giovane attaccante nord-irlandese. L’offerta è davvero troppo ghiotta. Il Manchester United accetta. Solo che Norman Whiteside non ha nessuna intenzione di lasciare il Manchester United e avventurarsi in un campionato così diverso come quello italiano. Il Manchester United ci proverà in ogni modo a convincere Norman ad accettare il trasferimento, offrendo nel pacchetto 100.000 sterline al giocatore.
    Non c’è nulla da fare.

    Il Milan dovrà optare per la seconda scelta. Un certo Mark Hateley.

    Norman Whiteside ha sempre vigorosamente smentito che tra lui e Alex Ferguson ci fosse un rapporto così negativo come raccontavano i media dell’epoca.
    “Ho un grande rispetto di Alex Ferguson. Non so quante grosse offerte economiche ho ricevuto dai tabloids inglesi per attaccarlo e metterlo in cattiva luce. Ho sempre rifiutato perché non ho davvero nulla contro di lui. Solo tanta stima e il rammarico di non aver dato un maggior contributo a causa dei miei problemi fisici” ricorda ancora oggi Whiteside.

    Una star a 17 anni e “finito” a 26. Ma sono ancora le parole proprio di Alex Ferguson a descrivere al meglio le grandi doti di questo ragazzo. “Aveva una sicurezza e una calma sotto pressione impressionanti per un ragazzo della sua età. Un equilibrio, una compostezza e una tecnica che gli permettevano sempre di fare la scelta migliore in campo. Era rarissimo vedergli sprecare o perdere un pallone. Freddo nei momenti più caldi della partita e più la partita era importante a più il suo rendimento aumentava. Quando parliamo di Norman Whiteside parliamo di un calciatore molto ma molto vicino alla categoria dei “geni del calcio”.


     

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